
Le facce di bronzo del governo sono come quelle della Banda Bassotti, mentre la casa brucia, e quello che si temeva, l’arrivo della recessione, sta diventando realtà. Se ne stanno accorgendo non solo le forze di opposizione. Cgil, Cisl, Uil lanciano ancora un grido di allarme, rafforzano la mobilitazione con iniziative nei luoghi di lavoro, assemblee, iniziative nelle città in preparazione della manifestazione nazionale del 9 febbraio. Allarme e preoccupazione vengono espresse da Federconsumatori, Confesercenti, Confcommercio. I numeri sullo stato della nostra economia diffusi da Istat parlano chiaro.
A novembre 2018 si stima che l’indice destagionalizzato della produzione industriale diminuisca dell’1,6% rispetto a ottobre. Nella media del trimestre settembre–novembre 2018 il livello della produzione registra una flessione dello 0,1% rispetto ai tre mesi precedenti. L’indice destagionalizzato mensile mostra un aumento congiunturale solo nel comparto dell’energia (+1,0%); variazioni negative registrano, invece, i beni intermedi (-2,4%), i beni strumentali (-1,7%) e i beni di consumo (-0,9%). Corretto per gli effetti di calendario, a novembre 2018 l’indice è diminuito in termini tendenziali del 2,6% (i giorni lavorativi sono stati 21 come a novembre 2017). Questi i dati essenziali. Si poteva ipotizzare che a fronte di una situazione di questo tipo gli esponenti del governo gialloverde esprimessero una qualche preoccupazione. No.
A partire dal presidente del Consiglio si è cercato di ridimensionare i dati Istat. Addirittura Conte che è intervenuto agli Stati generali di Consulenti del lavoro parla di “dato atteso come in Europa”. È questa la linea difensiva scelta da Lega e Pentastellati, una sorta di mal comune mezzo gaudio che nasconde al Paese, ai cittadini, la realtà di una politica che fa acqua da tutte le parti. Addirittura il vicepremier, Giggino Di Maio, senza mostrare il minimo pudore si presenta anch’egli agli Stati generali dei Consulenti del Lavoro. In genere dove interviene il premier è lui che parla a nome del governo non altri. Ma i gialloverdi si controllano, dove va l’uno va anche l’altro come vedremo a proposito dell’incontro di Conte con il Commissario europeo all’immigrazione, Avramopoulos. Già, perché qualche ora dopo l’ok di Bruxelles alla richiesta di incontro avanzata dal premier le agenzie di stampa fanno sapere che Salvini incontrerà Avramopoulus nella sede del Viminale. Torniamo al Di Maio. Forse i suoi scriba gli avevano preparato l’intervento prima che Istat rendesse noti i dati tutti negativi sulla produzione.
Il vicepremier pentastellato sballa e parla di un nuovo boom economico
Il Di Maio infatti vede nel futuro del paese “un nuovo boom economico che potrebbe rinascere: negli anni ’60 avemmo le autostrade, ora dobbiamo lavorare alla creazione delle autostrade digitali”. Sbigottimento da parte dei presenti. Già che c’era il vicepremier non ha mancato di fare un attacco a sindacati e agli stipendi dei sindacalisti e al presidente Inps, Tito Boeri che vede come il fumo negli occhi. Ha parlato anche Toninelli, il ministro delle gaffe. Il quale ha fatto sapere che con Salvini, leggi migranti, chiusura dei porti, si lavora bene. Chissà dov’era Toninelli mentre 49 migranti soffroivano le pene dell’inferno a bordo delle navi della ong tedesca bloccate nelle acque territoriali di Malta. Torniamo al presidente Conte. Va tutto bene, i vertici con Di Maio e Salvini, a volte è presente anche il ministro Tria, son una delizia. “Incontri cordiali” dice il Di Maio. Forse non lo sono tanto visto che, per citare alcuni esempi, sono bloccati i provvedimenti che riguardano il reddito di cittadinza e la “quota cento” per le pensioni. Dice Conte che va tutto bene. Il reddito di cittadinanza è slittato perché “noi facciamo le cose per bene”. Perché è un “manifesto politico e non una promessa elettorale”. “In consiglio dei ministri lo abbiamo rinviato alla prossima settimana perché è una riforma complessa, che studiamo da mesi, e che vogliamo fare per bene”. E la “quota cento”? Rinviata pure quella.
Scontro permanente ma Di Maio e Salvini non mollano la poltrona
La realtà è ben altra. Dice Roberto Speranza, coordinatore nazionale Mdp, deputato di Leu: “Lega e M5S sono ormai in disaccordo su tutto”. “Reddito di cittadinanza, quota 100 e ora anche la Tav. Lo scontro è ormai permanente. Ma Di Maio e Salvini non mollano la poltrona e si preparano a seguire il vecchio adagio andreottiano del ‘meglio tirare a campare che tirare le cuoia’. Purtroppo a rimetterci sarà il paese reale che ancora una volta non vedrà risolti i problemi concreti di tutti i giorni dal lavoro precario, alla sanità, alla scuola”, aggiunge Speranza. Renato Brunetta, deputato e responsabile della politica economica di Forza Italia afferma che “l’Italia è in recessione. Da quando il Governo gialloverde si è insediato, all’interno di una congiuntura negativa dell’Eurozona, la nostra economia non ha prodotto neanche un dato positivo. Un record. Oggi è stata la volta della produzione industriale, calata del -1,6% su base mensile a novembre, molto più dell’atteso -0,3%, e addirittura del -2,6% su base annuale, mentre gli analisti si aspettavano un miglioramento del +0,2%.”. “Il dato annuale – ha sottolineato – è il peggiore registrato dal dicembre 2014. Con questi dati alla mano, è molto probabile che anche la crescita del Pil relativa al quarto trimestre del 2018 sarà pari al -0,1% o, se va bene, pari a zero”.
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