Industria italiana terra di conquista. Ericsson (Svezia), Telecomunicazioni, Engie (Francia), acqua, gas, energia disdettano contratti nazionali e integrativi. Chiamato in causa il ministro Calenda. Per ora tace. Mobilitazione dei sindacati

Industria italiana terra di conquista. Ericsson (Svezia), Telecomunicazioni, Engie (Francia), acqua, gas, energia disdettano contratti nazionali e integrativi. Chiamato in causa il ministro Calenda. Per ora tace. Mobilitazione dei sindacati

Il ministro Calenda ancora al centro di una vicenda che riguarda posti di lavoro e contrattazione, in una grande azienda, la svedese Ericsson che opera nel settore delle telecomunicazioni. Aveva invitato i nuovi dirigenti della società  ad un incontro in sede ministeriale. Ma la risposta all’invito non è arrivata. Non solo, ancora non vi è stato alcun confronto. Il ministro, che parla molto, dà lezioni di economia industriale,  impegnato nella campagna elettorale a sostegno del Pd, entra in linea di collisione con il presidente della Regione Puglia e il sindaco di Taranto, leggi vicenda Ilva, e non risulta si sia dato da fare per aprire il tavolo di confronto con Ericsson. La nuova società che gestisce l’azienda nel frattempo ha annunciato la disdetta degli integrativi e l’abbandono del contratto nazionale.

Sulle orme di Ericsson si muove Engie, società francese che opera nel settore gas, acqua ed elettrico, con campagna pubblicitaria televisiva molto consistente. L’azienda ha annunciato ai sindacati del settore la disdetta formale dell’applicazione dei contratti nazionali del settore che riguarda circa 500 lavoratori per passare alla applicazione del contratto metalmeccanico, ignorando competenze e capacità professionali. I sindacati Filctem Cgil, Flaei Cisl, Femca Cisl e Uiltec Uil chiedono, urgentemente, con una lettera un incontro al ministero dello Sviluppo economico per affrontare la difficile questione. Insomma un altro tavolo “bollente” dal momento che Engie mette, di fatto, in discussione leggi e contratti del paese in cui opera, quasi fosse terra di conquista.

Torniamo così alla svedese  Ericsson

I sindacati affermano che “si tratta di una scelta inaccettabile nel merito, una forzatura che vuole condizionare il confronto” e annunciano che si preparano alla mobilitazione. Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil fanno presente che “nonostante l’invito del ministro Calenda ad aprire un tavolo negoziale in tempi rapidi, Ericsson ha proceduto alla disdetta dei contratti aziendali e, fatto ben più grave, ha annunciato l’uscita della nuova società dal Ccnl delle telecomunicazioni”. Le segreterie nazionali dei tre sindacati, unitamente alle Rsu, “non si sottrarranno a qualsiasi confronto” e ribadiscono con nettezza “il proprio impegno nel contrastare la deriva intrapresa da Ericsson, che punta a un dumping economico teso a scardinare le regole della competizione, che dovrebbero essere difese anche dalle stesse organizzazioni datoriali”. Prosegue il comunicato sindacale: “La scelta di basare il rilancio di una società appena nata, sul binomio ‘riduzione occupazionale e abbattimento salariale’, non è certo degno di una grande azienda europea, ma soprattutto punta sulla svalorizzazione delle attività e all’annullamento del patrimonio professionale”. Affermano i sindacati: “Un’azienda che basa il suo piano industriale su queste strategie, non ha futuro”. E annunciano la mobilitazione dei lavoratori “per contrastare questo piano, con l’obiettivo di convincere Ericsson a cambiare la propria linea di politica industriale, e concentrarsi sulla modifica e implementazione dei processi e dei prodotti, che rappresentano l’unica garanzia di rilancio di un’azienda ripiegata su stessa, che – concludono – rischia di uscire significativamente dal mercato del nostro Paese”.

Passiamo alla francese Engie, che opera ormai indisturbata nel mercato italiano, ignora contratti e leggi. La disdetta del contratto del settore affermano i sindacati è “una decisione grave, che da un lato mina le relazioni industriali, che fino ad oggi hanno prodotto risultati ottimi e scelte condivise, soprattutto in seguito alla forte crisi del settore, dall’altro risulta lesiva per i diritti di quei 500 dipendenti coinvolti”. Le organizzazioni sindacali di categoria ritengono “assolutamente incomprensibile l’atteggiamento dell’azienda francese e inaccettabile la destrutturazione del modello contrattuale italiano che garantisce, invece, specificità e competenze professionali. Questo avviene in un contesto in cui era stato concordato un processo di armonizzazione dei diversi trattamenti integrativi applicati in Engie ai lavoratori regolati dai contratti nazionali dell’energia e a quelli regolati dal Ccnl metalmeccanico attraverso un percorso condiviso da tutte le organizzazioni dei vari comparti”. Di “dumping contrattuale che falsa le regole  del mercato e non tutela i lavoratori,  un fatto assolutamente grave ed inaccettabile” parlano  i segretari generali Filctem Cgil, Flaei Cisl, Femca Cisl e Uiltec Uil, Emilio Miceli, Carlo Meazzi, Nora Garofalo e Paolo Pirani. “Abbiamo più volte invitato i vertici aziendali ad un incontro per riprendere il giusto tema dell’armonizzazione dei trattamenti in modo costruttivo, ma senza alcun successo. A questo punto – concludono – non resta che il coinvolgimento delle istituzioni per riportare il dialogo sui giusti binari”.

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