Consiglio europeo. Dopo due giorni di trattative sui fondi i leader sono in fase di stallo, tra proposte e controproposte. Ancora scontro tra Paesi del sud e i quattro del nord

Consiglio europeo. Dopo due giorni di trattative sui fondi i leader sono in fase di stallo, tra proposte e controproposte. Ancora scontro tra Paesi del sud e i quattro del nord

Il negoziato al Consiglio europeo entra in una dura e complessa fase di stallo, e  Giuseppe Conte non lo nasconde. A metà pomeriggio, in maniche di camicia, mette in pausa i negoziati e si affaccia sui social per una diretta Facebook. Il Consiglio Ue, iniziato venerdì, “si è rivelato complicato, più complicato del previsto”, ammette il capo dell’esecutivo, spiegando che su molte questioni ci sono nodi che non si riescono a scogliere. Il confronto, aspro, è sempre con l’olandese Mark Rutte. In mattinata, durante la plenaria, il premier se la prende con lui e gli altri Paesi che vogliono riservarsi un veto sull’erogazione e la gestione dei fondi. Si tratta, per Conte, di una posizione inaccettabile, tanto giuridicamente che politicamente perché altera l’assetto istituzionale europeo.

Il premier, irritato, passa al contrattacco. L’Italia, spiega, “ha deciso di affrontare, di sua iniziativa, un percorso di riforme che le consentano di correre, ma pretenderà una seria politica fiscale comune, in modo da affrontare – una volta per tutte – surplus commerciali e dumping fiscali, per competere ad armi pari”. Propositi combattivi, certo, ma difficili da ottenere in una riunione concentrata quasi tutta sul Recovery Fund. Comunque, come già accaduto con Autostrade, le parole dure di Conte piacciono ai pentastellati. “Da tempo il M5S denuncia come gli squilibri causati da dumping fiscale e surplus commerciale non possano coesistere con la nostra idea di Europa”, commenta il capo politico Vito Crimi. Dal Pd, il segretario Nicola Zingaretti invita tutto il Paese a “stringersi intorno a questo tentativo”. Le opposizioni, fatta eccezione per Forza Italia, vanno all’attacco. Per il leghista Matteo Salvini, noi italiani “siamo gli unici, in Europa, che stanno aspettando questi ‘mille mila miliardi’ che tanto non arriveranno”. Giorgia Meloni di FdI, invece, fa notare che al governo dei Paesi ‘frugali’ non ci siano i sovranisti, denunciando un dibattito sfalsato.

Nel concreto, a Bruxelles, lo staff di Conte propone un testo preparato in cui si passa ad una più blanda maggioranza qualificata rispetto alla richiesta di unanimità (cara all’Olanda) per dare via libera all’erogazione di soldi. Se poi un Paese si mette ancora di traverso (“eccezionalmente”, sottolinea la bozza italiana) se ne riparlerà al Consiglio europeo successivo. Sembra, insomma, un meccanismo per arrivare ai soldi negoziando, evitando veti bloccanti. Oltre ai meccanismi di governance, però, Roma deve fare i conti con il fatto che i ‘frugali’ vogliono ridurre, e non di poco, la somma complessiva per i contributi a fondo perduto. La Finlandia ha chiesto di concederne al massimo 150 miliardi.

 Secondo fonti diplomatiche a Bruxelles, il presidente del Consiglio Ue Charles Michel non ha presentato alla cena una nuova proposta di mediazione, ma solo un “aggiornamento” del non paper di oggi. Nonostante diverse consultazioni e riunioni a gruppi, durante tutto il pomeriggio, permangono divisioni sull’ammontare del piano, la quota di sovvenzioni a fondo perduto rispetto ai prestiti e i meccanismi di governance per controllarne l’erogazione. Secondo altre fonti diplomatiche, nel caso di progressi durante la cena Michel potrebbe decidere di proseguire i lavori o nella notte o di riprenderli domani mattina. In caso contrario, se ci fosse un blocco sui temi chiave allora bisognerà decidere “se vale la pena continuare”. I Paesi del Sud Europa, tra cui Italia, Spagna e Portogallo, quelli più colpiti dalla pandemia, ma anche Francia e Germania sostengono la proposta della Commissione e della presidenza del Consiglio Ue, che nell’ultima edizione rivista di Michel lasciava il piano totale a 750 miliardi di euro e che prevedeva 450 miliardi in grants, di cui 325 miliardi nel Recovery and Resilience Facility. Ma quattro Paesi – Austria, Danimarca, Olanda e Svezia – hanno presentato nel pomeriggio di oggi una controproposta in cui chiedono di abbassare drasticamente le sovvenzioni a fondo perduto (grants), portandole a 155 miliardi di euro nel Rrf Facility, e di eliminare altri 190 miliardi di euro dal piano generale Next Generation Eu.

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