Patrizio Paolinelli. Tre domande a… Giorgio Benvenuto. Roma, convocare gli stati generali per uscire dal declino

Patrizio Paolinelli. Tre domande a… Giorgio Benvenuto. Roma, convocare gli stati generali per uscire dal declino

Quali sono le cause principali che hanno determinato l’attuale degrado di Roma?

Ce ne sono diverse, ma vorrei concentrarmi su due. La prima è data dalla mancanza di uno status giuridico a sé stante come avviene per altre capitali quali Parigi, Londra e Washington. Tale deficit contribuisce a generare una situazione in cui la comunità politica romana fa fatica a possedere una propria autonomia rispetto al governo nazionale. Si tratta di una causa che ha contribuito ad alimentare il problema della governabilità. Problema assai minore nella Prima Repubblica e che con l’avvento della Seconda ha superato davvero il livello di guardia. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: un mondo politico-ammnistrativo inadeguato e di conseguenza l’eccessivo carico di criticità che gravano la capitale. Limitandoci a quelle più visibili penso ai disastrosi trasporti pubblici, alle difficoltà nella raccolta dei rifiuti, alla scarsa manutenzione delle strade e del verde pubblico, alla mancanza di parcheggi, alla speculazione urbanistica, all’abbandono delle periferie. Si potrebbero aggiungere criticità meno visibili come il clientelismo, la corruzione endemica e la presenza della criminalità organizzata, ma direi che l’elenco che ho appena fatto è sufficiente per darci il quadro di una cattiva gestione che da ormai da decenni investe tutti i sindaci che si sono succeduti al Campidoglio, chi più chi meno. La seconda causa che aiuta a spiegare il declino di Roma è costituita dalla mancanza di una visione sul suo ruolo e il suo futuro. Visione della quale sento parlare da sempre ma poi non si approda a nulla e alla fine abbiamo una città che non si sa bene cosa sia. Ovviamente tutto ciò si riflette in maniera negativa sulla qualità della vita dei cittadini e senza mezzi termini si può dire che oggi Roma è una città invivibile, una città che sta morendo.

Quali sono le sue idee per rilanciare Roma?

Non ho ricette in tasca. Oltretutto va detto chiaramente che la situazione è talmente degenerata che chiunque faccia il sindaco della capitale si trova davanti a problemi insormontabili, o quantomeno di difficilissima soluzione. Tuttavia posso indicare un metodo di lavoro. Per prima cosa occorre un progetto di almeno dieci anni che conduca Roma a essere una capitale davvero europea. Purtroppo ciò si scontra con l’attuale modo di fare politica. E cioè, promettere sapendo di non poter mantenere, scambiarsi messaggini polemici tra maggioranza e opposizione senza aprire discussioni serie sulle piaghe della città. I politici sembrano essersi trasformati in opinionisti di second’ordine. Ognuno dice la sua, non ci si mette attorno a un tavolo per discutere del bene della città e le cose peggiorano di anno in anno. In questa situazione prosperano gruppi di pressione, di interesse, pseudo-lobby che finiscono per condizionare pesantemente il mondo politico. Fatto questo rilevo, purtroppo indispensabile, per realizzare una nuova idea di Roma occorre istituire una conferenza o, se si preferisce, convocare gli stati generali della città, dove la politica ascolti le associazioni dei cittadini, le imprese, i sindacati, le università e con questi e altri soggetti sociali individuare le emergenze da affrontare, i progetti da realizzare per poi chiedere iniziative legislative, sostegni economici. A proposito di sostegni economici, di recente il governo nazionale si è fatto carico di una parte dello stratosferico debito del Comune di Roma, ma come al solito si ottengono soldi per tappare i buchi, per tirare avanti, mai che le risorse economiche vengano ancorate a un progetto complessivo della città.

La gestione di Roma da parte dei 5 Stelle è ampiamente criticata. Quali sono le loro maggiori criticità?

Va detto che hanno ereditato una situazione disastrosa, ma va aggiunto che non sanno cosa fare. Il dramma dei grillini è che sono bravi a protestare ma non a governare. Come tutti gli agitatori semplificano i problemi e pensano di risolverli a colpi di slogan. Invece i problemi di una città come Roma richiedono grande pazienza, un consistente sforzo di elaborazione, una conoscenza approfondita della realtà. Anche l’amministrazione 5 Stelle non interloquisce a sufficienza con la città. Non basta cambiare assessori uno dietro l’altro come fa la Raggi, perché se pure mette un genio a capo di un assessorato, questo genio da solo potrà fare ben poco. Dunque non è un problema di singole individualità, o almeno non solo. E’ un problema di strumenti che non vengono dati, di risorse mal amministrate, di assegnazione delle responsabilità. Per risollevare Roma occorre innanzitutto coinvolgere i corpi intermedi della città allo scopo di ricreare quella rappresentanza che oggi è a dir poco sfilaccicata. Da parte dell’attuale amministrazione non vedo segnali in questa direzione. Eppure dopo tre anni dovrebbero aver capito che nella situazione in cui versa Roma una delibera del consiglio comunale ha scarse applicazioni concrete e che se non si cambia strada le cose non possono che peggiorare.

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