Assemblea Confartigianato. Salvini tiene la scena, straccia di Maio, flat tax a ogni costo. Ignora l’appello di Mattarella sulla solidità dei conti. E la povertà non accenna a diminuire. Trump contro Draghi

Assemblea Confartigianato. Salvini tiene la scena, straccia di Maio, flat tax a ogni costo. Ignora l’appello di Mattarella sulla solidità dei conti. E la povertà non accenna a diminuire. Trump contro Draghi

Ce n’è per tutti i gusti. Tiene la scena Salvini che straccia Di Maio alla assemblea di Confartigianato dove misurano la loro popolarità. Se la prende con i ministri Tria e Moavero, che difendono il loro operato a livello europeo. Borghi, Lega, ce l’ha con Tria perché ha affermato che i minibot sono pericolosi. Per fortuna che c’è ancora Draghi che annuncia l’acquisto da parte della Banca Centrale europea di cui è presidente, ancora di titoli di stato, il Quantitive easing, tassi giù per sostenere l’economia e suscita le ire di Trump perché “questo provvedimento colpisce gli Usa”.  Il capo dello Stato, certo con molta discrezione, forse troppa, afferma che “assicurare la solidità dei conti è essenziale per la tutela del risparmio e per l’accesso  al credito, per sostenere l’economia reale, lo sviluppo di nuovi soggetti, per la valorizzazione dei territori, per creare lavoro di qualità e una crescita inclusiva”. Per Salvini è come non avesse parlato alcuno. Tira dritto per la sua strada, riattizza la guerra contro i pentastellati.  Il paese può andare al diavolo. La  “povertà assoluta” nota l’Istat non accenna a decrescere. Un anno di governo pentastellato non un povero, diciamo uno, in meno. Non un provvedimento per le famiglie, 1,8 milioni che vivevano in povertà assoluta nel 2005, sono tornate a quel livello. Si tratta di  più di cinque milioni di persone, in particolare nel Mezzogiorno. Interessa il governo gialloverde? Macché, niente di niente, neppure una parola. Siamo curiosi di cosa dirà Conte che si presenta nuovamente a Camera e Senato per una informativa in vista del Consiglio europeo, prima ci sarà un ennesimo vertice a Palazzo Chigi, con i due vice e il ministro Tria. Intanto il premier ne dice una delle sue, dopo “l’anno bellissimo”, una “nuova alba per la legislatura europea”, arriva una frase che resterà nella storia delle frescacce. “Noi siamo i migliori europeisti -dice il premier – perché non abbiamo un approccio fideistico”.

I due vicepremier parlano come se fossero loro a capo del governo

Siamo curiosi del nuovo “approccio” di Conte, visto che con le Camere non ha molta dimestichezza e che quando interviene è come se non avesse parlato. A proposito facciamo presente che sia  Salvini che Di Maio nell’intervento alla assemblea di Confartigianato hanno parlato come se fossero presidenti del Consiglio. Conte non l’ha notato? Non aveva detto che voleva “piena fiducia”, che lui e solo lui avrebbe trattato con l’Europa, magari in compagnia di Tria, che gli può fare da suggeritore su problemi economici sui quali non sembra essere molto ferrato?

Torniamo così al clou di questa giornata, ancora di afa pesante a Roma, pesante in particolare presso i palazzi del potere. Come da copione, il vicepremier pentastellato perde alla grande il confronto con l’altro vicepremier, il capataz della Lega, tornato in fretta e furia dagli States dove  gli è stato  detto “ Putin no buono”. L’Italia, gli  ha mandato a dire Trump attraverso personalità di primissimo piano del suo staff, è legata a noi, agli Usa. Lui, si dice, ha preso nota. Ma in fondo, sempre si dice, sta pensando che tenere i piedi in due staffe serva a mantenere meglio l’equilibrio e che  neppure per poche ore debba lasciare il campo al Di Maio. E così è arrivato, maniche  di  camicia bianca, strette ai polsi, cravatta, a fantasia grigia e badge al collo niente rosari e madonnine, stanco del viaggio, in tempo per ascoltare Di Maio Giggetto, prendere  atto della relazione tenuta dal presidente di Confartigianato, Merletti,  che ha schierato la  associazione con Salvini Matteo e la flat tax da combattere come un  sol uomo. Le piccole e medie imprese pagano di tasse qualcosa come il 42% del Pil. A sentir parlare Di Maio di “salario minimo” viene ai partecipanti alla assemblea una sorta di orticaria. E non hanno torto anche se le soluzioni proposte da Salvini, la flat tax appunto, non è la panacea di tutti i mali così come i mini bot sui quali i leghisti insistono. A costruire consenso per Salvini che interverrà dopo il Di Maio, tutto perbenino, giacca scura, di ordinanza, cravatta ben allacciata, pantaloni a fuso, ci aveva pensato il presidente Merletti il quale aveva spiegato la contrarietà degli artigiani alla proposta di salario minimo e si era trovato in sintonia con i sindacati confederali, Cgil, Cisl, Uil, le altre organizzazioni degli imprenditori contrari alle proposte dei pentastellati.

Confartigianato contraria alla proposta di salario minimo

Dice Merletti che si tratta di “una soluzione negativa sia per le imprese, ma anche e soprattutto per gli stessi lavoratori, i cui salari sarebbero schiacciati sulla soglia minima e perderebbero, insieme alla libera contrattazione, tutti i vantaggi che ne derivano, uno per tutti la bilateralità con i benefici relativi. È anche una misura fortemente dirigista che limiterebbe la libertà sindacale e di contrattazione”. E trova, giustamente diciamo, l’appoggio, solo per questo problema, della segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan. Salvini non si lascia scappare una occasione per fare le scarpe al collega vicepremier.  Guarda caso parla proprio dopo Di Maio. Dice “grazie” e scatta l’applauso, lunghissimo, forse lo stesso vicepremier si meraviglia. Ha ormai la certezza che questi artigiani sono con lui, si sente come a casa. La “sua” flat tax provoca una caterva di applausi. Nota un cronista che “il fedelissimo Giancarlo Giorgetti  in predicato per un posto in Europa (ndr) annuisce e sorride felice. Forse, anzi senza forse, è proprio lui che  ha preparato l’atmosfera”.

Arriva in diretta dagli Usa il vicepremier leghista e oscura  Giggetto

Salvini fa appena in tempo a dire “grazie” che dalla platea parte un applauso lunghissimo. È il segno dell’affinità con un mondo, quello di questa associazione di artigiani, che si è schierato dalla sua parte, promuovendo la sua flat tax. Passano tre minuti e gli applausi diventano quattro. I minuti passano, si attende l’indicazione politica, tradotto in chi comanda chi. Salario minimo caro ai 5 stelle? No, prima la flat tax e guarda Luigi Di Maio che è lì che ascolta. Lo chiama tre volte per nome, si rivolge con toni amichevoli. Fa capire a chiare lettere che il governo è importante, durerà quattro anni. Il problema è come, su quali contenuti, chi tiene in mano il bastone del comando. Se non bastava l’intervento alla assemblea, Salvini si “concede” ai cronisti lasciando la sala dove si svolge l’assemblea all’interno della Nuvola di Fuksas. Ora non avverte più neppure la fatica del viaggio. Ha avuto una raffica di applausi, ha sentito il  calore della assemblea a fronte del gelo nei confronti del Di Maio. Con l’arroganza che lo contraddistingue straccia l’appello di Mattarella a tenere i conti in ordine. “La colpa – dice – è dell’Europa. I conti sono in disordine anche perché abbiamo applicato le regole della precarietà e dell’austerità, dei tagli imposti dall’Europa”. Ce n’è anche per Tria, una minaccia: “Chi vuol fare il ministro di questa squadra sa che il taglio delle tasse è la priorità di questo paese”.

Il gran finale tutto in prima persona perché si sappia che lui è il capitano

Poi il gran finale, tutto al singolare. Ingrana la marcia per il governo. “Ho ben in mente le cose che voglio fare”.  Frase al singolare, il noi non esiste. Ripete tre volte le parole perché di Maio e anche la platea sappiano chi è il capitano. Per quanto riguarda il  commissario europeo che il governo rivendicherà in Europa fa da apripista a Giorgetti, senza nominarlo quando dice: “Se chi sarà scelto è in questa sala, il prossimo anno ritornerà qui a raccontarci cosa succede a Bruxelles”. E  guarda caso in sala c’è proprio Giorgetti, in prima fila. Sorride. Ma Conte ne sa qualcosa? E il Di Maio? Finisce così lo show salviniano? Manco per sbaglio. Ci mancavano  i porti, gli sbarchi, i migranti. Parla dei  tribunali che vogliono dettare legge sugli sbarchi. Infine la trattativa con l’Europa che deve essere “responsabile ma deve essere ben chiaro che si devono tagliare le tasse. In deficit? E perché no”.

Share