
Si stringe la morsa di Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza sui clan criminali che hanno ingaggiato una guerra nel Gargano e nell’intera regione Puglia. Dopo il potenziamento degli organici, pianificato dal Viminale (sono arrivati nell’area di crisi oltre 200 uomini specializzati nelle indagini e nel controllo del territorio dei reparti d’eccellenza delle forze dell’ordine ndr) sono state eseguite perquisizioni, nella notte tra venerdì e sabato ed altre potrebbero essere messi a segno nelle prossime ore, con pluripregiudicati che potrebbero avere a che fare, direttamente ed indirettamente, con la strage di San Marco in Lamis. Tra i primi a finire al fresco in un blitz della Polizia a Monte Sant’Angelo Tommaso Pacilli, 46 anni, pregiudicato: deve scontare nove mesi di reclusione per i reati di estorsione aggravata anche dal metodo mafioso. I fatti sono stati commessi nel dicembre 2010 e nel gennaio 2011 ai danni di esercizi commerciali della zona. Va detto, per dovere di cronaca e per rendere ancor più chiara l’importanza del fermo che l’arrestato è fratello del ben più noto pregiudicato Giuseppe Pacilli, 45 anni, detto “Peppe u’ montanar”, pluripregiudicato anche per associazione di stampo mafioso ed omicidio, già inserito nell’elenco dei trenta latitanti più pericolosi del Ministero dell’Interno. Questi è noto elemento di spicco della mafia del Gargano, appartenente al clan Libergolis che da anni si contrappone al clan dei Romito, il cui boss è stato ucciso nel recente agguato a San Marco in Lamis in cui sono morte altre tre persone. Questo non significa che Tommaso Pacilli abbia a che fare con la strage di San Marco in Lamis, ma potrebbe, comunque essere un chiaro indizio di come si stiano orientando le indagini.
Sempre sabato nell’ambito del controllo del territorio predisposto dalle forze dell’ordine, in carcere sono finiti anche altri quattro pregiudicati, arrestati dai Carabinieri a Torremaggiore, sorpresi con tre pistole, auto e scooter rubati e targhe contraffatte. Si tratta di Giovanni Putignano, 39 anni, Angelo Bonsanto, 28 anni, Nicola Paradiso, 38 anni, e Tommaso D’Angelo, 32 anni. Anche in questo caso non ci sono al momento elementi che possano portare ad un collegamento diretto con la strage, ma l’operazione è una reazione chiara dello Stato alla prepotenza dei clan. Va detto, infine, che c’è una testimone oculare di quanto accaduto a San Marco in Lamis. Si tratta di una turista francese che avrebbe incrociato l’auto dei killer in fuga pochi istanti dopo la mattanza. La donna, senza paura, ha descritto agli inquirenti quanto ha visto. La sua testimonianza sarebbe attendibile, anche se nel racconto, purtroppo, non ci sarebbero elementi utili per risalire ai componenti del commando.
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