Le spine del governo: come e dove voteranno i positivi al Covid? Ci sono le condizioni per riaprire le scuole a settembre? E lo stato d’emergenza, scatterà?

Le spine del governo: come e dove voteranno i positivi al Covid? Ci sono le condizioni per riaprire le scuole a settembre? E lo stato d’emergenza, scatterà?

Veneto, Campania, Toscana, Liguria, Marche, Puglia e Valle d’Aosta: si voterà a metà settembre. Sette regioni e in più c’è il referendum sul taglio del numeri dei parlamentari. La tornata del 20 e 21 settembre non ha solo risvolti politici, perché si tratta di prevenire la possibilità che alle urne si formino nuovi focolai. Ed è anche su questo dossier che sta lavorando il Comitato tecnico scientifico che rimarrà in carica fino a fine anno. Il problema urgente è come far votare i positivi Covid, ovvero evitare che ci possano essere dei contagi e allo stesso tempo assicurare il diritto al voto per tutti. L’allarme è stato dato da settimane e il governo sta lavorando, spiega una fonte dell’esecutivo, per trovare una soluzione. Allarme che potrebbe riguardare una platea consistente, perché occorre considerare anche coloro che saranno in quarantena. Sul tavolo ci sarebbero diverse opzioni, ma ancora non sarebbe stata presa alcuna decisione. E’ stata però scartata, spiegano fonti informate al dossier, l’eventualità di istituire ‘seggi Covid’ appositi. Si tratterebbe di una forma di discriminazione, viene osservato.

Tuttavia è comunque necessario un protocollo che il Cts dovrebbe suggerire al governo. Tra le idee la possibilità che i contagiati Covid possano votare nelle strutture delle Asl oppure servirsi del voto elettronico. Sull’altro dossier, ovvero quello sulla possibilità di trovare strutture alternative alle scuole per il voto del 20 e 21 settembre, si stanno muovendo i presidi ma gli spazi di manovra sarebbero ridotti. Si tratta di un punto sul quale la maggioranza ha insistito molto ma per la realizzazione di un piano alternativo ci sono problemi tecnici oltre che finanziari. In ogni caso il tema della riaperture delle scuole è al centro delle preoccupazioni dei rosso-gialli e dell’esecutivo.

Martedì 29 luglio sarà il presidente del Consiglio Conte a sottolineare al Senato (e mercoledì alla Camera) che sarà rispettata la data della ripartenza del 14 settembre. E ad illustrare i motivi per cui è necessaria una proroga dello stato di emergenza. L’opposizione presenterà una risoluzione unitaria per dire no alla proroga. La maggioranza invece dirà sì, con il Pd che punta però a dei paletti ben precisi. La richiesta è quella che l’esecutivo assicuri costanti informazioni al Parlamento, con la convocazione permanente delle Commissioni. Insiste sulla necessità che si debbano prevedere precisi limiti territoriali, che si assicuri lo svolgimento in sicurezza delle elezioni e che non ci siano limitazioni delle libertà individuali. Si preferirebbe che il governo agisca con un dl ma la proroga dello stato di emergenza dovrebbe arrivare con una delibera del Cdm, probabilmente giovedì mentre domattina il presidente del Consiglio illustrerà un’informativa ai ministri per poi ribadire al Parlamento la necessità di assicurare la continuazione dell’azione finora in campo per preservare non solo il lavoro del commissario straordinario ma anche del sistema emergenziale (comprese le norme sull’uso della mascherina e del distanziamento fisico) fin qui adottato, soprattutto a livello ospedaliero.

“Io trovo molto grave che si faccia l’accusa al governo” di voler prorogare se stesso con la proroga dello stato di emergenza: “Lo stato di emergenza non evoca l’emergenza di una guerra, del terrorismo, ma di una epidemia che c’è. Lo stato di emergenza permette di varare dei provvedimenti più in fretta” ha detto Nicola Zingaretti a Tg2 Post. “Non capisco questa drammatizzazione di una misura precauzionale”, ha aggiunto Zingaretti. “E’ ipocrita dire alle persone che il Covid è passato”.  “Sul Mes io continuo a pensare che servirà investire su cose molto concrete: ospedali, sanità di territorio e altre cose utili per rendere la nostra sanità la migliore del mondo” ha poi detto il segretario del Pd, Nicola Zingaretti. “Il Mes è la grande occasione, sarebbe salutare un grande investimento per aumentare il Pil e dire alle persone: in due o tre anni possiamo fare un grande salto di qualità”. Intanto, il vertice di maggioranza sulle presidenze di commissioni, secondo quanto si apprende, si è aggiornato alle 11 di martedì. L’accordo politico, viene riferito, ancora non c’è.

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