Busta paga, graziata una categoria di lavoratori: lo stipendio si alza di 280 euro | Oltre 400mila i destinatari
Un altro Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro è stato finalmente siglato nelle scorse ore. Scopriamo assieme chi sono i beneficiari.
Piena soddisfazione esprimono le rappresentanze sindacali, a seguito dell’accordo siglato per il rinnovo di un ulteriore Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro, per il quinquennio 2023-2027.
Essendo apposta la firma solo a fine febbraio 2024, i destinatari dell’accordo recupereranno anche quanto dovuto a partire dallo scorso anno. L’aumento di stipendio base è previsto pari a 280 €, ma tale cifra verrà incrementata di altri 15 € mensili nei casi di mancata contrattazione di secondo livello. Se pur si tratti probabilmente della questione più importante, non c’è da segnalare però solo l’aumento economico tra le novità del nuovo CCNL.
Altra innovazione riguarda infatti la riduzione dell’orario di lavoro. Un tema, quest’ultimo, sempre più presente tra gli elementi di riqualificazione del modello lavorativo in Italia. In particolare, dal 2026 tutti coloro che effettueranno turni tra le 18 e le 21 ore vedranno l’orario ridotto di 4 ore e di altre 4 a partire dal 2027.
Dal 1 gennaio 2027, la riduzione dell’orario di lavoro sarà inoltre ridotta di 4 ore per tutti gli altri lavoratori del comparto. Infine, si prevedono rafforzamenti economici anche in relazione al fondo sanitario (+4 €), al fondo previdenziale (+0,3%, equivalente a 6 €) e al fondo relativo al congedo di maternità e paternità. In relazione ai congedi parentali, vengono aumentate le ore retribuite per l’inserimento al nido e alla materna, quelle relative alla cura dei genitori anziani e per le donne vittime di violenza.
Chi sono i beneficiari del rinnovo contrattuale
A beneficiare di questo importante rinnovo contrattuale sono i lavoratori dipendenti del comparto dell’industria alimentare. Si tratta, più o meno, di oltre 400.000 lavoratori, disseminati su tutto il territorio nazionale.
A siglare l’accordo sono stati da un lato le imprese del settore e dall’altro Flai-Cgil, Fai-Cisl e Uila-Uil. Un comparto, quello dell’industria alimentare, nel quale la precarietà ha impattato pesantemente, tanto da dover riscrivere – in fase di rinnovo – gli articoli che disciplinano il mercato del lavoro, ratificando una riduzione al 25% come tetto massimo per i contratti a termine, in somministrazione e in staff leasing.
La soddisfazione delle parti sociali
Non nascondono la loro soddisfazione le parti sociali, rappresentate dai tre segretari generali Onofrio Rota, Giovanni Mininni e Stefano Mantegazza, i quali hanno rilasciato a caldo una breve nota congiunta.
“L’accordo raggiunto – essi hanno dichiarato – rappresenta un traguardo importante sia per l’incremento economico che per le conquiste ottenute sul piano normativo per valorizzare il lavoro stabile e ben qualificato.“