
Si legge nei Vangeli che Gesù sulla croce morì gridando: “Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno”. Ci veniva alla mente questa frase, il cuore della Chiesa cattolica, leggendo in questi giorni le dichiarazioni a raffica che escono dal ministero dell’Interno. Non per perdonare, perché questa volta il ministro Minniti e i suoi seguaci, la peggiore destra, quella forcaiola, “sanno” quello che fanno. Tanto che il ministro, si apprende nella notte, avrebbe minacciato le dimissioni facendo saltare il governo Gentiloni. Non è un caso, come poi si è saputo, che non abbia partecipato alla riunione del consiglio dei ministri. Ha messo il broncio come i ragazzini colti a mangiare di nascosto la marmellata. Il presidente del Consiglio avrebbe contattato Mattarella ed il Capo dello Stato avrebbe accontentato il ministro emettendo una comunicato in cui gli esprimeva l’alto consenso per il suo operato di cui diamo notizia nel seguito dell’articolo. Un unico commento, se Mattarella avesse visto la folla dolente di migranti imbarcata sui bus a Tripoli portati in veri e propri campi di concentramento forse non avrebbe emesso quel comunicato ed avrebbe dato ascolto, invece, alle voci che arrivano dal campo cattolico, da papa Francesco in primo luogo, dalla Chiesa.
Non è possibile infatti che ministri e Capo dello Stata non conoscano il destino terribile di quel centinaio, forse più, di donne e uomini bloccati dai guardiacoste libici mentre tentavano di fuggire, certo a bordo di barconi che fanno la fortuna degli scafisti, da un paese dove la miseria, il terrore, la mancanza di libertà sono all’ordine del giorno, un paese i cui capi, uno perlomeno, è un nostro alleato. Lo paghiamo per tenersi i migranti sul territorio che amministra, si fa per dire, visto che conta ben poco tanto che la Commissione esteri del Parlamento libico di Tobruk, ha bocciato l’accordo siglato dal premier Fayez Al Sarraj con l’Italia, parlando di “aggressione flagrante contro la sovranità libica”. La Camera dei rappresentanti di Tobruk ha espresso “rifiuto pieno e inequivocabile” dell’accordo”. Qualche giorno fa il generale Khalifa Haftar, l’uomo forte della Cirenaica, rivale del premier Al Sarraj, minacciava di bombardare le navi italiane. Dal ministro degli Interni e dalla Farnesina arrivava una risposta gelida, avvilente perché segnala lo stato disastroso in cui navigano Minniti, Alfano, la Pinotti quella che gestisce la Difesa: “sono beghe interne”.
Il Consiglio dei ministri parlava d’altro, i migranti “condannati all’inferno”
Una piccola speranza che il governo rivedesse il “piano Minniti” basato sul Codice di condotta che, di fatto, impedisce alle Ong di svolgere l’opera di soccorso, era venuta dalla notizia diffusa da tutte le agenzie di stampa di una riunione del Consiglio dei ministri. Le agenzie, nessuna esclusa, facevano cenno al fatto che la riunione a Palazzo Chigi avrebbe esaminato anche la “questione Libia” dal momento che ministri come Delrio, viceministri come Giro, esponenti dei movimenti cattolici, di Sinistra Italiana, dell’Mdp, esprimevano dissenso e preoccupazioni per quanto stava avvenendo, mentre Repubblica con un editoriale di Massimo Giannini scriveva: “Sulle Ong l’unico che ha il coraggio di dire tutta la verità, contro il discorso social-xenofobo dilagante, è Roberto Saviano. Con Medici Senza frontiere senza se e senza ma. Ma per il resto è il vuoto”. E dice a proposito di un editoriale sul Corriere della Sera che “è intollerabile come fa Galli della Loggia pretendere da quelle organizzazioni di scegliere tra l’Italia e gli scafisti”. È in questo quadro che Giannini muove all’attacco di un non meglio definita “sinistra”. Parla di “eclissi della sinistra”, di “scomparsa della società civile”. “Non un pensiero, non una parola – prosegue – che riescano a confutare (sarebbe chiedere troppo in questi tempi di buio culturale) ma almeno ad arginare l’uso politico della paura e dell’odio contro i migranti”.
Il Consiglio dei ministri parlava d’altro, i migranti “condannati all’inferno”
Una piccola speranza che il governo rivedesse il “piano Minniti” basato sul Codice di condotta che, di fatto, impedisce alle Ong di svolgere l’opera di soccorso, era venuta dalla notizia diffusa da tutte le agenzie di stampa di una riunione del Consiglio dei ministri. Le agenzie, nessuna esclusa, facevano cenno al fatto che la riunione a Palazzo Chigi avrebbe esaminato anche la “questione Libia” dal momento che ministri come Delrio, viceministri come Giro, esponenti dei movimenti cattolici, di Sinistra Italiana, dell’Mdp, esprimevano dissenso e preoccupazioni per quanto stava avvenendo, mentre Repubblica con un editoriale di Massimo Giannini scriveva: “Sulle Ong l’unico che ha il coraggio di dire tutta la verità, contro il discorso social-xenofobo dilagante, è Roberto Saviano. Con Medici Senza frontiere senza se e senza ma. Ma per il resto è il vuoto”. E dice a proposito di un editoriale sul Corriere della Sera che “è intollerabile come fa Galli della Loggia pretendere da quelle organizzazioni di scegliere tra l’Italia e gli scafisti”. È in questo quadro che Giannini muove all’attacco di un non meglio definita “sinistra”. Parla di “eclissi della sinistra”, di “scomparsa della società civile”. “Non un pensiero, non una parola – prosegue – che riescano a confutare (sarebbe chiedere troppo in questi tempi di buio culturale) ma almeno ad arginare l’uso politico della paura e dell’odio contro i migranti”.
Giannini attacca la sinistra: “si eclissa”. Ma ad eclissarsi è il Pd, che non è sinistra
Forse per Giannini il Pd è ancora un partito di sinistra, ma la sinistra nella sua storia , nella storia del socialismo e del cattolicesimo democratico, parla di “uguaglianza, fratellanza, umanità”. Sono parole che non fanno più parte del bagaglio sociale e culturale del Pd. Le “sinistre”, impegnate in un difficile processo per dar vita ad un nuovo partito progressista, di sinistra, avrebbero potuto fare di più, sempre si può fare di più. Così come parlare di “scomparsa della società civile” ci sembra non rispondere alla realtà. Basta ricordare le lotte della Cgil, in particolare nel Mezzogiorno, contro il caporalato, lo sfruttamento dei migranti, così come le iniziative di una grande organizzazione democratica come l’Arci, il ruolo svolto da tante parrocchie nell’assistenza, l’organizzazione delle mense, i messaggi di Papa Francesco. A questo pensavamo in attesa delle decisioni che sarebbero state annunciate dal Consiglio dei ministri. Nel frattempo i telegiornali facevano vedere l’arrivo a Tripoli della nave che aveva a bordo più di cento donne, bambini e uomini bloccati dai guardiacoste mentre cercavano di fuggire dall’inferno libico. Sono stati sbarcati, presi in consegna dalla guardia costiera, vengono da paesi dell’Africa subsahariana. Speravano di raggiungere l’Italia.
Sofferenza, dolore, donne, bambini, giovani tutti sui bus e via nei lager
Abbiamo visto nei loro visi dolore, sofferenza. Altro che i “ricconi” di cui, riferendosi ai migranti parlano personaggi come Casini, Gasparri, la Santanché, poveracci, avvolti in pochi stracci. Vengono fatti salire a bordo di bus che li porteranno in “centri di accoglienza”, in realtà veri e propri campi di concentramento, prigioni e torture. Dice il sottosegretario Giro: “Far rientrate quelle persone vuol dire condannarle all’inferno”. Mentre guardavamo il servizio di RaiNews24 in diretta dal Porto di Tripoli arrivava la notizia che il Consiglio dei ministri era terminato. Iniziato alle ore 15,27 quando scoccavano le 16, più un minuto per la precisione, i lavori erano già terminati con l’approvazione del disegno di legge sull’equo compenso. E i migranti ? Possono attendere, anzi non si devono più chiamare migranti. Ora sono “stanziali” nei campi di concentramento della Libia messi a disposizione dal presidente Al Sarraj, quello che tutte le fonti diplomatiche dicono che non conta niente. In lui abbiamo creduto solo noi, o meglio Minniti e Gentiloni. Mentre vedevamo donne, bambini, uomini giovani in particolare, salire sui bus che li trasportavano nei “campi del dolore” libici ci tornavano a mente i tempi in cui il Parlamento contava.
Morte in mare, tortura, questo il governo “offre” ai migranti
Anche quando le Camere andavano in ferie, se si presentavano problemi urgenti da affrontare potevano essere convocate dai presidenti di Camera e Senato le Commissioni per affrontare e discutere problemi urgenti, importanti, magari con i ministri competenti, rivedere provvedimenti, aprire perlomeno un confronto, visto che all’interno del governo, per quanto riguarda i migranti, i rapporti con la Libia, il codice messo a punto dal ministro Minniti che la maggioranza delle ong rifiuta, in particolare la presenza sulle navi della polizia armata, ribadendo che il loro compito “è quello di salvare vita umane – come scrive Giannini – rispettando i principi di indipendenza, imparzialità e neutralità internazionalmente riconosciuti”. La morte in mare oppure la tortura, i campi di concentramento, questo offriamo noi “civili” italiani, con il “codice di condotta” voluto dal ministro, elogiato da tutta la destra, nessuno escluso. In serata giungeva la notizia, fatta filtrare dagli ambienti del Quirinale, di una blindatura di Mattarella e Gentiloni nei confronti di Minniti, oggetto di polemiche per il codice di condotta, soprattutto dai sostenitori delle Ong. Ad intervenire per primo è il Quirinale, che fa trapelare il “grande apprezzamento” del presidente della Repubblica per l’impegno spiegato in queste settimane dal ministro Minniti, particolarmente riguardo al governo del fenomeno migratorio. E non è tutto. Dal Colle mettono in evidenza anche il valore dello stesso codice, “condiviso con larga convergenza in sede parlamentare”. Il tema è caro al capo dello Stato, che anche durante la conferenza degli ambasciatori alla Farnesina aveva fatto appello all’Unione europea, chiedendo un impegno “collegiale” per arginare l’esodo dei migranti. Tuttavia, e il presidente dovrebbe saperlo, c’è modo e modo per arginare l’esodo dalla Libia, un modo umano, e uno disumano.
Forse qualche parola potrebbero spenderla anche i presidenti di Senato e Camera. Una volta si diceva, nel corso della cerimonia del Ventaglio, che il Parlamento non chiude mai i battenti. E se li ha chiusi si possono sempre riaprire.
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