È ufficiale: la Ue apre la procedura di infrazione. L’Italia affonda nel debito. Il fallimento dei gialloverdi. Salvini ora metterà l’elmo. Cgil, Cisl, Uil: scelte sbagliate del governo

È ufficiale: la Ue apre la procedura di infrazione. L’Italia affonda nel debito. Il fallimento dei gialloverdi. Salvini ora metterà l’elmo. Cgil, Cisl, Uil: scelte sbagliate del governo

Che dire? Era stato già scritto tutto su come sarebbe andata a finire nel “duello”, come l’hanno inteso Salvini e Di Maio, trascinando nel baratro un professore, già rettore universitario come Tria, incastrato fra il governo populista, gialloverde e la Commissione europea.  Il via libera alla procedura di infrazione per debito eccessivo da parte della suddetta Commissione, i “burocrati” come il capo della Lega definisce i Commissari che, al contrario, sono tutti o quasi, politici di rango, ex ministri di lungo corso, era nelle cose. Invece di aprire un confronto serrato per dare un segno diverso alla politica europea, di operare all’interno degli organismi della Ue, a partire dal Parlamento, gli esponenti del governo gialloverde, a partire dal Salvini, si fanno portavoce delle forze di destra, più retrive, che operano a livello europeo, facendo capire che l’Italia potrebbe anche abbandonare la Ue, a partire dall’Euro. Le prime dichiarazioni, i primi commenti arrivano da Cgil, Cisl, Uil, Confederazione dei sindacati europei ( Ces), Alleanza delle cooperative di cui diamo conto a conclusione dell’articolo. Sottolineano come fa Maurizio Landini il “fallimento delle politiche economiche e sociali di questo governo”. La novità, se così si vuol dire, è che  ora  la procedura di infrazione ha avuto il via libera ufficiale. Parte un percorso che coinvolge diversi organismi della Ue. Tutto in salita per Conte, che si trova invischiato in cose che non conosce, trainato da due “collaboratori”, i vicepremier, i quali si difendono attaccando, come fanno coloro che al limite della disperazione non sanno cosa fare e partono lancia in resta contro gli ipotetici nemici, nel caso i Commissari Ue, i quali, chissà perché ce l’avrebbero solo contro gli italiani. Salvini ora metterà l’elmo come il prode Anselmo. Già che c’era, il Di Maio, non sapendo, vista la sua poca dimestichezza con l’economia, cosa dire, cosa fare, se la prende con il Pd che sarebbe responsabile del debito “eccessivo” richiamato dai Commissari Ue  alla base della apertura della procedure d’infrazione.

Ancora gaffe da parte del vicepremier Di Maio. Ormai ne fa collezione

Il vicepremier stellato, protagonista di una nuova gaffe, non ha ancora smaltito la sonora sconfitta, quasi un record, nelle elezioni europee dove i  voti pentastellati si sono dissolti come neve al sole, anzi peggio perché lo scioglimento della neve qualche traccia la lascia, lui no. Risponde il capogruppo del Pd in Commissione Bilancio della Camera, Marattin: “Non sono sicuro – dice – che capisca le motivazioni della Commissione Ue. Per ora il testo è stato pubblicato solo in inglese. Suggerisco a Di Maio di aspettare quello in italiano per comprenderlo meglio. A dire il vero non sono del tutto sicuro che lo capisca ugualmente”. E ricorda che il debito riguarda il 2018, più della metà del governo pentastellato, il 2019 e il 2020. Infatti la Commissione europea ha dato il primo via libera alla procedura di infrazione contro l’Italia perché la regola del debito “non è stata rispettata nel 2018, nel 2019, non lo sarà  nel 2020”. Tutta roba che riguarda il governo Conte, con vice Salvini e Di Maio e Tria, ministro dell’Economia a sopportare un peso  insopportabile. La Commissione nel suo documento nota che il debito “pesa per 38.400 euro ad abitante oltre 1000 euro a testa per rifinanziarlo”. Un debito che è andato sempre più crescendo. Potrebbero multare l’Italia per ben 3,5 miliardi di euro. Per Bruxelles il rallentamento economico “spiega solo in parte l’ampio gap” nel rispetto della regola, e la “retromarcia” su alcune riforme pro-crescita del passato, come quella delle pensioni, e il deficit proiettato oltre il 3% nel 2020, rappresentano “fattori aggravanti”.

Sarà l’Ecofin a decidere se dare avvio formale alla procedura d’infrazione

L’avvio formale della procedura spetta agli stati, ai governi attraverso l’Ecofin, il Consiglio cui prendono parte i governi. Quello annunciato è comunque soltanto un primo passo verso una sanzione. Martedì ad esprimersi saranno gli sherpa dei vari Paesi i quali discuteranno se proseguire con la procedura o tentare un negoziato con l’Italia. Il sì definitivo dovrebbe  arrivare il 9 luglio dall’Ecofin, il consiglio dei ministri delle Finanze dell’Unione europea. Dice il vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis che “la crescita è quasi al palo”, che il governo presieduto da Conte ha provocato “danni” all’economia con le misure adottate nell’ultimo anno, quota cento, reddito di cittadinanza. La decisione della  Commissione di richiamare l’Italia,cprosegue, “va ben al di là della procedura. Quando guardiamo all’economia italiana vediamo i danni che stanno facendo le recenti scelte politiche”.

Il debito italiano una grande fonte di vulnerabilità per l’economia

“Il debito italiano resta una grande fonte di vulnerabilità per l’economia” – si legge nel rapporto – e “le nuove misure e il trend demografico avverso capovolgono in parte gli effetti positivi delle riforme pensionistiche del passato e indeboliscono la sostenibilità a lungo termine” delle finanze, danneggiata anche “dall’aumento dei tassi d’interesse dei titoli di Stato osservato nel 2018 e 2019″. Lo spread, anche in questi giorni, ha continuato a crescere,  si avvicina a quota 290, poi torna indietro di qualche punto. Una vera e propria miccia che può far incendiare il Bilancio.

Moscovici, il commissario agli Affari economici sottolinea che ora ci sono quindici giorni di tempo. Un organismo tecnico del Consiglio in cui siedono i direttori generali del Tesoro e delle Banche centrali nazionali di tutti gli Stati membri esprimerà la propria opinione. “Nel frattempo – ha detto Moscovici – noi siamo sempre pronti a scambiare nuove cifre e informazioni fattuali con il governo italiano. È questo quello che  bisogna fare ora. La porta resta sempre aperta all’accordo e allo scambio. Ma sta al governo italiano dimostrare che si può evitare la procedura Edp (l’infrazione per debito eccessivo ndr)”. Bisogna ricordare che questo è proprio quello che è successo l’anno scorso: a novembre la Commissione aveva concluso, come oggi, che l’Italia era inadempiente rispetto alla regola del debito e che una procedura Edp era dunque “giustificata”; ma a dicembre, dopo intensi negoziati col governo di Roma e misure aggiuntive che avevano ridotto il deficit pubblico previsto dal 2,4% al 2,04%, si pervenne a un accordo che fermò il meccanismo, prima di avviare la procedura. Ma dall’Italia, come riferiamo in altro articolo le risposte non sono incoraggianti.

Da Palazzo Chigi: “Non ci saranno manovre correttive”

Una nota di Palazzo Chigi fa presente che “non ci saranno manovre correttive”. Il governo ricorda di aver presentato un rapporto sul debito con una serie di giustificazioni per il mancato rispetto degli impegni presi a novembre. Giustificazioni che non hanno convinto la Commissione. Non solo, la vicenda della “doppia lettera”, addirittura la denuncia presentata dal ministro Tria della fuga dal suo ufficio di una lettera che non era quella poi inviata, non ha giocato a favore del governo gialloverde, della sua credibilità. Per non parlare della tanto decantata flat  tax, che tanto sta a cuore al Salvini, una “priorità”  dice, ma lo stesso Conte dice che sul suo tavolo “non c’è ancora nulla”. E quelli di Bruxelles seguono da vicino le vicende italiane, così come i giornali di mezzo mondo. Non hanno ignorato lo scontro fra Salvini, Di Maio, con Conte che minaccia di andarsene, Tria che cerca il colpevole della diffusione della lettera in cui si dava disponibilità ad intervenire sul welfare. Poi scompare la disponibilità e Salvini e Di Maio pensano solo al contratto che hanno firmato. Si controllano a vicenda. Ora si sono riparlati al telefono e il vicepremier che presiede anche due ministeri annuncia che saremo “seduti al tavolo (quello della Ue ndr) con responsabilità”. “Noi – dice – siamo persone serie, l’Italia è un paese serio, che rispetta la parola data”. Andremo in Europa “non per distruggere, ma per costruire”. In Europa e non solo la pensano diversamente. Forse anche gli “amici” di Salvini, a partire dalla Le Pen e da Orban, quelli di Visegrad, preferiscono il silenzio. Populisti sì, anche un po’ xenofobi va bene, razzisti pure, bravo Salvini, ma stattene a casa tua. Forse solo l’amerikano Bannon potrebbe esprimergli solidarietà. Chissà, forse dipende dagli umori di Putin.

Il Fondo monetario internazionale parla di  “rischio Italia”

Di “rischio Italia” parla di Fondo monetario internazionale nel suo rapporto che sarà reso pubblico il prossimo 13 giugno. “Il debito italiano – si legge nel rapporto – è uno dei maggiori fattori di rischio per l’area euro insieme alla Brexit e alle tensioni commerciali in corso tra Stati Uniti e Cina”. Rapporti simili a quello sull’Italia sono stati discussi dalla Commissione riguardo al debito pubblico di Francia, Belgio e Cipro. Non sono state constatate violazioni.  Dall’ Adnkronos si fa circolare la notizia sulla possibile mediazione fra l’Italia e la Commissione europea. Questo weekend a Fukuoka in Giappone si svolge il G20 finanziario, è previsto un incontro bilaterale  informale tra il ministro delle Finanze tedesco, Olaf Scholz, e il ministro dell’Economia, Giovanni Tria. Berlino, stando alla agenzia di stampa, punterebbe a  ritagliarsi un ruolo di mediazione per riportare l’Italia sul binario del consolidamento e dunque del rispetto delle regole UE.

_________________________________________________________________________

Le prime reazioni italiane. La procedura di infrazione va evitata e scongiurata

Veniamo alle prime reazioni italiane. Subito gli interventi dei segretari generali di Cgil, Cisl, Uil. Maurizio Landini, il leader della Cgil, afferma: “Da un certo punto di vista l’Ue conferma il fallimento delle politiche economiche e sociali di questo governo, noi come sindacati l’avevamo detto prima. La manovra non ha fatto ripartire gli investimenti, le politiche economiche sono sbagliate, è evidente”. Il  segretario generale della Cgil sottolinea che “bisogna far ripartire gli investimenti, combattendo davvero l’evasione fiscale e facendo una riforma fiscale che riduca la tassazione sul lavoro dipendente e sui pensionati. Le cose – ha aggiunto – non vanno non perché lo dice l’Europa, ma perché le cose vanno peggio in Italia e dipendono da noi“. Annamaria Furlan, segretaria generale della Cisl, afferma che  la procedura d’infrazione “va evitata e scongiurata perché altrimenti i prezzi li pagheranno i lavoratori, i pensionati e le famiglie italiane. Sono mesi che chiediamo al governo di cambiare la sua linea economica”.  La politica del governo “allarga il debito e non fa partire le grandi e medie opere, 80 miliardi tenuti lì e non investiti, 400 mila posti di lavoro non attivati”, continua Furlan. “Da tanto tempo diciamo che il paese ha bisogno che le risorse siano investite in crescita, sviluppo, ricerca, innovazione, informazione. Il governo ha portato il paese a crescita zero”, conclude. Barbagallo, segretario generale della Uil avverte che “se non si apre un dialogo sociale e il governo non si fa aiutare dai sindacati, ho l’impressione che continueranno così e l’Europa rischia di farci a fettine”. “Se utilizzasse il dialogo sociale con i sindacati, il governo si presenterebbe anche meglio in Europa. Siamo sempre stati contrari all’austerità, quelle regole sono sbagliate, ma per cambiarle bisogna fare alleanze e non la guerra con tutti i Paesi”, ha aggiunto. Luca Visentini, segretario generale della Ces (Confederazione Europea Sindacati), ha commentato: “Le norme del bilancio della Ue ostacolano la crescita economica, ma l’Italia ha sprecato la flessibilità che ha avuto negli ultimi anni, tagliando le tasse e aumentando le disuguaglianze invece di investire in crescita e qualità nella creazione di posti di lavoro. È assurdo che il governo italiano ora desideri una maggiore flessibilità per introdurre cambiamenti fiscali più uniformi e meno progressivi”. Mauro Lusetti, presidente di Alleanza cooperative, afferma che “la  posizione della Commissione europea su una possibile procedura d’infrazione per l’Italia credo che preoccupi noi come tutto il resto del mondo economico e civile. Una proceduta di infrazione è qualcosa di estremamente grave e importante, il governo non potrà non rispondere adeguatamente”.

Share