Conferenza Cgil. Furlan, segretaria Cisl: “uniti su fisco, pensioni e Sud”. Barbagallo, segretario Uil: “Contratti subito”

Conferenza Cgil. Furlan, segretaria Cisl: “uniti su fisco, pensioni e Sud”. Barbagallo, segretario Uil: “Contratti subito”

Alla Conferenza di organizzazione della Cgil sono intervenuti anche Anna Maria Furlan, segretaria generale della Cisl, e Carmelo Barbagallo, segretario generale della Uil. Riportiamo ampi stralci dei loro interventi, tratti da rassegna.it.

Anna Maria Furla, Cisl: unità contro l’attacco al sindacato

“Il sindacato confederale per essere forte deve essere unito. La sfida che abbiamo di fronte oggi è costruire unità di azione su quello che condividiamo, a partire da tre temi: fisco, pensioni e Sud”. Oggi, complice la crisi e l’attacco al sindacato, “ne abbiamo un po’ più bisogno di prima”. Il segretario generale della Cisl, Anna Furlan, parlando alla conferenza di organizzazione della Cgil raccoglie e rilancia l’invito giunto da Corso Italia a costruire un percorso comune: “Su questi argomenti possiamo fare un ragionamento unitario. Insieme alla contrattazione, rappresentano la sfida che abbiamo di fronte, la nostra capacità di fare proposte per il bene del paese”.

Perciò “vale la pena di provarci sino in fondo, trovando elementi che uniscono nel rispetto reciproco: è una bella lezione di come si sta insieme, di come si costruisce insieme per il paese”. Un percorso tanto più necessario, ribadisce Furlan, nel periodo storico in cui il sindacato confederale è considerato scomodo: “Gli attacchi sono evidenti. Non esistono i megastipendi della Cisl, abbiamo un regolamento con sanzioni e garanzie di trasparenza totale. Il ruolo del sindacato confederale oggi è essenziale: non abbiamo altri soggetti in grado di creare un paese un po’ più giusto ed equo, dove il lavoro non sia vissuto solo in termini negativi ma torni a essere elemento di solidarietà e partecipazione”.

Per fare tutto questo, “il nostro impegno è anzitutto a cambiare l’Europa”, precisa la dirigente sindacale: “È la prima grande sfida per determinare il cambiamento, in questa Europa sempre più populista, vecchia, razzista, che risponde solo ai bisogni della finanza. L’Europa che respinge i migranti, non accoglie chi scappa dalla guerra”. Occasione straordinaria sarà il prossimo congresso della Ces: “Il sindacato europeo è troppo lento e burocratizzato, dobbiamo iniziare una vera grande battaglia per costruire davvero gli Stati Uniti d’Europa sulla base della solidarietà e per cancellare il fiscal compact, ovvero la negazione della solidarietà economica”. Lottare per un’Europa che non metta in discussione i contratti nazionali: “Sono sempre più spesso sostituiti da altre forme, importanti certo, ma prive delle coperture dei contratti nazionali. Riformare la contrattazione è lo strumento vero per salvaguardare nel nostro paese il contratto nazionale, non il contrario”.

“Il tema – ha concluso – non è una legge che garantisca il salario minimo, è invece come riusciamo noi, attraverso la contrattazione, a rappresentare chi è fuori dai contratti nazionali e non c’è modo migliore per farlo che rinnovandoli davvero. Per questo abbiamo detto a Confindustria che i tavoli aperti devono andare avanti e devono essere chiusi. E chiediamo al governo due impegni: il rinnovo dei contratti pubblici come datore di lavoro, meno fisco a partire dai contratti di solidarietà”.

Carmelo Barbagallo, Uil: ripartire dal Patto federativo Cgil, Cisl e Uil del 1972, dai Consigli di fabbrica

“Dobbiamo fare i contratti, e farli subito. Confindustria deve dare un segnale forte di ripresa della contrattazione con quelle categorie che sono già avanti: se questo non avverrà, non ci siederemo più ad alcun tavolo”. È un Carmelo Barbagallo molto battagliero quello che è intervenuto stamani (venerdì 18 settembre) alla giornata conclusiva della Conferenza di organizzazione della Cgil, in corso all’Auditorium di Roma. “Dobbiamo dire basta – ha continuato il segretario generale della Uil – all’inflazione programmata, europea o internazionale che sia. Servono contratti che ridistribuiscano la ricchezza a livello nazionale e la produttività a livello locale. Ma Confindustria non sembra d’accordo, visto che vogliono fare solo migliaia di contratti aziendali, per poi passare direttamente a quelli individuali”.

Nel suo discorso Barbagallo si è molto concentrato sui rapporti tra Cgil, Cisl e Uil. “Nei giorni scorsi – ha sottolineato – sono andato a rileggermi il patto federativo stipulato nel 1972: allora c’erano i Consigli di fabbrica, oggi ci sono le Rsu. Penso che occorra ripartire da lì, rimetterci assieme, perché un sindacato democratico resiste a tutti gli attacchi”. Il segretario generale della Uil ha poi invitato tutti “a smetterla di annunciare guerre meteorologiche e a fare mediazioni al ribasso. Servono la capacità di fare proposte e l’umiltà di ricercare tra noi e di sostenere insieme l’idea migliore, senza dividersi sui principi”.

Anche perché i temi su cui lavorare assieme, secondo il sindacalista, sono numerosi. A cominciare dal Mezzogiorno: “Se ci vorranno vent’anni per recuperare quanto perso negli ultimi otto anni di crisi, nel Sud ci vorranno secoli. Il governo ci dice che sul Mezzogiorno bisogna fare solo manutenzione ordinaria: ma il Sud è un buco nero, è arrivata l’ora di riempirlo. Anche perché senza il Mezzogiorno, non c’è sviluppo dell’Italia”. Secondo Barbagallo, allora, non basta “chiedere investimenti, infrastrutture materiali e immateriali, non basta neanche commissariare le Regioni che non usano i fondi europei ed eliminare le burocrazie. Dobbiamo dire che siamo disponibili a una contrattazione flessibile a tempo, allo scopo di favorire l’insediamento delle imprese”.

Il segretario generale della Uil non ha, infine, risparmiato critiche al governo. “Sulla legge Fornero – ha detto – ci hanno detto che non ci sono più soldi, mentre sugli esodati i soldi che c’erano li hanno presi. Ci chiedono di avere pazienza sulle richieste di lavoratori e pensionati, ma intanto il loro potere d’acquisto cala sempre più. E che dire delle dimissioni in bianco? Non abbiamo neanche potuto festeggiare la nuova legge, visto che ormai le donne possono licenziarle quando vogliono”. L’ultima battuta è sul fisco: “In Germania i lavoratori guadagnano il 10 per cento in più, e all’impresa costano il 20 per cento in più. Occorre ridurre subito le tasse sul lavoro: in Italia il costo del lavoro è drogato da tasse che i governi mettono e, come per l’accise della benzina, non si toglie più”.

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