Aumento in busta paga, questa categoria sta guadagnando molto più dell’anno scorso: chi sono i fortunati
Tra taglio del cuneo fiscale, revisione delle aliquote IRPEF e ulteriori forme di decontribuzione, chi avrà una busta paga più alta nel 2024?
E’ già da qualche anno che i governi del nostro paese stanno cercando di aiutare il lavoro dipendente, considerando che i salari sono rimasti al palo da tempo mentre il costo della vita sale inesorabilmente.
Per questo motivo, a partire dal 2022, è stato ad esempio introdotto il taglio del cuneo fiscale, confermato con ulteriori vantaggi nel 2023 e ripreso anche per l’anno in corso. Sostanzialmente, esso ci dice che l’aliquota contributiva ordinaria a carico del lavoratore dipendente, pari al 9,19% nel privato, si riduce di ben sette punti percentuali se il reddito annuo è inferiore ai 25.000 €, di sei punti per i redditi tra i 25.000 € e i 35.000 €.
Un ulteriore tassello a favore del lavoro salariato è stato introdotto anche grazie alla ultima riforma delle aliquote IRPEF, in vigore dal 1 gennaio 2024.
Con essa sono state infatti accorpate le prime due fasce di reddito – da 0 a 15.000 € e da 15.000 € a 28.000 € – portando per entrambe l’aliquota al 23%: ciò sostanzialmente significa un abbattimento di due punti percentuali dell’imposta per chi ha redditi tra i 15.000 € e i 28.000 €, considerando che questi ultimi nel 2023 versavano allo Stato il 25%.
I benefici della decontribuzione e della riforma IRPEF
Da quanto è emerso sin qui, osserviamo che ad avvantaggiarsi, in primo luogo, dal combinato disposto del taglio del cuneo assieme alla riforma IRPEF, sono coloro che lavorano con salari tra i 15.000 € e i 25.000 €. Alla decontribuzione del 7%, già in essere nel 2023, si è infatti aggiunta anche la riduzione del 2% IRPEF.
Esiste però una ulteriore forma di decontribuzione, prevista dalla Legge di Bilancio 2024, che favorisce in misura maggiore una specifica categoria di lavoratori. Anzi, per essere più precisi, dovremmo dire “di lavoratrici“. Scopriamo quindi di chi stiamo effettivamente parlando.
La decontribuzione per le madri lavoratrici
Per le lavoratrici a tempo indeterminato, che abbiano tre o più figli, è previsto infatti un esonero contributivo totale della quota a proprio carico. Il limite annuo, riparametrato su base mensile, è pari a 3.000 €. Tale misura si rinnova sino al compimento del diciottesimo anno del figlio più piccolo e comunque non oltre il 31 dicembre 2026.
Una agevolazione analoga hanno anche le madri lavoratrici a tempo indeterminato con due figli, di cui uno minorenne. Anche in tal caso l’esonero è totale, con il limite annuo pari a 3.000 €, ma vale solo per l’anno in corso, sino al compimento del decimo anno del figlio minore.