
Il primo Angelus in piazza San Pietro del 2018 è dedicato da papa Francesco ai migranti, anche in occasione della Giornata mondiale della pace. Ovviamente il papa ha aperto la sua riflessione pubblica su un tema teologico importante, la figura di Maria “madre di Dio”, che per tanti secoli ha suscitato divisioni profonde nella Chiesa cattolica, tra i teologi, e tra cattolici e protestanti. Il primo gennaio 2018 papa Bergoglio conferma la funzione “teologica” di Maria perché è attraverso di lei “che il Figlio di Dio assume la corporeità”. Tuttavia, aggiunge il papa, “grazie alla sua fede, Lei è anche la prima discepola di Gesù e questo ‘dilata’ la sua maternità. Sarà la fede di Maria a provocare a Cana il primo ‘segno’ miracoloso, che contribuisce a suscitare la fede dei discepoli. Con la stessa fede, Maria è presente ai piedi della croce e riceve come figlio l’apostolo Giovanni; e infine, dopo la Risurrezione, diventa madre orante della Chiesa su cui scende con potenza lo Spirito Santo nel giorno di Pentecoste”. Al di là della importante ma spinosa questione teologica, il papa richiama la “funzione” di Maria per aprire il discorso sui “più deboli e disagiati” e sulla necessità di accogliere gli uomini “nella realtà delle loro privazioni, nella realtà delle loro indigenze e sofferenze”.
A queste persone, afferma papa Francesco, “è dedicato il tema della Giornata Mondiale della Pace che oggi celebriamo: Migranti e rifugiati: uomini e donne in cerca di pace, così è il motto di questa Giornata. Desidero, ancora una volta, farmi voce di questi nostri fratelli e sorelle che invocano per il loro futuro un orizzonte di pace. Per questa pace, che è diritto di tutti, molti di loro sono disposti a rischiare la vita in un viaggio che in gran parte dei casi è lungo e pericoloso; sono disposti ad affrontare fatiche e sofferenze”. Il papa dunque lega il senso della cristianità, ovvero l’accoglienza di uomini e donne “che cercano pace”, alla epocale questione delle migrazioni, da un capo all’altro del pianeta, e soprattutto nel Mediterraneo. Ecco perché la sua riflessione diventa un appello “politico”, in senso ampio: “Per favore, non spegniamo la speranza nel loro cuore; non soffochiamo le loro aspettative di pace! È importante che da parte di tutti, istituzioni civili, realtà educative, assistenziali ed ecclesiali, ci sia l’impegno per assicurare ai rifugiati, ai migranti, a tutti un avvenire di pace. Ci conceda il Signore di operare in questo nuovo anno con generosità, con generosità, per realizzare un mondo più solidale e accogliente”. Il messaggio è “politico” perché il papa non fa alcuna distinzione burocratica tra migranti, rifugiati o economici, (abitudine invece ormai generalizzata tra capi di governo e ministri europei), sono tutti da accogliere, “con generosità” per un mondo “più solidale e accogliente”. Così, dice il papa, si apre il mondo alla pace. Insomma, contro i silenzi e le sordità delle istituzioni europee, contro la destra xenofoba che purtroppo avanza ovunque, perfino dentro le mura vaticane, facendosi scudo della sofferenza di milioni di migranti, contro i tentennamenti e i salti verso la destra di qualche ministro che pure si dichiara progressista, papa Francesco insiste, con l’argomentazione più semplice e comprensibile ma politicamente più intensa e importante, e diretta, sull’accoglienza degli ultimi, a partire dalla sofferenza dei migranti, giustificando questa sua posizione con motivazioni teologicamente pregnanti sulla funzione storica di Maria.
E tra coloro che putroppo hanno dimenticato questo aspetto della “pace” sulla Terra c’è anche il nostro presidente della Repubblica, che nessuna parola ha voluto dire nel messaggio di fine anno per questi “fratelli” e queste “sorelle” sofferenti, e due volte in Italia, dopo la beffa della mancata approvazione al Senato della legge sullo ius culturae. Il papa ha comunque voluto ricambiare gli auguri di Mattarella (dopo essersi distinto centrando appunto il discorso all’Angelus sui migranti) “auspicando per il popolo italiano un anno di serenità e di pace, illuminato dalla costante benedizione di Dio”.
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