
Il primo test delle primarie dem per l’assalto alla Casa Bianca finisce con una figuraccia mondiale. La macchina organizzativa del partito democratico dell’Iowa va in tilt e rende noti solo metà dei risultati dei caucus ben 24 ore dopo, anche se dai dati ufficiosi si profila una vittoria del senatore socialista Bernie Sanders, seguito a ruota dal fenomeno Pete Buttigieg, e una disfatta dell’ex vicepresidente Joe Biden, con una buona performance invece delle senatrici Elizabeth Warren ed Amy Klobuchar. I dem hanno combinato il pasticcio tutto da soli, senza la manina del Cremlino. Colpa delle nuove regole e di una controversa app che hanno creato “incongruenze” nella verifica dei voti. Da quest’anno si era deciso di riportare non solo il numero finale dei delegati vinti ma anche il primo e il secondo voto delle assemblee di elettori, per evitare le contestazioni del passato. Come nel 2016, quando Bernie Sanders perse di un soffio contro Hillary Clinton. I voti dovevano essere trasmessi poi dai presidenti dei caucus con un’app sui loro telefonini che non ha funzionato al meglio facendo saltare il flusso dei dati. “Nessun hackeraggio”, si è affrettato a precisare il partito, solo una questione tecnica. Ma il disastro rivela un’imbarazzante inettitudine organizzativa, aumenta l’incertezza sulle primarie e alimenta le peggiori teorie complottiste, mettendo in discussione la forma tanto affascinante quanto complicata dei caucus e lo status stesso dell’Iowa di essere ‘first of the nation’ nella maratona delle primarie. Sui social c’è già chi sospetta che l’establishment del partito non volesse incoronare Sanders o che dietro il flop della app ci sia Buttigieg, mentre Biden ha a lungo sfruttato l’assenza di risultati certi per minimizzare la debacle e guardare già oltre. Il caos rischia sicuramente di bruciare l’effetto della spinta che di solito l’Iowa garantisce al vincitore.
Se i primi dati verranno confermati, Joe Biden è il grande sconfitto dei caucus, che aprono la stagione delle primarie dem per la conquista della Casa Bianca. A 36 ore dalla chiusura dei seggi, è sempre più confusa la situazione tra i Democratici in Usa, ancora in attesa dei risultati ufficiali dei caucus in Iowa. Gli ultimi dati disponibili, con il 71% dei voti scrutinati, vedono Pete Buttigieg in testa, con il 26,8% dei voti, seguito da Bernie Sanders al 25,2%, da Elizabeth Warren al 18,4%, da Joe Biden al 15,4% e da Amy Klobuchar al 12,6%. Ma ormai, caos e incertezza regnano sovrani, misti anche a un certo senso di sfiducia reciproca. Escluso l’hacker, sembra sia stato un “errore di codice” nella nuova applicazione scelta dal team organizzativo a causare il ritardo nella pubblicazione dei dati. O forse è stato un errore umano. Ma la notizia che la società che ha sviluppato l’applicazione, Shadow Inc, ha ricevuto denaro dalle campagne elettorali di Buttigieg e Biden non contribuisce a rasserenare gli animi. Buittigieg, l’ex sindaco di South Bend, in Indiana, primo candidato alla presidenza apertamente gay, insiste nel proclamarsi vincitore: “E’ una vittoria stupefacente”, ha commentato a caldo il battagliero 38enne. Secondo una prima analisi fatta dal New York Times, ha prevalso in molte contee rurali, dove la popolazione è più moderata; Sanders sta vincendo invece nella contea in cui si trova la capitale dell’Iowa, Des Moines, così come in alcuni centri dove è concentrata la popolazione latina più numerosa. Tra l’altro, i risultati, seppur ancora parziali ma che rappresentano quasi tre quarti delle schede votate, ipotizzano un possibile verdetto finale in cui ci sarà un candidato con il maggior numero di delegati e un altro che invece conquista il voto popolare: Sanders infatti ha ottenuto finora 32.673 voti; seguito da Buttigieg (31.353), Warren (25.692) e Biden (16.447). Se i dati verranno confermati, Joe Biden è il grande sconfitto, travolto dai “socialisti” Sanders e Warren, e dal moderato più vicino alle loro posizioni, Pete Buttigieg. L’altra moderata, Amy Klobuchar, è solo quinta, mentre l’uomo d’affari Tom Steyer è sparito. Per paradosso, il vincitore morale potrebbe essere l’ex sindaco di New York, Mike Bloomberg: il miliardario ha deciso di non correre in Iowa, dove si elegge l’uno per cento dei delegati da mandare alla convention nazionale, ma di puntare tutto sulla California, dove a marzo si nominerà il 10 per cento dei delegati.
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