
Correva l’anno 2018 quando Angelo Casto, neo sindaco pentastellato di Nettuno, dopo appena due anni di mandato venne mandato a casa con il contributo determinante di alcuni suoi stessi compagni di partito. Il documento di sfiducia, affidato ad un notaio, è stato siglato da Daniela De Luca, Giuseppe Nigro, Simonetta Petroni e Marco Montani per il gruppo consiliare grillino. Da Claudio Dell’Uomo, Carlo Eufemi, Maria Antonietta Caponi, Enrica Vaccari, Fabrizio Tomei, Genesio D’Angeli, Rodolfo Turano, Giacomo Menghini e Lorenza Alessandrini per l’opposizione.
Le ragioni del dissenso
È il consigliere Montani, in una lunga lettera riportata dalla stampa locale, a chiarire compiutamente i motivi di attrito con l’ex sindaco Castro. Anzitutto la considerazione che i cinque stelle locali avevano “creato un progetto e un programma per la città” in cui credevano “e che questo progetto, nato da fatiche e impegno è stato tradito”. Aggiunge Montani: “ad un certo punto mi è sembrato chiaro che non ha mai capito cosa volesse dire essere sindaco di Nettuno”. Su tutto, scorrendo la missiva, la maggioranza pentastellata non è riuscita a fare squadra, né a tenere sotto controllo i conflitti di interesse latenti. Dal canto suo Castro appare come un leader senza idee e senza una linea di condotta precisa, sottoposto a forti pressioni ma incapace di fare scelte. I settori contestati del governo cittadino erano urbanistica, lavori pubblici e ambiente. Neanche il meet up locale, intervenuto pesantemente sulla vicenda, con lo scopo di richiamare alla coerenza, ai principi ispiratori del movimento e alla responsabilità nei confronti dei cittadini, è riuscito a rimettere ordine nella faccenda.
Le debolezze dei cinque stelle
Appaiono chiari, nella vicenda nettunense, alcuni punti chiave: il movimento cinque stelle non è riuscito ad essere ente politico. Rivolgersi ad un notaio per sfiduciare un sindaco “proprio” vuol dire disistimare sia il confronto interno che le istituzioni. Meglio, più trasparente, maggiormente compresa dai cittadini, sarebbe stata una sfiducia in aula, motivazioni alla mano. Meglio ancora sarebbe stato arrivare alle dimissioni del sindaco attraverso un percorso di autocoscienza interno al movimento.
Il secondo punto è il deficit di classe dirigente. Un sindaco lo si sceglie per le sue capacità di gestione della cosa pubblica e di mediazione politica. Gli assessori per le loro capacità gestionali. I consiglieri perché “aderenti” ad una linea politica ed amministrativa. Quel che esce dal quadro di Nettuno è un primo cittadino dalle idee poco ferme, assessori che non godono la fiducia dei consiglieri e consiglieri che non hanno ben chiaro, al di là delle parole d’ordine di Casaleggio e Grillo, del perché sono lì. Su tutto l’incapacità di comprendere cosa sia la politica. Politica, dall’etimo greco, è “ciò che concerne la polis”. Ma il governo cittadino non è caduto, ad esempio, su di un piano regolatore o su insediamenti industriali, sui quali è anche giusto dividersi perché è in ballo il destino di tutta la città, ma su questioni molto più personali che politiche.
Cavilli burocratici ed un sindaco che non vuole alzarsi dalla poltrona
Ciliegina sulla torta il ricorso prima al Tar poi al Consiglio di Stato di Casto che ha contestato la contestualità delle dimissioni e persino la volontà dei consiglieri di far effettivamente cadere l’amministrazione. Nel testo del ricorso sotto i riflettori il segretario generale del comune di Nettuno che, come si legge nell’opposizione, “ha errato laddove dichiara di aver ricevuto 13 dimissioni comportanti l’impossibilità di surroga, nonostante desse atto della presenza di due distinti fascicoli”. Per l’ex Sindaco non sarebbero stati quindi rispettati “i criteri della contestualità e della contemporaneità di presentazione al Protocollo”. I due giudizi, del Tar e del Consiglio di Stato, prendono atto, invece, della incontestabile volontà politica espressa dai firmatari mettendo in secondo piano le incongruenze burocratiche. La volontà dei consiglieri firmatari le dimissioni, è stata resa pubblica e la consegna dell’atto notarile al protocollo del comune sarebbe avvenuta alla presenza della stampa locale. Difficile dire che i consiglieri ammunitinati non sapevano quel che facevano. Da questo quadro esce l’immagine di un sindaco stranamente e disperatamente incollato alla poltrona. Incapace di prendere atto del fatto che è minoranza politica.
Chi semina vento raccoglie tempesta
Il movimento cinque stelle di Nettuno ha scambiato la famiglia, le sue liti, i suoi veleni, con la politica, che è un’altra cosa. Risultato finale: il ballottaggio si svolgerà tra centro destra e centro sinistra. Il movimento cinque stelle è scomparso dai radar, raccogliendo, al primo turno, un modesto 11,4% rispetto al 23% delle scorse amministrative. Voti più che dimezzati.
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