Stadio dell’As Roma, il ministro Lotti giudica le bocciature del ministero delle Infrastrutture semplici ‘criticità’. La Raggi è in vacanza e la Regione Lazio rinvia tutto a settembre

Stadio dell’As Roma, il ministro Lotti giudica le bocciature del ministero delle Infrastrutture semplici ‘criticità’. La Raggi è in vacanza e la Regione Lazio rinvia tutto a settembre
Dopo una giornata convulsa, fatta di anticipazioni e retroscena di autorevoli giornali, nel tardo pomeriggio di ieri la tempesta sullo stadio dell’As Roma è diventata burrasca. Per primo ci ha pensato il ministro dello Sport Lotti, che ha cercato di ridimensionare quanto i quotidiani riportavano questa mattina, anche se con poco, pochissimo successo, e poi la Regione Lazio con l’assessore Civita, che rivia ogni decisione a settembre in quella che sarà la Conferenza definitiva sulla sorte dell’impianto. Ma andiamo per ordine e partiamo da Lotti che così, senza convincerci fino in fondo, definisce la situazione:
 
Il ministro Lotti: “Fatto enorme passo in avanti. Progetto meno impattante. Aperte alcune criticità”
 
“Con un parere positivo da parte del Governo è finalmente arrivato in fondo questo procedimento: direi che abbiamo fatto un enorme passo avanti. Certo – sottolinea il ministro Lotti – il nuovo progetto appare meno impattante in termini urbanistici rispetto a quello presentato in origine, ma lascia chiaramente aperte alcune criticità che sarà necessario affrontare, prima di tutto con il Comune, nell’interesse della città di Roma”. Lotti, poi, esprime “massima disponibilità del Governo” a sedersi intorno ad un tavolo con Comune, Regione e Roma Calcio per individuare possibili soluzioni condivise. “Lo Stadio della Roma rappresenta un’infrastruttura sportiva di interesse pubblico. Aspettiamo settembre per la conferenza dei servizi decisiva. Noi ci siamo”. L’unica cosa certa è che il governo vuole ripartire da un tavolo di concertazione, quanto alle criticità, nel nostro articolo, come lo hanno fatto abbondantemente i colleghi di Corriere della sera e Messaggero, le riportiamo una per una e certamente, su queste la soluzione non sarà dietro l’angolo.
 
La Regione vuole una Conferenza definitiva e decisionale sull’opera a settembre
 
E mentre la Raggi si gode le meritate vacanze, sul punto interviene la Regione, che da mesi ha ingaggiato un corpo a corpo politico sul progetto dello Stadio. A parlare è l’assessore Civita, che ha la delega alle Politiche del Territorio e Mobilità: “Gli uffici della Regione Lazio hanno valutato i documenti inviati dalle autorità competenti sui cambiamenti al progetto avanzati dai proponenti per superare i vecchi pareri negativi e per adeguare la proposta alle modifiche sul pubblico interesse contenute nella delibera approvata a giugno da Roma Capitale”. “I pareri pervenuti, – prosegue Civita – che verranno integralmente pubblicati, hanno in parte superato i dissensi espressi, rimangono criticità ed osservazioni/prescrizioni su aspetti importanti che richiedono approfondimenti progettuali come ad esempio richiesto dal MIBACT. Le modifiche contenute nella delibera di Roma Capitale hanno sicuramente un impatto urbanistico minore sull’area di Tor di Valle (da 345.000mq a 212.000mq) ma, riducendo il costo di costruzione e gli oneri straordinari, diminuiscono anche le risorse per le opere pubbliche (risorse per opere di interesse generale da 196 ml a 80,6 ml). Per queste ragioni molte amministrazioni (ad es., Roma Capitale Dipartimento Mobilità e Trasporti, Città Metropolitana Dipartimento Viabilità ed Infrastrutture Viarie, Regione Lazio Direzione Trasporti e MIT) segnalano con forza la necessità di rivedere, migliorare, ripristinare opere ed interventi sia sulla viabilità come sul trasporto pubblico. A settembre, la nuova conferenza dovrà esprimersi in via definitiva sull’intero progetto, integrato dalle modifiche già recepite ed adeguato in base alle osservazioni delle varie amministrazioni. La Regione Lazio sta lavorando con imparzialità e nel rispetto delle prerogative di ogni soggetto coinvolto, per garantire tempi certi e trasparenza, con l’obiettivo di dotare Roma di una nuova moderna infrastruttura sportiva e, contestualmente, di nuove opere e servizi indispensabili per rendere sostenibile il progetto e necessari per migliorare la qualità della vita delle persone”. Anche in questo caso spuntano le criticità, sulle quali, probabilmente, senza un chiaro atto di indirizzo e di assunzione di responsabilità economica e finanziaria, lo Stadio rischia di non realizzarsi. Se le porte dunque restano aperte sul progetto, Lotti, la Regione Lazio ed il Comune di Roma dovranno comunque fare i conti coi pareri negativi arrivati dal Mit che si è espresso negativamente sulle mancate opere infrastrutturali che dovevano accompagnare il progetto e renderlo di pubblica utilità, così come era stato deliberato dal Campidoglio nell’ultima rimodulazione. La secca bocciatura è arrivata dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, che parla attraverso la direttrice generale, Ornella Segnalini. Le sue parole non lasciano spazio alla speranza: “Si esprime parere negativo sulla nuova soluzione progettuale (quella approvata dalla maggioranza pentastellata nel giugno scorso ndr) presentata da Eurnova”. La negatività del parere sull’opera viene poi confermata anche da Elisa Grande Capo del Dipartimento delle Infrastrutture e dei Trasporti.
 
Nei faldoni progettuali ed urbanistici un intrigo su ponti e viadotti
 
Nelle carte si parla di ‘ambiguità’ e sarebbero relative “al ponte sul Tevere, il viadotto di approccio e lo svincolo dell’A91, sono inserite nel progetto definitivo, ma riferite ad una fase successiva e non finanziate dal proponente”. Questo significa che venendo meno il nodo infrastrutturale relativo alla circolazione viaria, sia pubblica che privata, verrebbe meno quanto approvato recentemente dalla maggioranza che sostiene la Raggi, ovvero proprio la pubblica utilità. In buona sostanza nel progetto tutto è bene indicato, strade, ponti, viadotti etc, etc, senza però pianificarlo anche nella parte più importante: quella dei costi a carico del proponente. Il ministero, nel parere di negatività, ha anche affrontato nel dettaglio il nodo dei ponti e dei viadotti che Eurnova, così scrive il Messaggero nell’edizione in edicola questo mercoledì mattina in un pezzo ben articolato da Simone Canettieri, “propone tre scenari indipendenti per raggiungero lo Stadio di Tor di valle dalla via del Mare. E cioè: il ponte sul Tevere (denominato di Traiano), quello dei Congressi e una viabilità senza addirittura i due ponti. La direzione generale del ministero, nel suo parere non condivide le tre ipotesi proposte, in quanto esse non sono alternative ed indipendenti poiché le prime due necessariamente complementari, mentre la terza non può essere presa in considerazione per l’assoluta inadeguatezza”. Va detto poi che quello del Ponte dei Congressi, indicato dai proponenti come elemento cardine del progetto, non è mai stato parte dell’intera operazione infrastrutturale che ruota attorno alla nuova opera, ma è un vecchio progetto addirittura datato a prima del 2000 e intestabile alle Amministrazioni guidate da Walter Veltroni, fermo in attesa delle indicazioni del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici. Sul punto, come scrive il Messaggero “risulta esclusa l’ipotesi di trasferimento delle risorse dal Ponte dei Congressi, al Ponte di Traiano ed al connesso svincolo Parco de’ Medici Stadio”.
 
Il ministero mette la parola fine alla pubblica utilità. Il pasticcio dei ponti e dei viadotti e soprattutto su chi deve pagarli
 
Dunque un gran pasticcio sul quale il ministero, nella sua relazione, mette la parola fine alla pubblica utilità proprio sul gioco dei ponti e degli svincoli: “Il ponte sul Tevere e lo svincolo devono essere realizzati prima del nuovo stadio”, poche righe che affondano la delibera Raggi e che fanno tornare le lancette degli orologi al punto di partenza. Come se ne potrà uscire? Ammesso che il presidente dell’As Roma ed i suoi partner vogliano riprendere in mano carte e progetti, bisognerebbe ripartire praticamente da capo e soprattutto da uno dei punti cruciali che hanno decretato la prima bocciatura dell’iter progettuale ideato da Marino e successivamente, oggi, di quello della Raggi: le cubature. Si dovrebbe tornare in sostanza a discutere di mini, medi o maxi grattacieli, di estensione del cemento in orizzontale, o in verticale, concedendo, o meno, quello che chiederanno i proponenti (Pallotta, Parnasi & partner).
 
Nessuno dice che l’area di Tor di Valle era inadeguata e ad alto rischio. Ora resterà un deserto
 
Ma una considerazione va fatta, alla fine di questa vicenda, che, con ogni probabilità, segnerà profondamente il collasso progettuale della As Roma. Raggi e la sua maggioranza hanno di fatto portato in una strada senza uscita il progetto. Senza alcun coraggio, sia la precedente amministrazione Marino che l’attuale, non hanno avuto la capacità e la volontà di dire che l’area di Tor di Valle era inadeguata e troppo complessa da gestire progettualmente, e, con ogni probabilità, se il progetto non sarà realizzato, sarà destinata al degrado più assoluto, così come è parzialmente oggi. Ma il peso maggiore di questa gravissima sconfitta per Roma, questo va detto, è nelle reposnabilità della sindaca pentastellata e dei suoi consiglieri.
 
Alla sindaca Raggi non erano bastate le dimissioni dell’illustre urbanista Berdini. E’ voluta andare avanti con una delibera ‘improvvisata’
 
Non erano bastate le dimissioni del valente Berdini, che in più occasioni si era opposto all’opera, la Raggi è voluta andare avanti, certificando il collasso del progetto, con una delibera che oggi scopriamo assolutamente inadeguata ed improvvisata, se è vero quanto rileva il ministero elle Infrastrutture e dei Trasporti. Purtroppo per lei questa volta ci sono atti ufficiali, votati ed approvati in aula Giulio Cesare. Solo una parte del fallimento, l’ennesimo per Roma, può essere imputato alle precedenti amministrazioni. L’atto è il suo, ed è targato, ce lo consenta, dall’Amministrazione 5Stelle.
 
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