
La proposta lanciata da Enrico Letta in una recente intervista a Repubblica, ossia concedere il voto anche ai sedicenni, ha avuto alcuni indubbi meriti. Innanzitutto, è stata formulata nel momento opportuno, mentre abbiamo ancora negli occhi la meraviglia delle piazze per il clima in cui una nuova generazione si è affacciata alla battaglia politica in nome di quella “ecologia integrale” di cui ha parlato tante volte il pontefice, coniugando la tutela ambientale con i diritti sociali di milioni di cittadini e di lavoratori. In secondo luogo, ha suscitato un avvincente dibattito, per una volta condotto con toni civili e costruttivi, su un argomento che merita di essere approfondito in quanto investe la vita e il futuro di ciascuno di noi. Infine, ci ha rivelato un nuovo Letta, più attento rispetto al passato al tema decisivo dell’ampliamento della democrazia, attraverso il coinvolgimento di tutti coloro che finora ne sono stati ingiustamente esclusi.
La proposta, dunque, è interessante e costituisce un’opportunità che non va lasciata cadere. Crediamo, tuttavia, che debba essere leggermente emendata per far sì che l’ottimismo della volontà di quanti vedono in quest’idea il compimento di un percorso che, effettivamente, dura da anni si sposi con il pessimismo della ragione di quanti temono, non a torto, che non tutti i sedicenni abbiano ancora la maturità necessaria per decidere da chi deve essere guidato il Paese. Al che, siamo giunti alla conclusione che sarebbe opportuno applicare alle elezioni lo stesso criterio che si utilizza nella concessione della patente. La maggiore età deve essere lasciata a diciott’anni, senza anticipi e senza tornare ai ventuno perché sarebbe una forma di regresso. E anche l’elettorato passivo, a parer mio, andrebbe lasciato a venticinque anni per quanto concerne la Camera e abbassato da quaranta a trentacinque per il Senato, trattandosi di un’età comunque ragionevole per occuparsi della cosa pubblica ai massimi livelli, senza mettere a repentaglio il suo ruolo di camera alta.
Il voto, diritto e dovere costato, al di là di ogni retorica, il sangue di migliaia di persone, è un principio democratico assoluto, il cui valore non può essere in alcun modo sminuito. Pertanto, la mia idea è che andrebbe concessa ai sedicenni la possibilità di votare per comuni e regioni, a diciotto per la Camera e le Europee e a ventuno per il Senato, ponendo fine alla discrepanza, oggettivamente eccessiva, fra gli elettorati delle due camere. Il rischio che questa differenza condizioni negativamente l’esito delle elezioni, generando maggioranze assai diverse, si è infatti trasformato in realtà e un piccolo intervento di manutenzione costituzionale in tal senso sarebbe auspicabile. Ogni volta che si discute di concedere nuovi diritti, allargare la partecipazione politica e spingere l’orizzonte più in là non possiamo che essere d’accordo e plaudire alla scelta. È l’opposto di ciò che dovrebbe accadere con l’assurdo, e assolutamente immotivato, taglio dei parlamentari.
Latest posts by Roberto Bertoni (see all)
- Roberto Bertoni. Draghi, i giovani e il futuro dell’Italia - 6 Febbraio 2021
- Roberto Bertoni. Sandro Cardulli, il direttore allegro - 4 Ottobre 2020
- Roberto Bertoni. Riflessioni sulla scuola che resiste - 3 Ottobre 2020