Caro gas, nuova stangata in arrivo: se non stai attento a questo dettaglio paghi 180 euro in più
Con il mercato libero del gas bisogna stare attenti a come muoversi tra le soluzioni che ci vengono prospettate. L’importante è informarsi.
Come tutti ormai sanno, con il 2024 è finalmente entrato in vigore il cosiddetto “mercato libero” riguardo ai servizi di fornitura di energia elettrica e del gas.
Una libertà, però, che può costare davvero cara se non si sta attenti a come ci si muove in quella che, nonostante la buona volontà di molti, è una vera e propria jungla. L’obiettivo della riforma, quantomeno sulla carta, è infatti quello di utilizzare la concorrenza per calmierare i prezzi medi del servizio, ma ad oggi non appare che le cose stiano andando in tale direzione.
L’unica categoria a non subire sostanzialmente alcun cambiamento con il passaggio al mercato libero sono i cosiddetti “clienti vulnerabili“. Nello specifico, stiamo parlando di coloro che percepiscono il bonus sociale, gli over 75, i disabili e gli abitanti nelle zone che hanno subito recentemente eventi di tipo calamitoso.
Per costoro permane in vigore una tariffa calmierata riservata, il cosiddetto “Servizio di Tutela della Vulnerabilità“. Tutti gli altri utenti dei servizi di fornitura di energia elettrica e gas sono invece definiti “non vulnerabili“, e risulteranno soggetti alla disciplina del mercato libero.
Non vulnerabili e mercato libero
Per tutti gli utenti non agevolati che non abbiano già effettuato una scelta tra le varie offerte del mercato libero, la normativa prevede che passino, di default, ad una tariffa loro riservata, denominata “PLACET in deroga“.
PLACET è un acronimo che sta per “Prezzo Libero A Condizioni Equiparate di Tutela“. Tale offerta è “in deroga” perché con essa si fa un eccezione al mercato libero, in quanto la tariffa è definita dall’Arera (Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente) tranne che per una componente fissa, stabilita dal fornitore.
Ambiguità della tariffa PLACET
Il problema è che di offerte PLACET, attualmente, ve ne sono due: oltre a quella in deroga, ne esiste una ulteriore – esattamente così definita – totalmente stabilita dal fornitore del servizio, che prevede costi ben più cari dell’altra, sino addirittura al 42% in più.
E un call center è perfettamente legittimato dalla normativa vigente a proporla a tutti coloro che non hanno ancora fatto una scelta, giocando proprio sull’ambiguità del nome. Se a questo “gioco di cartello” sommiamo infine l’aumento dell’IVA – che è passata dal 5% al 10% sino ai 480 metri cubi e al 22% sopra tale soglia – l’utente non vulnerabile rischia di pagare un salasso davvero. Si stima infatti che il rincaro possa sfiorare anche i 180 €.