Mostra Cinema di Venezia. Kusturica, Jacquot, Diaz, Verso: gli ultimi flash della 73esima

Mostra Cinema di Venezia. Kusturica, Jacquot, Diaz, Verso: gli ultimi flash della 73esima

Alla Mostra del Cinema di Venezia si entra nell’atmosfera da Leone d’Oro. A poche ore dall’epilogo, è intanto terminata al Lido la presentazione dei film in concorso, con gli ultimi flash e sfilate sul tappeto rosso di questa 73esima edizione. In concorso, in Sala Grande, è stato proiettato in serata “Na mlijecnom putu” di Emir Kusturica, che gli è valso il “Leoncino d’Oro Agiscuola”, consegnato al regista durante la cerimonia pomeridiana del 9 settembre nella Sala degli Stucchi dell’Hotel Excelsior, al Lido di Venezia. Con una elegante Monica Bellucci, di nero vestita, nei panni di una seducente donna italiana, Kusturica ha portato sullo schermo una storia di coraggio e di passione, alla quale fa da sfondo la guerra, che mina la sopravvivenza e la tranquillità. “Mi piace pensare a questo film come a una fiaba moderna sviluppatasi a partire da vari strati della mia vita” ha affermato il regista. “Sebbene abbia capito che il cinema è una combinazione di più arti questa volta mi sono concentrato sulla semplicità del film. È stato un processo lungo e nel girare la pellicola ho adottato un approccio in linea con la mia filosofia, con la mia relazione nei confronti della natura e dei sentimenti che le persone provano realmente per la vita. La realizzazione è stata molto fisica e più difficile di quanto effettivamente sembri. Abbiamo girato molto a lungo, principalmente in esterni, lottando con l’ambiente, alla ricerca dei paesaggi che catturassero il profondo spazio interiore dei personaggi principali: un uomo e una donna che si innamorano e sono pronti a sacrificarsi con la natura”.

Presentato anche “Ang babaeng humayo” del regista filippino Lav Diaz. “Cosa ci forma come esseri umani?” è la domanda dalla quale è partito il regista. “La storia è ispirata al racconto di Tolstoj, Dio vede la verità ma non la rivela subito. Ho letto la storia molto, molto tempo fa. Oggi ricordo solo la premessa. Ho già dimenticato la trama e i nomi dei protagonisti. Ricordo che ciò che più mi colpì quando la lessi fu il fatto che nessuno di noi capisce davvero la vita. Non la conosciamo realmente. Questa è una delle verità fondamentali dell’esistenza. Alcuni di noi riescono a sentire che c’è una continuità, che le cose che facciamo possono essere collegate. Ma, più spesso, siamo succubi e travolti dalla casualità della vita”. È ciò che accade al protagonista Horacia Somorostro, interpretato da Charo Santos-Concio, che percepisce la vita come una prigionia e una condanna dalla quale fuggire con difficoltà, per via del corso imprevedibile degli eventi che, pergiunta, quell’anno, il 1997, aveva causato non poche tragicità: la notizia della principessa Diana deceduta in un incidente, la morte di Madre Teresa, i rapimenti frequenti nelle Filippine…tutto sembra essere motivo di tristezza e perdita di speranza nel futuro.

Fuori concorso, “A jamais” del regista francese Benoît Jacquot, che affronta il tema della morte dell’amato, della separazione e del modo in cui lo spirito si ingegna per sopperire alla mancanza, con Mathieu Amalric, Julia Roy, Jeanne Balibar. “Il film è la storia di un lutto” ha spiegato il regista “quindi la storia di uno spettro che ritorna: una storia di fantasmi. Una giovane donna si affligge come un’attrice che interpreta il suo personaggio o come una pazza che delira, passando dalle allucinazioni all’incorporazione, fino alla rappresentazione di questo corpo alienato, per recuperare il proprio. Si chiama Laura, nome che mi fa pensare al film dallo stesso titolo: una storia di fantasmi. ‘Nel cinema, l’immagine è l’irrimediabile assenza del corpo rappresentato’ ha detto Barthes. Il paradosso sta nel fatto che questa assenza produce una ‘più-che-presenza’. L’infinito susseguirsi di presenza e assenza, di cose evidenti e nascoste, visibili e invisibili, in primo piano e sullo sfondo: sono queste, più o meno, le immagini cui comunemente ricorrono i registi quando girano un film. Talvolta, copioni come questo concentrano direttamente tutti questi punti di vista in uno solo, come per accelerazione, e così facendo creano un’emozione. Un amore vive e rivive e poi sopravvive, il caso e il destino si abbracciano e si baciano. La forza spirituale di una giovane donna uccide la morte, e nel cinema diventa una forza fisica. Così, riunendo corpo e anima, la sua giovinezza è una gioia” conclude.

Sezione Orizzonti: “Malaria” di P. Shahbazi e “Boys in the Trees” di N. Verso

In concorso nella sezione Orizzonti, in Sala Darsena, “Malaria” del regista iraniano Parviz Shahbazi, una storia piena di contraddizioni e ostacoli, a causa del rigido schema dettato dalla società iraniana, apparentemente incapace di provare gioia pura e legatissima alle tradizioni, che finisce col soffocare sogni e aspirazioni dei più giovani. Ma solo chi lotta ottiene la libertà di vivere il proprio sogno, come accade ai protagonisti. Nel cast, Saghar Ghanaat, Saed Soheili e Azarakhsh Farahani. “Credo che la società iraniana non abbia mai avuto un maggiore bisogno di gioia” ha affermato il regista. “La sequenza del concerto di strada è stata girata nel cuore di Teheran. I passanti si fermavano per ore ad ascoltare la musica senza fare attenzione alla nostra troupe. Quando la storia lo ha permesso, ho introdotto scene di gioia popolare, come quella della notte in cui è stato siglato l’accordo nucleare tra Iran e il gruppo 5+1. Avrei preferito che anche il protagonista del film provasse gioia, ma ciò è difficile a causa delle contraddizioni di una società lacerata costantemente tra modernità e tradizione”.

“Boys in the Trees” del regista australiano Nicholas Verso, che, prendendo spunto da ricordi adolescenziali, racconta di un’amicizia tra due ragazzi che si conoscono sin dalla tenera età, che non si frequentano da un po’, ma che prima condividevano tutto: gioie, paure, problemi. I due si ritrovano a parlare tra le case del loro quartiere, sviscerando ricordi che sembravano all’apparenza sepolti dal tempo. È il 31 ottobre 1997, esattamente la sera di Halloween, quando i fantasmi del passato si riaffacciano sul loro presente attraverso le storie raccontate, dando ai ragazzi nuove ritrovate consapevolezze. “La sceneggiatura si rifà ai miei ricordi di adolescente, quando andavo a zonzo nei quartieri australiani la sera tardi, a raccontare storie di fantasmi e leggende metropolitane” ha spiegato il regista. “Essendo cresciuto guardando film di Spielberg e leggendo libri di Ray Bradbury, lo scopo era sempre quello di osservare i sobborghi australiani con gli occhi dell’immaginazione invece che con quelli del realismo. Insieme al direttore della fotografia Marden Dean, abbiamo preso ispirazione dalla fotografia di Bill Henson e Gregory Crewdson nell’uso del colore e delle ombre per creare un’atmosfera di mistero e solitudine”. Nel cast, Toby Wallace, Gulliver McGrath, Mitzi Ruhlmann, Justin Holborow.

Tra le altre proiezioni di oggi, Orizzonti Corti e “Geumul” del regista coreano Kim Ki-duk nella nuova Sala Giardino, con Ryoo Seung-bum e Lee Won-gun, che pone in evidenza la questione politica dei contrasti tra la Corea del Nord e la Corea del Sud. Un pescatore del Nord che finisce per caso nelle mani di alcuni poliziotti del Sud che lo interrogano per ore con modi a dir poco brutali. Al ritorno in patria subisce lo stesso trattamento ed è preso allora da sconforto, poiché si sente intrappolato e stretto in quelle ideologie che non condivide. “Indipendentemente dalla loro volontà, le persone restano incastrate nell’ideologia politica dei luoghi in cui nascono. Nel pescatore che soffre nell’andare in Corea del Sud e poi ancora in Corea del Nord su una barca guasta, vediamo la nostra condizione di sacrificio dovuta alla divisione della penisola coreana. E come questa divisione genera grande tristezza” ha commentato il regista.

Orari della Cerimonia e delle proiezioni del 10 settembre

La Cerimonia di premiazione avrà luogo il 10 settembre, alle ore 19, presso la Sala Grande del Palazzo del Cinema. A seguire, in Sala Darsena: alle ore 20, la proiezione del film premiato con il Leone d’Oro; alle 22.30, il film vincitore del Gran Premio della Giuria. Alle ore 21.30, Fuori concorso, “The Magnificent Seven” di Antoine Fuqua. Tra le altre proiezioni, in Sala Giardino: alle 20.30, il film premiato con il Leone d’Argento per la Migliore Regia; alle 22.30, il film vincitore del Premio Opera Prima.

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