
Nell’ambito dello sciopero generale di 24 ore, indetto dai sindacati di tutti i settori pubblici e privati, più di 25000 persone hanno manifestato per le vie di Atene e di Salonicco, le due città più grandi della Grecia, contro le scelte della politica di austerità imposte dalla troika e dal governo di centrodestra in carica. Si sono fermati tutti: dalle linee aeree ai trasporti urbani, dai traghetti ai servizi pubblici, alle scuole, agli ospedali e alle banche. Hanno manifestato contro l’austerità nonostante una timida ripresa dell’economia greca. Il PIL è salito dello 0,7% nel terzo trimestre, fatto che pronostica l’uscita della Grecia dalla recessione non prima di cinque anni.
Il Medioevo sociale
All’origine della mobilitazione di massa, i sindacati GSEE (settore privato) e Adedy (settore pubblico) denunciano “le misure del governo che producono un Medioevo sociale, la disoccupazione a livelli record, le politiche che trasformano i lavoratori in varabili di aggiustamento della crisi e dei deficit”, parole durissime. Questo sciopero generale, il primo dall’aprile scorso, si concretizza dopo che il Parlamento greco ha approvato la Legge di stabilità 2015, che prevede un taglio ulteriore della spesa pubblica, soprattutto nella Sanità e nell’Istruzione.
Nonostante i timidi segni di ripresa dell’economia, pertanto, il tasso di disoccupazione in Grecia resta il più elevato nell’a UE (25,9% in agosto) e tocca un giovane su due. Un dipendente su quattro è stato licenziato dall’inizio della crisi, secondo l’OIL, l’Organizzazione Internazionale del Lavoro, che questa settimana ha messo in guardia contro il rischio di “una crisi sociale prolungata”.
“No al lavoro precario, no ai licenziamenti! Sì a un impiego stabile e permanente”, si leggeva sui cartelli dei manifestanti greci, ad Atene come a Salonicco. “Mettiamo fine alla povertà, rovesciamo subito il governo”, gridavano in migliaia.
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