La manovra smontata in Parlamento da istituti, enti, associazioni. A Bruxelles attendono la lettera del governo. Premio bugiardelli a Conte, Tria e i vicepremier. Vertici annunciati e poi smentiti. Spread in salita

La manovra smontata in Parlamento da istituti, enti, associazioni. A Bruxelles attendono la lettera del governo. Premio bugiardelli a Conte, Tria e i vicepremier. Vertici annunciati e poi smentiti. Spread in salita

I numeri, e fra questi il calo di 0,2 sul mese della produzione industriale, un segnale di arresto della crescita comunque già debole, risuonano per tutta la giornata nell’aula del Parlamento dove si riuniscono in seduta congiunta le Commissioni Bilancio di Senato e Camera per ascoltare le “osservazioni” di Istituti, a partire dall’Istat, dalla Corte dei Conti, dall’Ufficio parlamentare di Bilancio, poi Confindustria, Associazione delle Banche, rappresentanti delle piccola imprese, della cooperazione. Sul versante pubblico gli esponenti dei Comuni, delle Province. Insomma, una consultazione che mette alle strette la politica del governo gialloverde. Numeri e domande da parte del parlamentari sia dell’opposizione che cercano conferme alle critiche avanzate nel dibattito aperto sulla manovra, sia da esponenti della maggioranza gialloverde che cercano e attendono conferme alla  “verità” sui fondamenti del  Bilancio che a dire del premier Conte e dei suoi due vice, Salvini e Di Maio, titolari del “contratto” di governo, si tratterebbe di un “evento storico”, “meraviglioso”, un “regalo agli italiani”. Anche l’autore del testo della manovra, il ministro dell’Economia, Giovanni Tria immortalato da Crozza, che alcuni mesi fa aveva raggiunto l’accordo con i Commissari Ue su una manovra ben diversa, ora si autoloda ed ha il compito di scrivere la lettera a Bruxelles dove proprio domani, martedì, ci sono i Commissari Ue ad attenderla, per dare una valutazione rispetto a quanto era stato richiesto dalla Commissione rispetto al debito e al rapporto deficit-pil.

Per il governo gialloverde una giornataccia. Bruxelles attende notizie

Per i parlamentari gialloverdi ascoltare dagli esponenti di Istituti, Enti, Associazioni, una critica dopo l’altra, non deve essere stato facile. Ai loro occhi è comparsa una realtà ben diversa da quella “venduta” dagli esponenti del governo. Non solo. Mentre loro, i componenti delle due Commissioni Bilancio, si sentivano dire di tutti i colori sul documento messo a punto dai capibastone di Lega e M5S, leggevano notizie diffuse dalle agenzie di vertici a Palazzo Chigi, Conte, Di Maio, Salvini. Di Tria, cui spetta l’onere di scrivere la lettera a Bruxelles, anche se, pare, sia il premier a doverla  firmare. Ma arrivavano le smentite. Nessun vertice a Palazzo Chigi. Conte era in partenza per Palermo dove prendeva il via la Conferenza sulla Libia, un summit cui prenderanno parte delegazioni di trenta paesi. Fra l’altro era ancora incerta la presenza del generale Haftar, l’uomo forte della Cirenaica. Di Maio si trovava nel suo ufficio, Salvini forse in partenza per la Libia. Niente di tutto questo. Arrivava il contrordine. Casalino, il responsabile della comunicazione di Palazzo Chigi, annunciava che Conte aveva incontrato Salvini. Da parte sua Di Maio confermava che non vi era alcun vertice. Tria, nel frattempo taceva. Poi arrivava una nuova notizia. Conte aveva visto, in sede separata, sia Salvini che Di Maio. Vertici? No, ma a tenere il contatto con il presidente del Consiglio, il sottosegretario  Giorgetti, l’uomo di fiducia di Salvini. E Tria non ne sapeva niente.

Previsto un vertice, non si sa quando. Cercasi scriba per lettera attesa dalla Ue

A tarda sera ancora non è noto se un vertice si terrà nella mattina di martedì, prima della spedizione della lettera Bruxelles. Chi la scriverà, chi la spedirà. Dovrebbe essere Tria. La domanda: quanto e quale effetto sui contenuti della risposta a Bruxelles avranno le critiche, forti e documentate, che sono state espresse nella audizione? Perché non si tratta di “osservazioni”. Sono proprio diverse le previsioni sulla situazione economica sulla base delle quali il governo ha costruito la manovra dalla realtà esposta e documentata con i numeri nel corso della audizione. Proprio su uno dei “punti forti” sui quali si basa l’attacco dell’Italia alla Commissione di Bruxelles che avrebbe “barato” sulla situazione economica dell’Italia è arrivata una “precisazione” da parte  del Presidente dell’Ufficio parlamentare di Bilancio (Upb), Giuseppe Pisauro. “Nelle valutazioni più recenti dell’Upb – ha detto – che incorporano la manovra al suo valore facciale” il deficit “si posizionerebbe nel 2019 al 2,6% del Pil”.  Ed a proposito delle “divergenze rispetto alla stima della Nadef  (la nota di aggiustamento al deficit, ndr) secondo il governo e a quella recentemente diffusa dalla Commissione europea sono imputabili alla diversa previsione sulla crescita economica e all’impatto dell’aumento dello spread sulla spesa per interessi”.

Lo spread sarà il nostro incubo, giorno dopo giorno. Ora tocca quota 307

Spread che sarà il nostro incubo, giorno dopo  giorno, con riflessi negativi molto pesanti sulla vita delle famiglie e delle imprese. Insomma Tria smentito su tutta la linea. Perché proprio oggi l’aumento e il peso dello spread, sopra i 307 punti e le previsioni avranno sicuramente un effetto negativo per quanto riguarda la manovra.  Sempre l’Upb indica una stima per chi opterà per “quota 100” di una riduzione della pensione lorda del 5% nel caso di anticipo di un anno, del 30% nel caso di quattro anni. Passiamo all’Istat, all’intervento del suo presidente facente funzione, Maurizio Franzini. “Per raggiungere gli obiettivi di crescita presenti nella nota di aggiornamento al def per il 2018 – afferma – sarebbe necessaria una variazione congiunturale del Pil pari a +0,4% nel quarto trimestre dell’anno in corso. Invece nel terzo trimestre la crescita è nulla e l’indicatore anticipatore registra una ulteriore flessione” preludendo alla “persistenza di una fase di debolezza del ciclo economico”. Franzini nella sua deposizione sottolinea alcune situazioni molto gravi in cui si trovano larghe fasce di cittadini. Parla di “rinuncia a visite o accertamenti specialistici per problemi di liste di attesa, complessivamente riguarda circa 2 milioni di persone (3,3% dell’intera popolazione)” mentre “sono oltre 4 milioni le persone che rinunciano per motivi economici”. A rinunciare di più sono “i più anziani, tra i 45 e 64 anni” e “rilevante” ha detto il presidente Franzini, “è l’intreccio tra rinuncia e condizioni economiche”. Per quanto riguarda una riduzione del debito Ires come previsto nel Def riguarderebbe il 7% delle imprese mentre per oltre un terzo il debito risulta  in aumento. L’aggravio medio di imposta è pari al 2,1% ed è maggiore per le imprese sopra i dieci dipendenti.

La stima preliminare del Pil per il terzo trimestre segna una stagnazione

Per la  Corte dei Conti – dice il suo presidente Angelo Buscema – “i risparmi previsti a copertura della manovra  puntano soprattutto su rimodulazioni e riprogrammazioni o riduzioni di stanziamenti di fondi ancora da ripartire ripetendo su questo fronte scelte del passato volte a rinviare l’adozione di una effettiva individuazione delle aree meno funzionali ai compiti propri dell’amministrazione pubblica”.  L’obiettivo di crescita dell’1,5% per il 2019 – prosegue – “richiederebbe una ripartenza particolarmente vivace e una ripresa duratura” dato che la stima preliminare del Pil per il terzo trimestre segna “una stagnazione” e “l’effetto contabile di trascinamento sul 2019 potrebbe essere a fine anno molto modesto”. La manovra, afferma Buscemi, “mette in  campo  risorse su limitati interventi” e tale “polarizzazione” si “traduce in una carenza di risorse per affrontare nodi irrisolti e garantire un adeguato livello di servizi in comparti essenziali per la collettività”.

Non sostenibili gli obiettivi del contratto di governo

Un no e una critica anche da Confindustria che contesta le stime del governo relative alla manovra. Dice il presidente, Vincenzo Boccia, che si tratta di “stime troppo ambiziose col rischio di rendere non sostenibili gli obiettivi del contratto di Governo. Al contrario, se la crescita annunciata non ci sarà, lo sforamento sarà stato fine a se stesso, mettendo a rischio la nostra stessa credibilità”. Rivolto al governo del cambiamento, slogan tanto caro a Di Maio, sottolinea che il “cambiamento”, in termini economici, può anche significare “peggioramento”. E ricorda le previsioni di ottobre del Centro studi Confindustria: “nel 2019 l’aumento del PIL tendenziale sarà dello 0,9%, in rallentamento sul +1,1% di quest’anno”. L’Ue “stima l’1,2% nel 2019, il più basso in Europa”. Parla di manovra “insufficiente a realizzare gli obiettivi di crescita indicati dal governo”, anche per l’efficacia “limitata” di misure “orientate prevalentemente ai consumi” (28 miliardi su una manovra da 41) e “poco al sostegno degli investimenti”.

Salvini e Di Maio. La manovra non cambia. Bruxelles se ne faccia una ragione

Arriva anche il turno del direttore generale dell’Abi, l’associazione dei banchieri, Giovanni Sabatini, ad accrescere l’umor nero di pentastellati e leghisti ai quali le agenzie di stampa diffondono notizie su vertici a Palazzo Chigi, smentite, incontri a due, testa a testa fra Conte che non sa che pesci prendere, Di Maio e Salvini che annunciano: “La manovra non cambia. Bruxelles se ne faccia una ragione”. Sabatini    parla di “sacrifici per le banche e impatto sulle famiglie. Le misure previste per il mondo bancario – dice – drenano liquidità in maniera consistente e rappresentano un ulteriore sacrificio per le banche, con impatti sul loro ruolo di sostegno all’economia, a famiglie e imprese”.

Il percorso che seguono le banche va accompagnato non frenato

“Il percorso virtuoso che sta caratterizzando la recente dinamica del settore bancario in Italia va accompagnato, non frenato. Indebolire le banche” significa “indebolire i principali acquirenti di titoli di Stato” visto che le banche “continuano a detenerli e sottoscriverli nonostante lo spread, che ne riduce il valore e conseguentemente il patrimonio delle banche stesse”. Il l rialzo dello spread “non si limita a erodere il valore del patrimonio di vigilanza delle banche ma ne aumenta il costo della raccolta con il duplice effetto negativo di una minore possibilità di erogare credito e di un maggiore costo”.

Per i parlamentari gialloverdi le testimonianze del mattino sono state un incubo. Qualcuno se la prende con i “burocrati” italiani. Tanta è la voglia di farli fuori. Uno spoils system in grande stile. Altro che lottizzazione. Si tratta di occupazione quasi manu militari. Ma il tormento è per loro che dovranno votare una manovra che rischia di far sprofondare  il paese. Prosegue nel pomeriggio con altri interventi fra i quali quelli di esponenti delle associazioni degli enti locali, dei comuni, delle province, degli esponenti delle piccole imprese, delle cooperative, altri enti, associazioni.

A conclusione ci si domanda: quale sarà la reazione di Bruxelles? Entro l’11 dicembre la Ue si pronuncerà e se la manovra non verrà cambiata arriverà il cartellino rosso. Al  Consiglio Ue verrà chiesta l’apertura della procedura per debito eccessivo. E non ci sarà Salvini che tenga con la sua minaccia di bloccare i lavori della Ue. Bloccato sarà il nostro Paese.

Share