
Renzi è con l’acqua alla gola. Anche i sondaggi “riservati” sulle elezioni siciliane e sulle elezioni nazionali fanno venire i brividi al segretario del Pd. Dal “Frecciabanca” arrivano “messaggi”, più precisamente “ordini” ai suoi uomini e donne, in particolare alla sottosegretaria Boschi, perché il governo cambi senso di marcia, metta in cantiere bonus il più possibile, mance elettorali. Ai ministri renziani, a partire da quello dell’Agricoltura che è anche il vicesegretario dei Dem, l’uomo di fiducia dell’ex premier, il compito di fare da apripista, di segnare la strada che Gentiloni deve battere. L’uscita del segretario del Pd sulla nomina del governatore di Bankitalia, il no alla conferma di Visco, uno slogan ripetuto nei tanti “messaggi” lanciato dall’ufficio mobile di Frecciabianca, noi siamo con i risparmiatori, non ha trovato consensi. Al contrario ha avuto l’effetto di isolare Renzi Matteo proprio dall’interno del Pd con le prese di posizione, in particolare di Napolitano e Veltroni, oltre a quelli di economisti, di editorialisti dei grandi giornali, si dice dello stesso Draghi, presidente della Banca centrale europea. In questi giorni la vicenda deve arrivare a conclusione e Renzi, in previsione di una sconfitta, ma non si sa mai, ha comunque aperto un altro fronte. Forse per la prima volta nella sua vita politica si trova a dover chiedere aiuto ai sindacati. Certo non lo fa direttamente, ma interviene su una materia molto sensibile che riguarda milioni di persone: le pensioni, l’adeguamento dell’età della pensione alle speranze di vita che sono aumentate portandola a 67 anni a partire dal 2019. Proprio il premier insieme al ministro Padoan con il consenso, si pensa, degli altri ministri, avevano affermato nel mettere mano al Decreto di Economia e Finanza, approvato dal Parlamento, che “la previdenza non è un obiettivo prioritario”. Gentiloni, in particolare, aveva detto che “c’è una legge e la rispetteremo”, idem Padoan e il ministro Poletti.
La mobilitazione di Cgil, Cisl, Uil alla base del “ravvedimento” del segretario Dem
Un netto no, più volte ribadito anche ai sindacati che proprio nella piattaforma con la quale avevano richiamato il governo al rispetto delle intese siglate circa un anno fa, l’età della pensione era uno dei punti più significativi insieme al lavoro, ai giovani in particolare, la sanità con i superticket, i contratti. Cgil, Cisl, Uil avevano chiamato i lavoratori alla mobilitazione, con assemblee in cento città, molto affollate. Avevano chiesto un incontro a Gentiloni e non avendo ricevuto risposta da martedì è partita una fase della mobilitazione, con attivi in tutti i luoghi di lavoro. Susanna Camusso aveva dichiarato che la parola “sciopero” non era andata in disuso, la Fiom aveva indicato la possibilità di uno sciopero generale. Renzi capisce che andare allo scontro con le tre Confederazioni, a campagna elettorale ormai avviata, con il voto della Sicilia che incombe, con la legge elettorale, i voti di fiducia proprio chiesti da lui a Gentiloni, non sono un belvedere. Il rischio è troppo grande, compie un atto che a lui deve essere costato molto ma il segretario del Pd sente l’acqua alla gola. Ed ecco il gran gesto. Alcuni “retroscenisti” commentando l’evento, già perché di un evento si tratta, scrivono: “Renzi non poteva lasciare l’argomento nelle mani dei ‘fuoriusciti’ (così gli scriba definiscono chi ha lasciato il Pd per dar vita ad Articolo 1 ndr) proprio mentre si entra in campagna elettorale”.
L’iniziativa presa dal ministro Martina, vice di Renzi. Poi interviene anche Guerini
Sarà il ministro dell’agricoltura Martina che è anche il suo vice in segreteria, a prendere l’iniziativa richiamando, a suo dire, le affermazioni della segretaria della Cisl, Anna Maria Furlan, “non tutti i lavoratori sono uguali”. Poi si aggiungerà Guerini, coordinatore della segreteria Dem, anch’egli si sente in dovere di richiamare la numero uno della Cisl. “Non tutti i lavori sono uguali – afferma Martina – non tutti i lavoratori hanno la stessa aspettativa di vita per le mansioni che fanno. Le norme volute dal governo Berlusconi e poi modificate dal governo Monti sull’aumento automatico dell’età pensionabile vanno riviste e per questo serve un rinvio dell’entrata in vigore del meccanismo. I tempi per una discussione parlamentare a partire dalle commissioni preposte ci sono tutti ed io credo sia giusto prendersi tutto lo spazio utile per aggiornare questa decisione anche alla luce di nuove valutazioni”. Guerini lo sostiene: “Sull’ipotesi di un meccanismo rigido e automatico dell’aumento dell’età pensionabile mi trovo d’accordo con chi, come la segretaria della Cisl Anna Maria Furlan, ha detto che le regole vanno ripensate. Non tutti i lavori sono eguali e di conseguenza anche l’attesa di vita può cambiare. I tempi ci sono, il rispetto dei conti deve anche tenere in considerazione il rispetto delle persone e della storia della loro vita lavorativa”.
Poletti. C’è tutto il tempo per modificare la legge. Ma come lavorano i ministri?
Poletti non poteva rimanere con il cerino in mano. Ricorda che c’è una legge da rispettare ma c’è tutto il tempo per modificarla. Ci viene da chiedere: ma come lavorano questi ministri, come lavora il governo? Ognuno procede per suo conto, oppure in combutta con qualche altro ministro, decide a prescindere dal consenso degli altri? Non solo. Possibile che Renzi Matteo, Gentiloni, Poletti, Padoan ignorassero che i presidenti della Commissione lavoro della Camera, Cesare Damiano, Pd e Sacconi presidente della omonima commissione del Senato, già Forza Italia ora aderente ad uno gruppuscoli nato dalla casa madre berlusconiana avevano definito una “iniquità” l’adeguamento automatico dell’età della pensione alla speranza di vita? Infine non possiamo ignorare un particolare che può sembrare di poco significato, invece è il segno del modo di rapportarsi ai sindacati da parte del governo e del Pd.
Ci riferiamo alle dichiarazioni di Martina e di Guerini che attribuiscono ad Anna Maria Furlan la “scoperta” che “non tutti i lavoratori sonno uguali”. Particolare di poco conto ma il segno che la parola Cgil e forse anche Uil non fa parte del vocabolario dei renziadi.
I sindacati: il governo mantenga gli impegni presi nel settembre 2016
Quelle parole sono il titolo di una dichiarazione rilasciata dai segretari confederali di Cgil, Cisl, Uil Ghiselli, Petriccioli, Proietti che così recita: “Non tutti i lavori sono uguali. Il Governo mantenga fede agli impegni assunti nell’intesa del 28 settembre 2016. L’adeguamento automatico dell’età pensionabile all’aspettativa di vita comporta conseguenze preoccupanti in un mercato del lavoro caratterizzato da un’elevata disoccupazione sia giovanile che over 50, e in cui sono ancora evidenti le ferite causate dall’aumento repentino dei requisiti pensionistici dovuto alla legge Monti-Fornero, che ha creato il drammatico fenomeno degli esodati”. Le tre confederazioni chiedono “il blocco dell’adeguamento all’aspettativa di vita previsto per il 2019 e l’avvio del confronto per una modifica dell’attuale meccanismo per superare e differenziare le attuali forme di adeguamento, tenendo conto anche delle diversità nelle speranze di vita e nella gravosità dei lavori”. Da parte dei sindacati le prime dichiarazioni arrivano da Furlan: “Importante la presa di posizione di Martina”. “Pensioni. Bene il ministro Martina. Bloccare l’aumento automatico si può e si deve”, twittano dalla segreteria della Cgil.
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