
Bruxelles limita le esportazioni di mascherine e altri dispositivi medici al di fuori dell’Ue. In un videomessaggio su twitter, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha annunciato: “Oggi abbiamo adottato uno schema di autorizzazione all’esportazione per queste attrezzature. Questo significa che queste esportazioni al di fuori dell’Ue devono avere un’esplicita autorizzazione dai governi dell’Unione Europea”. Domani la Commissione Ue lancerà un bando comune europeo per acquistare test diagnostici e ventilatori polmonari. Sempre domani, l’esecutivo presenterà ai governi nazionali degli “orientamenti sulle misure alle frontiere dell’Ue” ha inoltre annunciato la presidente Ursula Von der Leyen. “Dobbiamo mantenere la circolazione dei beni in Europa senza ostacoli. Non possiamo immaginare che, proprio nel momento in cui aumentiamo la produzione, le aziende non abbiano i componenti di cui hanno bisogno”, ha dichiarato Von der Leyen, “migliaia di camionisti e autisti di bus sono bloccati alle frontiere interne dell’Unione creando nuovi rischi sanitari e bloccando la nostra catena di distribuzione. Se non agiamo ora, i negozi avranno difficoltà a rifornirsi dal resto del mercato unico”. Secondo la presidente, “in questo momento di crisi è estremamente importante mantenere funzionante il nostro mercato unico. Le misure nazionali funzionano solo se sono coordinate con i nostri vicini”.
L’intervento ufficiale della presidente Von der Leyen è la risposta alle decisioni del suo Paese di provenienza, la Germania, che chiude le frontiere verso sud: varchi serrati a partire da domani mattina alle 8 verso Francia, Austria e Svizzera. La decisione è stata presa durante una conference call a cui hanno partecipato la cancelliera, Angela Merkel, i ministri all’Interno, Horst Seehofere e della Sanità, Jens Spahn, nonché i governatori di Baviera, Baden Wurttemberg, Renania Palatinato e Saarland. In vista anche la chiusura della frontiera con la Danimarca. Ai confini in questione sono previsti controlli rafforzati e “respingimenti”, ma – a quanto spiegano i media tedeschi – il “libero transito delle merci continuerà ad essere assicurato”, così come è permesso quello dei pendolari. Il motivo del provvedimento, si fa sapere a Berlino, non è solo il contenimento dell’epidemia di coronavirus, ma anche il tentativo di impedire che continuino gli acquisti indiscriminati di beni di prima necessità, ossia l’assalto dei supermercati, da parte di stranieri che arrivano in Germania: secondo la Bild, nelle aree vicine alle frontiere sarebbero state già segnalate alcune ristrettezze nei rifornimenti. La vice capogruppo della Spd, Baerbel Bas non esclude una completa chiusura del Paese sul modello italiano: “Se non rallenteremo i contagi ipotizziamo un ‘lockdown'”. Si comincia dallo Schleswig Holstein, che da lunedì chiude le isole del Nord e del Baltico ai turisti.
Con l’apertura al transito delle merci in Europa, si sbloccano anche le esportazioni di dispositivi di protezione individuale, come mascherine e tute, soprattutto dalla Germania e dalla Francia. Ne dà notizia il ministero dello Sviluppo Economico. “Lo sblocco delle esportazioni di dispositivi sanitari di protezione personale (mascherine, tute e schermi facciali) dalla Germania e dalla Francia – spiega il ministro Stefano Patuanelli – è un segnale di buon senso e di solidarietà europea che si iscrive nel solco della leale collaborazione fra Stati Membri dell’Unione Europea, soprattutto in un momento di emergenza come quello che stiamo vivendo”. Si muove anche la ministra ai Trasporti, Paola De Micheli che ha telefonato al ministro ungherese, László Palkovics, per chiedere di ritirare il blocco alla frontiera dell’ingresso degli autisti dei camion in transito o arrivo nel Paese. “La ministra – si legge in una nota del Mit – ha chiesto, nell’ambito di un’azione coordinata con la Farnesina e con gli altri Ministeri interessati, di garantire il ripristino del regolare flusso delle merci italiane verso i mercati dell’Europa centro-orientale e balcanica e il ritorno alla normalità al confine tra Italia e Slovenia”. “Nei giorni scorsi, analoghe interlocuzioni con le stesse richieste da parte dell’Italia sono state oggetto di un’altra telefonata tra la ministra De Micheli e il ministro delle infrastrutture e dei trasporti sloveno, Jernej Vrtovec” conclude il Ministero.
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