
“Archiviate le indagini su @openarms_fund e #SeaWatch: nessun legame con i trafficanti né favoreggiamento immigrazione clandestina. Nell’ordinanza il PM analizza il nostro operato sulla base del diritto internazionale del mare e l’obbligo di soccorso”, sottolinea con soddisfazione Sea Watch Italia sulla decisione della Procura di Palermo per l’operato delle Ong e il salvataggio dei migranti.
Le decisione del Gup di Palermo sull’archiviazione dell’inchiesta sulle Ong Proactiva e Sea Watch
Il gup di Palermo Guglielmo Nicastro, infatti, accogliendo la richiesta della Procura, ha disposto l’archiviazione dell’indagine contro ignoti, per associazione a delinquere finalizzata a promuovere, organizzare e effettuare il trasporto di stranieri ovvero compie altri atti diretti a procurarne illegalmente l’ingresso nel territorio dello Stato italiano. Nell’indagine erano coinvolte anche due Ong: Proactiva e Sea Watch, la prima per l’attività della nave ‘Golfo azzurro’; la seconda per la ‘Iuventa’. Il procedimento aveva avuto origine dalle indagini avviate dalla Squadra mobile di Agrigento in seguito allo sbarco di 220 migranti avvenuto nel maggio del 2017 quando dall’imbarcazione Golfo Azzurro i migranti furono trasferiti prima sulle motovedette e poi condotti a Lampedusa. “Le indagini svolte – scrivono i pm nella richiesta di archiviazione accolta dal gip – non hanno permesso di appurare la commissione di condotte penalmente rilevanti da parte del personale Ong mentre non si è riusciti ad identificare i soggetti operanti in Libia cui ascrivere le condotte di smuggling”. Secondo i magistrati della Procura di Palermo, guidata da Francesco Lo Voi, infatti “non è emersa la prova che i soggetti che materialmente tranciarono i motori fuori dei gommoni con a bordo i migranti facevano parte della ‘Iuventa’, nave della Sea Watch, “né dall’altra parte una loro connessione di qualche tipo con i trafficanti”. Dalle indagini è emerso inoltre che i migranti a cui è stata mostrata la fotografia dell’equipaggio della Iuventa non hanno riconosciuto con “concordante precisione” i soggetti ritratti come gli autori materiali dei reati contestati. In ogni caso le indagini “smentivano – sostengono i pm Calogero Ferrara, Claudio Camilleri, Renza Cescon e l’aggiunto Marzia Sabella – del tutto l’assunto investigativo”.
Il concetto di “porto più vicino” nel diritto internazionale. Così i giudici di Palermo danno una lezione anche a Salvini
“Non deve stupire” che la Ong “abbia preferito effettuare lo sbarco verso le coste italiane: ciò rappresenta, anzi, una conseguenza logica e una corretta gestione delle operazioni di salvataggio”, scrivono ancora i pm nel provvedimento accolto dal giudice di Palermo. “Secondo la convenzione Sar siglata ad Amburgo nel 1979 – sostengono i magistrati – le operazioni Sar di soccorso non si esauriscono nel mero recupero in mare ma devono completarsi e concludersi con lo sbarco in luogo sicuro. Questa nozione comprende necessariamente il rispetto dei diritti fondamentali delle persone soccorse. Argomenti decisivi e assorbenti al fine della confutazione risultano essere da un lato l’effettività del soccorso e, dall’altro, l’assoluta mancanza di cooperazione dello Stato di Malta nella gestione dei predetti eventi Sar”. Per i magistrati ne consegue che il porto più vicino, allora, “non dovrà individuarsi esclusivamente avuto riguardo alla posizione geografica, ma dovrà invece essere necessariamente quello che assicurerà il rispetto dei predetti diritti. Quindi non deve stupire che Sea Watch abbia preferito effettuare lo sbarco verso le coste italiane: ciò rappresenta, anzi, la conseguenza logica di quanto sopra esposto e una corretta gestione delle operazioni di salvataggio”.
Contraddetto dai giudici di Palermo anche il teorema del capo della Procura di Catania, Zuccaro
Una scelta, quella degli inquirenti del capoluogo siciliano, in netto contrasto con la linea seguita dai colleghi catanesi, guidati dal procuratore capo Zuccaro, che hanno ipotizzato a carico della Ong Open Arms il reato di associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. In un intervento sul Fattoquotidiano il procuratore Zuccaro spiega il suo teorema, ormai contraddetto dalla decisione della Procura di Palermo. Zuccaro sostiene che “a fronte di una domanda inesauribile proveniente dagli aspiranti migranti”, i trafficanti di esseri umani hanno negli anni modificato le loro “modalità operative”. Se prima accompagnavano i barconi “a ridosso delle acque territoriali italiane, con il crescere del numero dei trasporti e con il maggiore presidio che le varie missioni navali nazionali e internazionali stavano realizzando nel Mediterraneo, sarebbe assai cresciuto il rischio che le navi dei trafficanti venissero intercettate, con conseguente arresto dei rei e sequestro delle navi”.
Angelo Bonelli, Verdi: “ora Di Maio chieda scusa alle Ong”
“Dopo l’archiviazione delle due inchieste che riguardavano le ong Sea Watch e Proactiva Open Arms e il loro presunto legame con i trafficanti e la dell’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, Di Maio deve chiedere scusa a tutti gli operatori umanitari che in questi anni hanno salvato decine di migliaia di vite”, afferma Angelo Bonelli (Verdi), che aggiunge: “Nessuno dimentica quando lo stesso Di Maio definiva le ong ‘taxi del mare’, dando dell’ipocrita a chi le difendeva. Ora sarebbe lui l’ipocrita se non facesse immediatamente ammenda scusandosi con tutte le ong che ha insultato. Lo deve fare anche per rispetto delle 4.208 vittime cooperanti che sono state rapite, ferite o uccise dal 1997 ad oggi, secondo lo studio di Humanitarian Outcomes che fornisce informazioni indipendenti sull’azione umanitaria delle ong”, conclude.
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