
Ci manca proclamare il coprifuoco su tutto il territorio nazionale, come l’abbiamo conosciuto in tempo di guerra, tanti anni fa e il quadro è completo. In questi giorni a fronte degli attacchi terroristici le cronache dei nostri giornali ci raccontano di un paese in guerra, suscitano paura, terrore. Ci fanno sentire come accerchiati, in particolare nelle grandi città. Ci raccontano delle iniziative, o meglio dei “suggerimenti” che arrivano dal Viminale, vengono trasferiti ai sindaci, ai militari dell’esercito, alle forze di polizia. In particolare si consiglia di stare in casa nelle ore notturne, anche in pieno giorno guai a sostare nelle piazze, fare “capannelli”, sostare intorno alle fontane, il terrorista potrebbe essere in agguato, Colosseo blindato così piazza del Duomo a Milano, nelle città mete del turismo non sostare, camminare svelti per ammirare i palazzi, poi tutti a casa, negli alberghi. Nelle città di mare bisogna fare molta attenzione, fra gli ambulanti che vendono di tutto ci può essere il terrorista. Leggiamo, basiti, cronache che ci raccontano nei minimi particolari, come si stanno allestendo vere e proprie barricate per cercare di ostacolare il passaggio di furgoni, camion che portano morte, sui grandi viali. C’è un dibattito fra chi, senza mezzi termini, opta per fissare a terra grandi blocchi di cemento e chi invece, raccontano “voci” dal Viminale, preferisce le fioriere per dare un aspetto più gradevole alla barricata. Veniamo così a sapere che nel nostro paese tira l’industria che produce blocchi di cemento, armato, possibilmente. In particolare si sta facendo un lavoro a tappeto, ci informano i media, nei confronti di chi affitta automezzi, quelli con i vetri oscurati in particolare, di piccole e grandi dimensioni. Attenzionati, nuova parola introdotta nel vocabolario mediatico, anche chi produce bombole che contengono gas. A Barcellona dovevano essere riempiti di gas esplosivi che avrebbero provocato una strage di dimensioni incalcolabili. Chi doveva operare per riempire le bombole è rimasto vittima di se stesso e l’operazione non è andata in porto.
Parte dei media gioca una partita sporca, contro i migranti, tutta in chiave elettorale
Esageriamo nel descrivere il clima di paura che i media stanno creando? Forse sì, ma a volte serve. Parte dei media sta giocando sulla nostra pelle, sul nostro modo di vivere, una partita sporca. Tutta in chiave elettorale. C’è una destra xenofoba, razzista, fascista che “usa” la paura del diverso, di chi ha la pelle del colore diverso dal tuo, potenziale terrorista, assassino per definizione, in Italia e in Europa per un disegno eversivo, terroristico sì, per sconquassare l’Europa. E ci sono forze di centro che cavalcano l’ondata terroristica, la paura che genera, per restringere gli spazi di democrazia, i muri, le barriere contro i migranti, i porti proibiti per le navi che portano soccorso. Ci sono governi, come il nostro che manda in soffitta la parola sinistra con i suoi contenuti di uguaglianza, fraternità, solidarietà e stringe accordi con i peggiori dittatori che pullulano nei paesi africani che, come la Libia, ci “liberano” dalla presenza di migranti , ritenuti tutti possibili terroristi ora confinati in campi di concentramento. Al tempo stesso le organizzazioni non governative che hanno salvato la vita di decine di migliaia di migranti, tirandoli fuori dal mare in cui stavano affogando, diventano bersaglio del nostro governo che impone un codice di condotta come si fa con quegli imputati che sono condannata ai domiciliari. Restino sulle loro navi, non nei nostri porti. L’Onu condanna le posizioni assunte dal ministro Minniti e dal governo di cui fa parte? Ne riparleremo. Intanto i media vanno avanti, prefigurano uno stato di guerra. Danno consigli ai cittadini fondati sul “sospetto”, sulla possibilità di incontrare per strada uno che ti accoltella.
Allora che fare? Intanto esprimere, nei fatti, con le politiche che tolgano acqua, ossigeno al terrorismo. “Contro la violenza e il terrorismo, sempre” come dice la Cgil in un messaggio di solidarietà inviato ai “compagni e amici dei sindacati spagnoli Comisiones Obreras e Ugt”. Da parte dei media sarebbe utile una analisi sul fenomeno terroristico, sulle trasformazioni in atto nella organizzazione degli attentati, su chi sono i “nuovi” terroristi che si raccolgono in piccoli gruppi, e operano non solo nelle periferie delle grandi città, sul ruolo delle nostre forze di polizia, su come si tutelano i cittadini, come si assicura la normalità della vita in un paese che non è in guerra, una guerra di religioni che non esiste.
Dice Daniele Tissone, segretario generale del sindacato dei lavoratori della polizia, Silp Cgil: “L’uso di veicoli come armi, come lo è stato per le armi da taglio, sta ormai diventando una consuetudine da parte dei terroristi che, nella scelta degli obiettivi, si stanno rivelando sempre meno esigenti. L’importante è che vi siano dei potenziali bersagli”. “Bersagli sono gli occidentali – ha continuato – e non solo perché ci lambicchiamo dicendo ‘ancora da noi non è accaduto’ quando tra i morti di Nizza, della Tunisia o di Barcellona ci sono purtroppo anche degli italiani. Questa battaglia per essere vinta va affrontata su diversi fronti ad iniziare da quello culturale”.
Forze di polizia all’altezza dei loro compiti malgrado i tagli ai presidi sul territorio
Per quanto riguarda le forze di polizia italiane, secondo il segretario generale del Silp, “sono all’altezza dei loro compiti nonostante le numerose difficoltà che non vanno sottaciute, ad esempio quando si tagliano i presidi sul territorio. Ciononostante come si fa a presidiare ogni luogo del Paese quando la minaccia ha carattere di imprevedibilità e magari beneficia di aiuti dall’estero?”.
Un fenomeno come quello del terrorismo conclude “va combattuto anche al di fuori dei nostri confini non con azioni di guerra ma con interventi che tolgano alibi a chi si immola per ideali portatori di morte e di sofferenza tra le nostre popolazioni in nome di una religione che non è mai stata fautrice di morte e distruzione”.
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