
Una vertenza che sembra non avere mai fine quella che riguarda l’ex Bredamenarinibus di Bologna e della ex Irisbus di Avellino, i due stabilimenti confluiti in Industria italiana autobus (Iia). Non usano mezzi termini Michele De Palma, segretario nazionale Fiom, Bruno Papignani, segretario generale Fiom Emilia-Romagna, e Sergio Scarpa, segretario generale della Fiom di Avellino, quando accusano governo e azienda di operare in modo tale da rischiare di far fallire il progetto non rispettando accordi già sottoscritti.
“La Fiom – sottolineano i dirigenti sindacali – ha firmato accordi con la direzione aziendale e con il governo, nel 2014, con l’obiettivo di salvaguardare l’occupazione e rilanciare il settore della produzione di bus. Le condizioni per raggiungere l’obiettivo ci sono, grazie agli investimenti pubblici di governo e regioni per il trasporto pubblico locale”. Ma, malgrado i tentativi di riprendere “un corretto sistema di relazioni sindacali – affermano i dirigenti della Fiom – la direzione aziendale è venuta meno agli obblighi contrattuali relativi agli investimenti su prodotto, processo e stabilimenti, per la rioccupazione a Flumeri e l’implementazione dell’occupazione a Bologna. I lavoratori hanno il diritto di lavorare in condizioni adeguate”. In particolare, la direzione aziendale “non sta rispettando gli accordi sottoscritti, a partire dal principio principale: gli autobus per il trasporto pubblico locale delle regioni e delle città italiane devono essere prodotti negli stabilimenti italiani”.
Da qui parte la richiesta di convocazione urgente del tavolo nazionale presso il Mise, ministero dello Sviluppo economico “per verificare, in via ultimativa – afferma la nota della Fiom – se e come la direzione aziendale intende raggiungere il riallineamento degli accordi sul piano e sugli ammortizzatori in essere alla luce delle commesse. Altrimenti, per salvaguardare i lavoratori, procederemo con la riapertura della vertenza”.
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