
Contro ogni previsione, alla fine “l’effetto Schulz” ha segnato il passo: il voto nel piccolo Land tedesco della Saar – un’elezione-test a cui guardava tutta laGermania – ha visto trionfare la Cdu di Angela Merkel con il 40,7% dei voti, mentre la Spd del suo sfidante, appunto il candidato-cancelliere Martin Schulz, si ferma al 29,6%. E questo nonostante il boom dei sondaggi a livello nazionale di quest’ultimo, e nonostante una rimonta di circa 5-6 punti rispetto ai consensi a cui i socialdemocratici erano inchiodati nella Saar ancora due mesi fa. In sostanza, la cancelliera può tirare un sospiro di sollievo, dopo mesi e settimane in cui veniva accusata di non condurre una vera campagna elettorale, lasciando la scena interamente al suo contendente.
“Non posso contare la giornata di oggi tra quelle positive – ammette Schulz subito dopo gli primi exit poll e le prime proiezioni – però noi intendiamo vincere le elezioni nazionali, e sappiamo che questa è una maratona, non uno sprint”. E’ stata fondamentalmente una partita a due, questa del piccolo Land nel sud-ovest del paese, considerando i risultati degli altri partiti: secondo le proiezioni delle 21, la Linke si conferma terzo partito con il 12,9%, grazie soprattutto alla popolarità del leader Oskar Lafontaine, ma è un risultato che non basta ad una coalizione “rosso-rossa” (ossia Spd più Linke) che avrebbe dovuto mettere fine alla Grosse Koalition che finora ha governato il Land sotto la guida di Annegret Kramp-Karrenbauer. La quale è sicuramente una delle vincitrici della competizione: facile per lei dire oggi che “gli elettori hanno premiato la nostra politica di centro”. Per lei, così come per tutti i big della Cdu, quella odierna è “un’ottima partenza per l’anno elettorale 2017”. Tutti concordano nel dire oggi che è soprattutto “una sua vittoria”, come scrive lo Spiegel: popolarissima e apprezzata anche da chi non vota Cdu, la sua riconferma ha un valore che va oltre al significato nazionale che pure era stato dato a queste elezioni. Ma paradossalmente, aggiunge la Zeit, il suo successo personale segna comunque una distanza verso Angela Merkel: “Un tempo si andava al voto collocandosi il più vicino possibile alla cancelliera. Ora si vince tenendosi a ragionevole distanza”, scrive il settimanale.
Per quanto riguarda gli altri contendenti della sfida sono praticamente tutti da annoverare nella lista degli sconfitti: i Verdi finiscono con il 4% sotto la soglia minima del 5% necessaria per entrare nel parlamento regionale, obiettivo sfumato anche per i liberali dell’Fdp con il loro 3,3%, tracolla allo 0,8% il partito dei Pirati, che nel 2012 ancora poteva vantare un 7,4%. Un discorso a parte lo merita la destra nazional-populista dell’Afd, l’Alternative fur Deutschland, che fa il suo ingresso nel Landtag (Parlamento locale), ma rimane con il 6,2% molto al di sotto dei risultati a doppia cifra messi a segni l’anno scorso in altri Laender. Quel che emerge chiaramente dal voto di domenica è la sconfitta di una prospettiva rosso-rosso-verde (Spd, Linke e Verdi), che finora era vista come un’alternativa plausibile alla Grosse Koalition a guida Merkel. Uno scenario che aveva preso forma proprio grazie alla sequenza ininterrotta di sondaggi che davano Schulz in vantaggio sulla cancelliera e i socialdemocratici spinti fino ad un testa-a-testa con la Cdu. Un “boom” che però era tutto da verificare, come si è visto: è proprio il progetto di governo che vedeva la Spd affiancata alla Linke quello che gli elettori, dati alla mano, hanno bocciato. Pertanto se oggi la grande coalizione tra conservatori e socialdemocratici appare l’unica possibile nel piccolo Land guidato da Kramp-Karrenbauer (peraltro proprio con la sua sfidante, Anke Rehlinger), un domani potrebbe rimanere l’unica plausibile anche a livello nazionale, e questo pure se vincerà Martin Schulz.
“Questo voto – sottolinea lo Spiegel online – fa vedere che le opzioni di potere per la Spd sono limitate”. Tuttavia, qualcuno nel partito che fu di Brandt e di Schmidt ritiene che tutto sommato, dopo mesi di euforia da sondaggi – culminati in un congresso straordinario che ha incoronato Schulz con un inedito 100% dei consensi – questo risultato abbia anche un lato positivo: “Quello di recuperare un po’ di sano realismo”, come commentava in serata un militante alla Willy-Brandt-Haus. Sull’altro fronte, i primi ad essere sorpresi del risultato sono loro, i militanti della Cdu. Sia nella centrale del partito a Saarbruecken, sia nella Konrad-Adenauer-Haus a Berlino, oggi la festa era grandi, tra applausi liberatori e champagne: anche i militanti più accesi temevano che lo “Schulz-Effekt” sarebbe arrivato anche nella Saar. Invece ora la partita riparte e si fa ancora più serrata: da una parte Merkel incassa un successo forse superiore alle attese, ma non ha altro argomento dalla sua parte se non un “avanti così”; dall’altra Schulz ha compattato intorno a sè il partito scatenando nuovi entusiasmi, ma si vede costretto a dover rinunciare ad un’alternativa di governo “rossa”, puntando tutto sulla contrapposizione personale tra lui e la cancelliera. In mezzo ci sono le elezioni nello Schleswig-Holstein, il 7 maggio, seguite da quelle del Nord-Reno Vestfalia, il Land più popoloso della Germania. Le elezioni nazionali sono fissate per il 24 settembre. “Sono sei mesi”, ricorda Schulz. Un’eternità, in politica.
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