Domenica di voto amministrativo per circa 7 milioni di italiani. Alle ore 23, affluenza del 61,16%. Clamoroso a Roma: vota appena il 28%. La posta in gioco politica. Le sfide principali

Domenica di voto amministrativo per circa 7 milioni di italiani. Alle ore 23, affluenza del 61,16%. Clamoroso a Roma: vota appena il 28%. La posta in gioco politica. Le sfide principali

Domenica elettorale. Il dato parziale di 620 comuni su 623, senza considerare i comuni siciliani, registra un’affluenza in calo al 61,16%. Alle precedenti Comunalil’affluenza fu del 67,22%. Si attesta sotto al 30% la percentuale di votanti nei due municipi romani che oggi sono tornati al voto insieme alle altre amministrative per rinnovare i rispettivi consigli, dopo la caduta delle ormai ex amministrazioni a 5 Stelle. A dominare, dunque, è stato il non voto. Secondo i dati riportati dal comune di Roma oggi si sono recati alle urne il 27,08% degli aventi diritto pari a 78.511 persone su 289.912. Più bassa la partecipazione nel municipio III del Nomentano, dove ha votato il 26,49% dei cittadini; un po’ più alta nell’VIII della Garbatella. dove la percentuale è stata del 27,94%.

Sono 6.749.654 gli italiani chiamati al voto, dalle 7 alle 23, per scegliere sindaco e giunta di 761 Comuni. Le elezioni amministrative si terranno in venti capoluoghi di provincia, un capoluogo di regione, 109 città con più di 15 mila abitanti e 652 comuni pari o inferiori a 15.000 abitanti. Inoltre 291 mila cittadini romani saranno chiamati a riscrivere l’organigramma del terzo e dell’ottavo Municipio della capitale. I capoluoghi di provincia coinvolti sono Brescia, Sondrio, Imperia, Treviso, Vicenza, Massa, Pisa, Siena, Ancona, Terni, Viterbo, Teramo, Avellino, Barletta, Brindisi, Catania, Messina, Ragusa, Siracusa e Trapani. Diventerà primo cittadino, nelle città con meno di 15 mila abitanti, chi otterrà la maggioranza dei voti; nelle città con oltre 15 mila abitanti, in caso di ballottaggio, si voterà domenica 24 giugno. In questa tornata di amministrative si vota in un solo giorno, domenica, e i seggi saranno aperti dalle 7 alle 23.

La posta in gioco per i dioscuri Di Maio e Salvini, per il Pd e per la sinistra

Stavolta le elezioni locali sono sulla strada di un governo già fatto e non di uno da farsi. Dopo la prova regionale in Molise e Friuli Venezia Giulia durante le trattative, a fine aprile, e in Val D’Aosta a maggio, arrivano domenica le comunali da Nord a Sud. Un primo test di gradimento per l’esecutivo di Giuseppe Conte e soprattutto sui rapporti di forza tra M5S e Lega che lo sostengono e tra i due vicepremier e capi politici, Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Se a Campobasso e Udine il leader del Carroccio voleva mostrare a Silvio Berlusconi una predominanza nel centrodestra e arginare i 5 stelle, ora l’obiettivo è confermare la plausibilità di sondaggi che lo danno al 27%, vicino al M5S. Per Di Maio, invece, la necessità di non perdere la presa da 11 milioni di voti sul Paese, dopo la strategia dei due forni per il governo, la rinuncia alla premiership e l’ottovolante sull’impeachment al presidente Sergio Mattarella. Il ministro del Lavoro e dello Sviluppo vede il suo MoVimento cimentarsi con elezioni che diventano la spia del suo stato di salute, mentre il collega degli Interni gli contende la leadership reale nel governo. A dispetto di una pattuglia parlamentare che è circa metà della sua: visto il 17% della Lega contro il 32% M5S. I due “dioscuri”, come molta gente ha preso a chiamarli, si sono in realtà tuffati in campagna elettorale appena nato l’esecutivo. Subito dopo il giuramento sono scesi entrambi in Sicilia a promettere tagli ai vitalizi e sussidi, l’uno; il pugno duro con i migranti l’altro, l’altro. Le loro mosse di queste ore sembrano sempre al confine tra atti ministeriali e propaganda elettorale. Una sorta di verifica di inizio mandato tra Ilva e Iva, Flat Tax e politica dell’immigrazione. Con il paradosso di essere alleati, o meglio contraenti in Parlamento e avversari sul territorio, dove invece la Lega si presenta assieme a Forza Italia. Il capo di M5S cerca di togliersi di dosso il sospetto di essere debole e ondivago dicendo sull’Ilva di Taranto “decido io, quelle di Grillo sono opinioni personali”. Il leader leghista invece punta non solo ai voti di Fi, ma oramai anche a quelli del movimento. Contrastato sui migranti dal presidente della Camera Roberto Fico, ortodosso M5S, che schiera idealmente lo Stato con le Ong, di nuovo definite “taxi del mare” e “affariste” da Salvini: leader della Lega che parla alle città, quelle che alla fine ospitano i migranti e che domenica votano. Quasi 7 milioni di italiani alle urne, al netto delle situazioni locali e dello sforzo del Pd di mantenere qualche roccaforte, daranno un primo responso sulla popolarità dei due vicepremier. Protagonisti della formula politica gialloverde, che si misurerà per la prima volta con gli italiani.

Le sfide principali di domenica: Roma, Municipi III e VIII

Una domenica di elezioni anche per Roma Capitale. Oltre trecentomila elettori saranno chiamati alle urne nel III e nell’VIII Municipio. In questi due vasti territori (Garbatella e Montesacro) le Amministrazioni pentastellate, che erano andate al governo con la vittoria della sindaca Raggi, si sono prese tra le polemiche e gli scontri di posizione e sono andate in crisi. Un dato comune anche in altre parti del Paese e della Regione, dove le stringenti regole del M5S fanno fibrillare le amministrazioni locali ed in alcuni casi, come nel III e nell’VIII Municipio di Roma, il risultato è il voto anticipato. Si tratta, e questo è evidente, di un passaggio rischioso per la maggioranza che sostiene la Giunta Raggi e di un vero e proprio test elettorale per misurare il livello di consenso acquistato o perso dal M5S. Raggi aveva già vissuto, anche se in un territorio di frontiera come quello di Ostia, il passaggio dall’epoca del consenso a quello della verifica dell’azione amministrativa. Nel Municipio marino di Roma, il M5S lo scorso anno ha vinto, ma perdendo molti punti percentuali di consenso. Ora la prova sarà a Roma città ed in due territori complessi, che sono a metà strada tra le periferie ed il centro della città. Quartieri che hanno problemi comuni a quelli della parte storica ed emergenze pari a quelle delle periferie. Ma partiamo dal Terzo Municipio. Qui a correre per il M5S è la presidente sfiduciata uscente, Roberta Capoccioni, che cerca di bissare il successo di due anni fa, a contenderle la poltrona per il centrosinistra l’ex assessore della giunta Marino Giovanni Caudo, che sembrerebbe il più serio contendente. Per le destre corre l’ex vicequestore Francesco Maria Bova, che, almeno a Roma, fa quadrare la coalizione, per lui arriva il sostegno di FI, Fdi e Lega. Diversa la partita che si gioca in VIII Municipio, dove per l’Amministrazione uscente c’è stato un cambio di casacca. Il presidente uscente del M5S, Paolo Pace, infatti, ha strappato la bandiera pentastellata, per sposare quella di Fratelli d’Italia. I 5 Stelle, per sostituirlo hanno messo in campo Enrico Lupardini, consigliere municipale uscente che dovrà cercare di mantenere viva l’amministrazione uscente, anche se orfano del suo ormai ex presidente. Per il Centrosinistra corre invece, Amedeo Chiacchieri, che ha il consenso pieno dell’intera coalizione e che alle Primarie ha duramente sconfitto il candidato del Pd, Foschi, un passato storico al Comune di Roma prima ed alla Regione Lazio successivamente. Per le destre, unite anche in questo Municipio, si presenta Simone Foglio. Va detto, infine, che per la prima volta il centrosinistra unito potrebbe insidiare lo strapotere del Movimento 5 Stelle. La ritrovata unità di coalizione, almeno in questi due Municipi della Capitale, potrebbe rappresentare un primo passo in avanti.

Ancona

Sfida tra quattro candidati sindaci ad Ancona, unico capoluogo di regione che va al voto in Italia, dove le comunali del 10 giugno sono anche un test politico, da un lato di verifica dei risultati delle elezioni del 4 marzo, che hanno visto un’affermazione generalizzata del Movimento 5 stelle e un buon successo della Lega in una regione tradizionalmente di centrosinistra, dall’altro in vista delle regionali del 2020. Ad Ancona, roccaforte rossa con sindaci Pds, Ds e poi Pd da 25 anni, la sindaca uscente Valeria Mancinelli (Pd) si presenta sostenuta dal suo partito, dai Verdi e da tre liste civiche: Ancora per Ancona, AnconaPopolare e Centristi per Ancona. Deve vedersela con il centrodestra, che si presenta unito (Lega, Forza Italia, Fdi) dietro al candidato civico Stefano Tombolini, supportato anche dalla sua lista 60100 Ancona, dalla civica Servire Ancona e da Unione di Centro Ancona, con la pentastellata Daniela Diomedi e con il giovane Francesco Rubini che corre con la lista Altra Idea di Città, in cui sono confluite forze di sinistra e varie sigle di associazioni. Una sfida che appariva, tutto sommato, agevole per Mancinelli prima del 4 marzo: ora con il ribaltamento dello scenario politico delle Marche, e’ tutto molto piu’ incerto, soprattutto se si andra’ al ballottaggio Mancinelli-Tombolini. Al momento ognuno corre per se’ e ufficialmente non si parla di accordi giallo-verdi. Ma la possibilita’ di scardinare un assetto politico che ha guidato la citta’ per 5 lustri non sfugge a nessuno.

Barletta

Sei candidati sindaco. Cosimo Damiano Cannito è il candidato delle Liste: Insieme per Barletta, Barletta attiva, Cannito Sindaco, La buona politica, Scelta popolare, Lealtà e progresso, Forza Barletta, Noi con Barletta, Progetto Barletta, Id Iniziativa democratica; Michelangelo Filannino è il candidato sindaco del M5s; Ruggiero Flavio Basile è in campo per la Lega e Benedetto Delvecchio si candida con Pd, Articolo Uno, Liste civiche Barletta più e Barletta verso futuro. Carmine Doronzo è appoggiato da Lista civica Città futura, Si Sinistra italiana, Lista civica #Reset Barletta, lista civica Coalizione civica. Rosa Gadaleta è in campo per Rivoluzione cristiana.

Brescia

Sfida a otto nel capoluogo di provincia lombardo. Contendono lo scranno più alto del Comune Emilio Delbono per il Pd, liste civiche Brescia 2030, Castelletti Brescia per passione, Del Bono sindaco, Del Bono 2.0 e Sinistra a Brescia; Paola Vilardi per Unione di centro, Fdi, Il Popolo della famiglia, Lista Civica x Brescia civica, Forza Italia e Lega; Guido Ghidini per il Movimento 5 stelle; Laura Castagna per Forza Nuova-Azione sociale; Leonardo Peli con la Lista civica Il bigio Pro Brixia, Alberto Marino per Potere al popolo; Lamberto Lombardi per Pci, Davide De Cesare per Casapound Italia.

Treviso

Sarà una sfida che dovrebbe giocarsi su pochi punti percentuali quella che andrà in scena tra il centrosinistra, che ricandida il sindaco uscente Giovanni Manildo, e la Lega con il centrodestra unito, che lancia Mario Conte. Il Carroccio, con un candidato sostenuto anche da Fi e FdI, punta senza mistero a superare la metà dei consensi più uno già alla prima tornata.

Vicenza

Il Movimento 5 Stelle è il grande assente a Vicenza, dove il centrodestra nello schema classico (Lega, Fi e Fdi), ricompattato sul nome dell’avvocato 46enne Francesco Rucco, ex An, proverà a strappare la poltrona di sindaco al Pd e al centrosinistra, dopo 10 anni di guida di Achille Variati.

Siena

A Siena si contano nove candidati a sindaco, per 18 liste, ed è l’unica tra le città toscane al voto dove M5s non corre: il movimento senese aveva proposto un candidato ma non è mai arrivato il sì dalla direzione nazionale. La sfida principale è tra il sindaco uscente Bruno Valentini, che si presenta sostenuto dal Pd e da una lista civica anche se il suo partito inizialmente non lo voleva ricandidato, il candidato unitario del centrodestra Luigi De Mossi, e l’ex sindaco senese Luigi Piccini (già primo cittadino dal 1993 al 2001 con Pds e Ds). Valentini deve vedersela anche con due fuoriusciti del Pd, Alessandro Pinciani e David Chiti, con proprie liste autonome. Avrà più chance di vittoria chi riuscirà ad attrarre l’elettorato M5s che alle elezioni del 4 marzo scorso ha ottenuto nella città del Palio il 20% circa dei consensi.

Pisa

Partita complicata anche a Pisa dove corrono 10 candidati a sindaco e 22 liste. La sfida sembra prevalentemente fra i candidati di tre schieramenti: il centrosinistra (Pd e tre liste civiche) che schiera l’assessore uscente della giunta Filippeschi Andrea Serfogli, il centrodestra (Lega, Fdi e Fi) con Michele Conti e Movimento 5 Stelle con Gabriele Amore.

Massa

Sempre corsa a 10 anche a Massa dove il sindaco Alessandro Volpi (Pd) cerca la riconferma e ha il sostegno di sette liste. Il centrodestra unito schiera Francesco Persiani mentre M5S, che già governa la vicina Carrara, punta sulla candidata Luana Mencarelli.

Sicilia, 5 città capoluogo: Catania, Messina, Ragusa, Siracusa e Trapani

Sono 138 i comuni che domenica andranno alle urne in Sicilia per il rinnovo delle amministrazioni. Di questi, 5 sono capoluoghi di provincia (Catania, Messina, Ragusa, Siracusa e Trapani), mentre 19 contano una popolazione superiore ai 15mila abitanti, per i quali il ballottaggio sarà il prossimo 24 giugno. Al voto sono chiamate 1.657.147 persone per eleggere 138 sindaci e 1.806 consiglieri comunali. Nei cinque capoluoghi i candidati a sindaco sono 31: cinque a Trapani e Catania, sette a Siracusa, Ragusa e Messina. A Catania Enzo Bianco, sostenuto da diverse liste civiche, dovrà vedersela con il candidato del centrodestra Salvatore Pogliese, europarlamentare e coordinatore provinciale di Forza Italia. Il Movimento 5 Stelle schiera Giovanni Grasso, maestro d’orchestra e insegnante di teoria e tecnica dell’interpretazione scenica all’istituto musicale “Vincenzo Bellini”. In corsa è poi Emiliano Abramo, presidente regionale della Comunità di Sant’Egidio. Tra i candidati sindaco c’è anche Riccardo Pellegrino, sostenuto dalla lista “Un cuore per Catania”. A Messina Renato Accorinti, pacifista indipendente, si scontrerà con il candidato di centrosinistra Antonio Saitta. Per il centrodestra il candidato è Dino Bramanti, direttore scientifico dell’Irccs neurolesi Bonino-Pulejo. In corsa è anche il deputato regionale di Sicilia Vera Cateno De Luca, che in passato è stato sindaco dei comuni messinesi di Fiumedinisi e Santa Teresa Riva. Unica donna candidata è Emilia Barrile, presidente del consiglio comunale uscente, sostenuta dalla lista “Leali-Progetto per Messina”. Corre con un proprio simbolo anche l’avvocato Pippo Trischitta, dimessosi da consigliere comunale quando era capogruppo di Forza Italia. Il Movimento 5 Stelle sarà in campo invece con Gaetano Sciacca, ex ingegnere capo del Genio Civile. A Trapani sono cinque i candidati, sostenuti soprattutto da liste civiche. Il Pd ha scelto Giacomo Tranchida, già sindaco a Valderice ed Erice. Il centrodestra è invece diviso: Forza Italia e altre liste civiche appoggiano Vito Galluffo, avvocato penalista. La Lega punta invece su Bartolo Giglio, imprenditore agricolo originario di Salemi. Per il Movimento 5 Stelle corre l’architetto Giuseppe Mazzonello. L’ex editore Peppe Bologna, a capo di una lista civica, chiude il parterre di candidati. Affollata la rosa di candidati anche a Siracusa. Tra loro non ci sarà il primo cittadino uscente Giancarlo Garozzo, che 5 anni fa corse con l’appoggio del Pd. Al suo posto ci sarà l’imprenditore Francesco Italia, che però non avrà il simbolo del Partito democratico che ha scelto Fabio Moschella, ex assessore della giunta uscente. Il terzo candidato è l’avvocato ambientalista di sinistra Giovanni Randazzo. Per il centrodestra corre l’ex assessore regionale all’Agricoltura Ezechia Paolo Reale. Reale è sostenuto da Forza Italia, Udc e Fratelli d’Italia. Di centrodestra anche l’ex deputato Fabio Granata. La Lega di Salvini si presenterà con Francesco Midolo, agente sportivo. Il Movimento 5 Stelle punta sull’imprenditrice Silvia Russoniello. A Ragusa infine il Movimento 5 stelle, che cinque anni fa vinse le elezioni con Federico Piccitto, cercherà la conferma con Antonio Tringali, presidente del consiglio comunale uscente. I suoi sfidanti sono tre di centrodestra, due di centrosinistra e un attivista. Si tratta dell’ingegnere Maurizio Tumino, nelle cui liste ci sono anche nomi legati a Lega ed ex Udc; Sonia Migliore, sostenuta da cinque liste; Peppe Cassì, avvocato sostenuto tra gli altri da Fratelli d’Italia; l’ex sindaco Giorgio Massari, insegnante ex Pd sostenuto da diverse liste civiche; Peppe Calabrese, sostenuto dai dem con altre quattro liste; e Carmelo Ialacqua insegnante, è in pista con con la lista Città futura.

L’appello al voto a sinistra di Nicola Fratoianni, leader di Sinistra Italiana

“Domenica 10 giugno si vota ed è un voto importante, è un voto per la tua città, è un voto per i tuoi diritti ed è bene che quel voto vada a sinistra”. Inizia così il videoappello del segretario nazionale di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni, alla vigilia del voto per il primo turno delle elezioni amministrative. “Un voto a sinistra – prosegue il leader di SI – per chi ha chiaro che per difendere i diritti delle persone occorre difendere la qualità della scuola, occorre difendere un’idea dell’urbanistica pensata per la qualità della vita delle persone, dei bambini, degli anziani”. “Un voto che serva a difendere il trasporto pubblico e un’idea del trasporto pubblico pensata per tutelare l’ambiente e la facilità per le persone di spostarsi da una parte all’altra della città. Un voto per chi pensa che sia necessario anche nelle città difendere il diritto al lavoro, il diritto al reddito. E dove le parole come inclusione e cittadinanza non siano solo evocazione retorica ma condizione concreta per praticare i propri diritti, per immaginare e costruire il proprio futuro per se e per i propri figli”. “Insomma un voto a sinistra – conclude Fratoianni – perché la sinistra è quella parte della politica che ha chiaro che per migliorare la vita di tutti bisogna innanzitutto migliorare la vita di chi è rimasto indietro, di chi non ce la fa, di chi ha il diritto e la possibilità di vivere meglio”.

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