
Chiusura dell’inchiesta su una presunta attività di riciclaggio e possibile, conseguentemente a questo passaggio giudiziario, la richiesta di rinvio a giudizio del Re delle slot machine Francesco Corallo e dell’ex leader di An, Gianfranco Fini, della compagna Elisabetta Tulliani, del fratello di quest’ultima, Giancarlo e del padre Sergio. La procura di Roma ha infatti notificato il relativo avviso agli indagati. Si tratta della procedura, come detto, che prelude alla richiesta di processo.
L’inchiesta della Dda di Roma nasce da alcuni accertamenti sull’imprenditore dei videogiochi Francesco Corallo (anche nei suoi confronti oggi la procura ha notificato la chiusura indagini). L’indagine ruota principalmente attorno al famoso appartamento di Montecarlo (che una contessa aveva lasciato in eredità ad An) che Giancarlo Tulliani acquistò con i soldi di Corallo attraverso la creazione di due società off-shore, la Printemps e la Timara: poco più di 300 mila euro nel 2008 quando la cessione dell’immobile nel 2015 fruttò un milione e 360 mila dollari.
Un’operazione di compravendita che Fini avrebbe autorizzato senza sapere (così si è giustificato davanti ai pm quando venne interrogato) che dietro c’era suo cognato. L’ex leader di An ha anche spiegato a suo tempo di essere all’oscuro dei legami finanziari esistenti tra il “Re dello slot”, Corallo e la famiglia Tulliani, ma le sue parole non sembrano aver convinto i magistrati.
Secondo i magistrati, invece, un “fiume” di denaro sarebbe entrato nelle tasche dei Tulliani grazie a Corallo, la cui attività imprenditoriale sarebbe stata agevolata da leggi “ad hoc” approvate quando il partito di Fini era al governo.
E che l’affare immobiliare, realizzato “alle condizioni concordate con Corallo ed i Tulliani”, venne deciso proprio dall’esponente politico “nella piena consapevolezza di tali condizioni”. Inoltre con decreto del gip erano state sequestrate due polizze vita del valore di quasi un milione di euro a Fini, e beni per oltre 7 milioni di euro ai Tulliani.
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