Pensioni di reversibilità, il Governo Renzi vuol fare cassa? Smentita di circostanza del ministro Poletti e dura presa di posizione dello Spi Cgil

Pensioni di reversibilità, il Governo Renzi vuol fare cassa? Smentita di circostanza del ministro Poletti e dura presa di posizione dello Spi Cgil

Rischia di esasperarsi ancora di più il dibattito sulla riforma pensioni 2016 attorno alla possibile riduzione degli assegni di reversibilità. Un’ipotesi che da alcuni giorni ha riacceso le polemiche sulla questione previdenziale tanto da costringere il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali a prendere carta e penna per scrivere una nota, anche per non compromettere il percorso del ddl Cirinnà sulle unioni civili che estende le pensioni di reversibilità alle coppie omosessuali. Malgrado l’intervento del ministro Poletti, i dubbi restano tutti in piedi, visto che tutti i sindacati, senza alcuna esclusione, sono già scesi sul sentiero di guerra. Ma al buon Poletti va concesso l’onore delle armi e la sua presa di posizione altri non è che una possibile ammissione di colpa, l’ennesima, dell’attività di questo Governo. “La polemica sulle pensioni di reversibilità, scandisce Poletti – è totalmente infondata. Evidentemente c’è chi cerca facile visibilità e si diletta a inventare un problema che non c’è per poi poter dire di averlo risolto”.

Quali sono le sovrapposizioni e le situazioni anomale di cui parla il ministro Poletti?

“La proposta di legge delega del Governo – ha spiegato ancora il ministro – lascia esplicitamente intatti tutti i trattamenti in essere. Non sono previsti interventi di riduzione degli assegni né a breve né a lungo termine. “Tutto quello che la delega si propone è il superamento di sovrapposizioni e situazioni anomale. Ribadisco che il Governo, vuole dare e non togliere”. Ma è proprio questo il punto, ovvero le situazioni anomale, di cui si parla senza però spiegarlo. Chiarimenti all’esecutivo sulla questione sono stati chiesti da diversi parlamentari della maggioranza di governo, così come dai sindacati e dai partiti di opposizione.

Dopo quanto fatto da Monti possibili nuovi disastri anche dal Governo Renzi. L’alzata di scudi dello Spi Cgil

Ad esprimersi sulla vicenda anche il leader del Movimento 5 stelle Beppe Grillo che sul suo blog ha pubblicato un post con il titolo: “Il governo vuole cancellare la pensione di reversibilità”. Quello che però diventa sostanza è la mancata lotta alla povertà, che vorrebbe essere incarnata dal Decreto governativo, ma che, probabilmente, porterà nuovi sfaceli nella previdenza. Sul punto da registrare anche la posizione della Cgil, con la presa di posizione del Segretario Generale dello Spi Cgil, Ivan Pedretti: “Nel ddl, infatti, tra le altre misure si prevede la possibilità di rivedere le pensioni di reversibilità, ovvero quelle erogate agli eredi alla morte del pensionato o del lavoratore che muore avendo maturato i requisiti per l’assegno. In altre parole, cancellare le pensioni di reversibilità significa cancellare, da parte dello Stato, ogni residuo legame legale tra due coniugi dopo la morte di uno dei due. E, questo provvedimento, diventa ancora più ingiusto se si pensa che per la maggior parte riguarda le donne rimaste vedove. “Provo a spiegarlo – scrive ancora Pedretti – con parole semplici, vista la complessità della materia: secondo questo disegno di legge, le reversibilità vengono considerate prestazioni assistenziali e non più previdenziali. Che cosa significa e che cosa comporta tutto questo? Significa che l’accesso alla pensione di reversibilità d’ora in poi sarà legata all’Isee, per il quale conta il reddito familiare e non quello individuale. Di conseguenza il numero di coloro che vi avranno accesso inevitabilmente si ridurrà e saranno tante le persone che non si vedranno più garantito questo diritto”. Questo a suo giudizio “non è solo profondamente ingiusto ma è anche tecnicamente improprio e rischia di aprire un contenzioso anche a livello giuridico.

Deve essere chiaro che la pensione di reversibilità è una prestazione legata ai contributi effettivamente versati

La pensione di reversibilità infatti è una prestazione previdenziale a tutti gli effetti, legata a dei contributi effettivamente versati. Che in molti casi quindi sparirebbero nel nulla, o meglio, resterebbero nelle casse dello Stato. In parole povere una sorta di “rapina” legalizzata. Perpetrata soprattutto ai danni delle donne perché l’età media degli uomini è più bassa e la reversibilità è quindi una prestazione che riguarda soprattutto loro”. “Donne che – osserva ancora Pedretti – oltretutto sarebbero doppiamente colpite perché, come è a tutti noto, hanno una pensione mediamente inferiore a quella degli uomini. E che in futuro rischiano quindi di impoverirsi ulteriormente. Un vero capolavoro, insomma. Uno sfregio che mi auguro possa essere ritirato nella discussione che si aprirà a breve nella Commissione Lavoro. Ne vale del futuro pensionistico di tante persone e della dignità di un governo che non può pensare di fare cassa sulle spalle delle vedove”. “Ci sono i margini per modificarlo ed è quello che interessa a noi. Ma serve la volontà politica. Se non ci saranno riscontri positivi non staremo di certo fermi a guardare”, aggiunge il segretario dello Spi su Facebook. Da segnalare anche la presa di distanza di Cesare Damiano, presidente della Commissione lavoro della Camera ed esponente della minoranza Pd. ll provvedimento, spiega l’ex ministro del Lavoro, è “in sé positivo, ma prevede la possibilità di tagliare le pensioni di reversibilità. Per noi questo non è accettabile: si tratterebbe dell’ennesimo intervento dopo quelli, pesanti, del governo Monti. La previdenza – aggiunge – non può essere considerata la mucca da mungere”.

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