
La conferenza stampa che la delegazione egiziana reduce dalle “vacanze romane” ha tenuto oggi pomeriggio al Cairo sancisce in modo definitivo la chiusura ad ogni forma collaborativa con gli inquirenti italiani (coordinati dal procuratore della repubblica di Roma, Giuseppe Pignatone) per far luce sul sequestro e l’assassinio di Giulio Regeni.
Non che ci fossero molte speranze di un ripensamento, dopo il fallimento della due giorni romana. Ma l’ufficializzazione, davanti a decine di telecamere, dell’atteggiamente di totale rigetto delle richieste italiane – e dopo che Gentiloni aveva già provveduto a richiamare in Italia l’ambasciatore Massari – significa la chiusura di ogni minimo spazio negoziale.
Il procuratore aggiunto egiziano: abbiamo dato la massima collaborazione possibile
Al Sisi, a questo punto, non poteva più fare marcia indietro. Se l’ipotesi di una faida interna agli apparati di sicurezza egiziani aveva (e ha tuttora) qualche solido fondamento, e se si pensava che qualche alto dirigente potesse essere sacrificato come capro espiatorio, il nodo doveva essere sciolto durante gli incontri romani. Chiusi gli incontri con l’esito fallimentare che sappiamo, l’Egitto ha nell’immediato la strada obbligata: dare dignità politica a quel magma di piste fasulle e di disordinate indagini che con improntitudine è stato presentato a Roma. La conferenza stampa è stata tenuta da uno dei sostituti procuratori cairoti che hanno partecipato agli incontri di Roma. Con profilo serio e professionale, il magistrato egiziano ha affermato che il Cairo ha fornito all’Italia il massimo di collaborazione possibile, producendo tutto il materiale probatorio che poteva essere fornito. In realtà, gli egiziani hanno mostrato pochissimi video; quanto ai tabulati telefonici delle persone in contatto con Regeni negli ultimi giorni, il sostituto procuratore ha spiegato che la richiesta italiana è irricevibile, in quanto viola la costituzione egiziana, che tutela la privacy dei propri cittadini. Nel linguaggio giovanilistico, a questo punto si direbbe “ma allora ci hai voglia di litigare”. Ma la politica non può permettersi queste libertà lessicali.
E la politica dovrà studiare quali mosse dovranno seguire al richiamo dell’ambasciatore. Il ministro degli esteri Gentiloni si è limitato per ora a dire che nei prossimi giorni si valuterà con attenzione quali iniziative intraprendere.
Intanto, la magistratura italiana non sta ferma. La Procura di Roma ha annunciato per la prossima settimana una nuova rogatoria internazionale, per ottenere dal Cairo la documentazione che fin qui è stata negata.
A parte i tempi lunghi che queste procedure comportano, il risultato, dopo l’odierna conferenza stampa, è scontato. Si adotteranno probabilmente – sempre sul terreno giudiziario – iniziative che coinvolgano il magistero giuridico internazionale. Come si è fatto per i due militari italiani (Girone e Latorre) che l’India accusa di omicidio. Anche qui, inutile farsi illusioni: tempi molto lunghi. Resta il terreno economico-commerciale. Terreno sensibile ma anche infido. Quando si passa dalle parole ai fatti, spesso i principi etici rischiano di essere sacrificati al business.
Il sindaco di Fiumicello, paese di Giulio Regeni: “la conclusione era scontata, ma siamo incazzati”
“È una conclusione che tutti ormai davamo per scontata”, commenta il sindaco Ennio Scridel, interpretando i sentimenti della cittadina di tremila persone che si è stretta intorno alla famiglia Regeni. “La verità ce la possono dare solo gli organi di governo egiziani – ha aggiunto – ed è evidente che non lo vogliono fare. Io mi schiero pienamente dalla parte della famiglia, condivido il percorso che il Governo italiano ha seguito in questa difficilissima trattativa, perché ha dato fino all’ultimo momento spazio alle autorità egiziane per dire la verità, per assumere le proprie responsabilità, e invece rimaniamo con questo ritiro dell’ambasciatore”. Quasi un’accusa di vigliaccheria nei confronti delle autorità del paese mediorientale: “Non c’è il coraggio o la dignità di ammettere questa barbarie su un ragazzo che una volta giunto in Italia nemmeno la mamma riconosceva più come suo figlio, da quante torture aveva subito”. Quanto a ciò che succederà, Scridel ha sottolineato che dopo lo sconvolgimento, ora “siamo anche un po’ – passatemi la parola – incazzati. E quindi da incazzati agiremo, non ci fermeremo, attiveremo tutte le iniziative possibili per ricordare e per pretendere una verità. La comunità di Fiumicello non stara’ zitta”. Intanto, per le prossime settimane sono in programma una pedalata nella Bassa friulana, il 16 aprile, e domani un “Concerto per Giulio” nella chiesa di San Lorenzo a Fiumicello.
- La lezione dei ballottaggi. Si apre una stagione politica nuova, senza più roccaforti “rosse”. Sconfitto il Pd senza più radicamento, diventato liquido - 26 Giugno 2017
- Domenica la partita dei ballottaggi in 111 comuni. Altissime le poste in gioco, a partire dalla tenuta del governo, da Renzi in cerca di rivincite, e da Berlusconi per il riscatto - 23 Giugno 2017
- Comunali. Centro nord. Da Genova, a La Spezia. Da Verona a Padova, a Monza a Sesto e in Piemonte, centrodestra in netta rimonta. Centrosinistra arranca. I grillini fuori - 12 Giugno 2017