
Un giro di boa che, comunque vada, avrà più vinti che vincitori. Matteo Salvini tira dritto, non ha intenzione né di abbandonare Armando Siri – tantomeno di farlo dimettere – né di disertare il Consiglio dei ministri di mercoledì, convocato per le 10. La linea è tracciata e l’irritazione del leader leghista, per chi ha avuto modo di parlargli in privato, è evidente. Complice non solo il pressing dei 5Stelle, che sono tornati a tambur battente chiedendo ‘un voto compatto’ in Cdm a sostegno della revoca a sottosegretario, ma soprattutto l’ennesima prova di fedeltà dello stesso premier Conte nei confronti del pentastellati. È la seconda volta che il presidente del Consiglio si schiera con Di Maio, la prima fu per la Tav, e questa volta il rischio reale è che salti il banco, si ragiona in via Bellerio. Secondo i leghisti ha perso il ruolo di arbitro, come ha rilevato tagliente il capogruppo Romeo.
Accusa rimandata al mittente dallo stesso Conte: “Io non ho mai accettato di fare l’arbitro ma di fare il Presidente del Consiglio che è un concetto diverso. Sono un premier di garanzia, questo sì”. Il capo del governo ha escluso poi che nella riunione di mercoledì si “vada alla conta” con la certezza “che si troverà una soluzione”. Cosa che invece alla fine accadrà con il parere favorevole, anche se non vincolante, alla proposta di revoca del sottosegretario Siri e la Lega costretta a prenderne atto. Salvini mai come oggi si sente socio di minoranza in una squadra che sta cercando in tutti i modi di metterlo in panchina. Le invasioni di campo, soprattutto quelle sulla sicurezza, propinate a scadenze regolari, hanno fatto andare su tutte le furie il capo della Lega. L’ordine di scuderia, tuttavia, resta quello di mantenere la calma, non rispondere alle provocazioni. L’unico autorizzato a farlo resta Salvini.
“Vado in Consiglio dei ministri assolutamente tranquillo”, ha detto il vicepremier, rilanciando le tante cose da fare: “Sto aggiornando l’agenda su immigrazione e mafia di questo mi occupo. Dopo mercoledì vengono giovedì, venerdì e sabato, e per me non è un problema”. La strategia è chiara: se i pentastellati colpiscono i leghisti dicendogli di essere attaccati “a una poltrona”, il Carroccio deve rispondere con fatti e proposte. Perché è questo che, alla fine, pagherà in termini di voti. “Continuo a ritenere che in un Paese civile i processi si facciano in tribunale – ha ribadito Salvini – e se uno è colpevole si viene condannati da un giudice, non da un giornale”. E poco importa se la situazione del padre della flat tax si è complicata con un’altra inchiesta, aperta dalla Procura di Milano. “Gli contestano di avere un mutuo, allora è un reato che stanno compiendo milioni di italiani”, replica Salvini. Per le prossime 48 ore, se nulla dovesse cambiare e se dall’anima gialla dell’esecutivo non arrivasse nessuna proposta in grado di far uscire da questa faccenda tutti contenti, la linea è tracciata. Diverso sarà da giovedì, con Siri fuori dal governo e il Carroccio sempre più arrabbiato.
Per Siri, dunque, il fronte giudiziario si complica ulteriormente. La trasmissione ‘Report’ fa emergere che tre mesi fa il sottosegretario ha acquistato in modo strano una palazzina a Bresso, nel milanese, attraverso un mutuo di 585mila euro acceso con una banca di San Marino. L’acquisto è stato segnalato all’Ufficio di Informazione Finanziaria (Uif) di Bankitalia, che ha trasmesso le carte agli inquirenti milanesi. La procura meneghina ha aperto un’inchiesta, al momento senza ipotesi di reato né indagati. Ma l’operazione è apparsa sospetta al notaio che ha stipulato l’atto: lui stesso ha contattato l’Uif. La banca che ha concesso il mutuo, stranamente, non ha chiesto alcuna garanzia: non c’è alcuna ipoteca sulla palazzina, messa a disposizione della figlia 24enne di Siri, il quale peraltro ha avuto un pignoramento e una bancarotta, di fronte ai quali gli istituti di credito dovrebbero essere cauti. Davanti a questo nuovo sviluppo, il leader del Carroccio Matteo Salvini taglia corto: “Gli contestano di avere un mutuo? Allora è un reato che stanno compiendo milioni di italiani”.
Non la pensano allo stesso modo le opposizioni, naturalmente. La vicesegretaria nazionale del Pd Paola De Micheli afferma: “”A Salvini, che difende maldestramente il suo compagno di partito Siri, chiediamo: a quanti italiani viene acceso un mutuo nonostante una condanna per bancarotta? A quanti italiani viene concesso un mutuo a San Marino senza garanzie? A quanti italiani il notaio stesso fa partire una segnalazione per sospetto riciclaggio? Matteo Salvini non prenda in giro l’intelligenza dei cittadini e non approfitti della pazienza degli italiani onesti”. E Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra Italiana, spiega: “è chiaro che la rissa continua nel governo tra Lega e M5S a partire dal caso del sottosegretario Siri è semplicemente il paravento alla corsa nella campagna elettorale europea tra i due vicepremier, l’uno contro l’altro armato, per cercare di mobilitare al massimo i propri elettori”. “Nel frattempo – prosegue l’esponente della sinistra – i problemi del Paese sono tutti lì e anzi si aggravano, la crominalità organizzata torna a colpire, spare per le vie e le piazze, colpisce perfino i bambini. Una sceneggiata – conclude Fratoianni – che non serve certo a questo Paese sempre più in difficoltà”.
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