A proposito del passaggio del discorso di fine anno di Mattarella sui disabili… è questione di civiltà

A proposito del passaggio del discorso di fine anno di Mattarella sui disabili… è questione di civiltà

Il messaggio di fine anno (o inizio?) del presidente della Repubblica è stato variamente commentato e “vivisezionato”. Mi sembra che nessuno tra i tanti commenti che mi è capitato di leggere, si sia soffermato su un passaggio che non ricordo di aver colto in altri “messaggi” di altri Presidenti, quello relativo ai disabili. Il passaggio è questo: “… Una associazione di disabili mi ha donato per Natale una sedia. Molto semplice ma che conserverò con cura perché reca questa scritta: ‘Quando perdiamo il diritto di essere differenti, perdiamo il privilegio di essere liberi’. Esprime appieno il vero senso della convivenza…”. Ho fatto qualche ricerca, molto veloce; sono certo che applicandosi verrebbe fuori di più, e di più inquietante.

L’Osservatoriosalute ha calcolato che tra dieci anni, in questo Paese, ci saranno circa 6,3 milioni di anziani non autonomi. E che ORA, solo in Italia, ci sono oltre 600 mila persone con handicap abbandonate ai margini della società. Questi due soli dati dicono che si tratta di una priorità, e che tra non molto sarà un’emergenza. Eppure il bla-bla e il pio-pio spacciati per politica di tutto sembrano occuparsi, ma non di questo. La domanda è: tra qualche anno, cosa accadrà di questi 6,3 milioni di persone? Oggi, sempre sulla base dei dati sommariamente rintracciati, appena 257 mila persone con disabilità sono ospitati in istituti che li assistono.

Forse la questione meriterebbe una briciola di attenzione. O no?

Ma infine, che la politica politicante non presti attenzione, non sia sensibile a queste problematiche non stupisce più di tanto. Quanto “pesano”, in termini di voti, pur essendo quantitativamente numerosi? E ancora: ci sono “spie” che la dicono lunga. Come dimenticare quello che anni fa, in piena aula di Montecitorio, ha dovuto subire l’ex parlamentare Ileana Argentin? Affetta da amiotrofia spinale dalla nascita, due lauree, durante un intervento di un collega chiede all’operatore che l’accompagna (e svolge le mansioni fisiche che non può compiere da sola) di applaudire per lei. E per questo viene sommersa dagli insulti provenienti dai banchi della Lega. Un ex parlamentare del PdL intima all’accompagnatore di non applaudire, e scoppia la bagarre fino a quando il presidente dell’assemblea non costringe a chiedere scusa. A suo tempo, un simile “contributo” è venuto da Beppe Grillo. Durante una sua kermesse al Circo Massimo a Roma tira in ballo anche le persone affette da autismo e sindrome di Asperger. “Chi siamo?”, si domanda retorico il fondatore del M5S. “Siamo pieni di malattie nevrotiche, siamo pieni di autistici, l’autismo è la malattia del secolo. L’autismo non lo riconosci, per esempio è la sindrome di Aspenghen (sic)… C’è pieno di questi filosofi in televisione che hanno la sindrome di Asperger… è quella sindrome di quelli che parlano in un modo e non capiscono che l’altro non sta capendo. E vanno avanti e fanno magari esempi che non c’entrano un ca… con quello che stanno dicendo, hanno quel tono sempre uguale. C’è pieno di psicopatici”.

Come deve aver masticato amaro chi ha un figlio, un congiunto affetto da autismo, e combatte ogni giorno perché non sia discriminato. Davvero edificante, questo modo di far politica, di polemizzare con i propri avversari. Più che mai attuale la lettera aperta a Grillo di una persona con la sindrome di Asperger: “Caro Beppe Grillo non è bello prendere in giro noi autistici, darci degli psicopatici e usarci come oggetto di scherno. Proprio tu… Dovresti sapere che chi ha un figlio autistico già deve ogni istante combattere perché il figlio non sia discriminato, non debba subire lo scherno di chi non capisce che proprio quel suo ‘non capire’ non è dovuto a cattiveria ma a un suo modo d’essere, al suo ‘cervello diverso’. Suscitare la risata della folla su quello che per un Asperger è sintomo della sua diversità è ingeneroso, soprattutto da parte di chi dovrebbe ben conoscere cosa sia l’autismo; gli autistici hanno diritto di essere trattati da cittadini come qualsiasi altro abitante del nostro paese. A dirtelo è un uomo a cui è stato diagnosticato di essere Asperger ed è molto contento di esserlo, in più è padre di un ragazzo autistico a basso funzionamento, che tiene con lui e combatte perché non debba finire rinchiuso e dimenticato quando non ci sarà lui a occuparsene. Noi facciamo battaglie per diffondere cultura sulla neurodiversità, perché i nostri figli non siano le prime vittime degli atti di bullismo dei loro compagni di scuola, come dicono le statistiche. Se un leader politico arringa la folla sul disprezzo degli autistici torniamo indietro di anni luce… Qui non è questione di essere grillini o antigrillini è questione di civiltà”.

Questione di civiltà. Appunto.

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