
Il ministro del Lavoro e vicepremier Di Maio nella sua frenesia di comparire sui media ogni giorno, più volte al giorno, ne combina di tutti i colori e, se ce ne fosse bisogno dà prova a dir poco di non conoscere le cose di cui parla. Incontra i vertici di Assolombarda e promette loro il varo entro il mese di dicembre di un “Codice unico del lavoro”. Con l’aria del sapientino che sa tutto, arriva lui e mette le cose a posto. “Il testo – afferma – semplificherà la giungla di 140 leggi, in cui ormai non si capisce più nulla”, ha detto, e “consentirà a lavoratori e imprenditori di sapere qual è la legge che si applica ai loro problemi”. “È la mia priorità”. Priorità, una parola che ormai usa molto spesso. Quando c’è un problema aperto lui subito, con la faccia sorridente, fa sapere che ci pensa lui, ci fa venire a mente che tanti anni fa c’era un altro che diceva che ci pensava lui. Sappiamo come è andata a finire.
Ma l’intrepido vicepremier non sente storie. Accumula priorità e, insieme, sciocchezze. Susanna Camusso, segretario generale della Cgil tramite il suo Twitter gli dà la risposta che si merita. Dato che lo stesso Di Maio “ha detto che le leggi di iniziativa popolare vanno discusse dal Parlamento” – afferma Camusso –, il codice di cui parla Di Maio esiste già, “è depositato in Parlamento”, ha ottenuto “1,5 milioni di firme” e si chiama “Carta dei diritti universali del lavoro”. E insieme a Cisl e Uil con una lettera inviata immediatamente al ministro Di Maio viene richiesta “l’apertura di un tavolo di confronto sugli interventi in materia di mercato del lavoro. È urgente – si legge nella nota – che si superi la logica degli interventi a spot, per avviare un confronto sistemico sulle emergenze che gravano sul mondo del lavoro. In particolare nelle prossime settimane migliaia di lavoratori vedranno terminare la copertura garantita dai loro ammortizzatori sociali, senza che, nel frattempo, siano ripartiti adeguati investimenti e processi di riorganizzazione e riconversione produttiva”. “Occorre – concludono le tre Confederazioni – aprire subito un confronto con le parti sociali per risolvere tale situazione, a partire dal superamento delle rigidità delle attuali norme che regolano gli ammortizzatori sociali, oltre che dare credibilità ed efficacia alle politiche attive, decisive per garantire percorsi di ricollocazione e sostegno”. La “dimenticanza” di Maio che a proposito della Carta dei diritti che giace un Parlamento, come gli ricorda Camusso è un fatto molto grave, un segnale sulla politica del governo che ignora le forze intermedie, i sindacati in primo piano, fondamento della nostra democrazia. Al Di Maio ci permettiamo di rinfrescare la memoria, e la rinfreschiamo anche alle forze politiche, ai gruppi parlamentari che la Cgil consultò quando presento in Parlamento la Carta dei diritti.
La Carta dei diritti si trova facilmente cliccando su questo link https://www.cgil.it/admin_nv47t8g34/wp-content/uploads/2016/03/Carta_dei_diritti_Testo_Definitivo.pdf
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