Dove si viene pagati di più dopo la laurea in Europa? Ecco i 10 Paesi migliori per lavorare
Dove guadagna di più un giovane in Europa dopo la laurea? Le retribuzioni cambiano i tra settori e variano nei diversi Paesi.
Quello che emerge dai dati dell’Osservatorio sul Capitale Umano di Mercer, società di consulenza specializzata nell’analisi dei trend del mercato del lavoro, è che in Italia i neolaureati trovano le migliori opportunità retributive nei settori life science ed energia, con stipendi medi annui, rispettivamente, di 33.000 euro e 32.167 euro.
Anche i settori dei beni di largo consumo (30.700 euro) e del manifatturiero e tech (30.174 euro) offrono buoni guadagni economici, mentre nei servizi non finanziari i giovani neolaureati guadagnano in media circa 28.000 euro lordi all’anno. Ovviamente, le cose cambiano se analizziamo le situazioni in diversi Paesi europei: in Svizzera, infatti, i neolaureati percepiscono stipendi medi di 86.722 euro, in Germania (53.300 euro, con un incremento del 2,1% rispetto al 2021), poi c’è l’Austria (51.100 euro, +10,5% in tre anni) e il Belgio (47.000 euro, +5,5%).
Polonia, Itala e Spagna risultano invece i Paesi per stipendi medi più bassi: 6.675 euro in Polonia, 28.500 euro in Spagna e 30.558 euro nel nostro Paese, ed è per questo che molti giovani neolaureati decidono di trasferirsi all’estero e nei Paesi dove gli stipendi sono più alti.
Se si ha una laurea, gli stipendi sono più alti rispetto a chi possiede solo il diploma: Eurostat infatti dimostra che in Romania, per esempio, un laureato guadagna il 114% in più rispetto a un diplomato, mentre in Italia, il premio retributivo è del 30%, nettamente al di sotto della media europea del 48%.
Le retribuzioni italiane restano tra le più basse d’Europa
Marco Valerio Morelli, amministratore delegato di Mercer Italia, ha rilasciato al Sole 24Ore un’intervista, evidenziando “con chiarezza che le retribuzioni dei giovani in Italia restano stabilmente tra le più basse in Europa, con tassi di crescita minimi, contribuendo ad alimentare fenomeni come la fuga dei talenti. Si tratta di una situazione stagnante e radicata da ben prima dell’emergenza pandemica che rappresenta un problema non solo economico, ma anche strategico per la competitività del nostro Paese”.
E ancora: “La Generazione Z rappresenterà quasi un terzo della forza lavoro entro il 2030 e spingerà le aziende ad adattarsi rapidamente a nuove dinamiche occupazionali che richiedono già oggi una revisione delle strategie tradizionali per attrarre e trattenere i talenti. Le imprese devono ripensare in modo olistico la propria proposta verso le nuove generazioni, creando offerte trasparenti e ambienti di lavoro orientati al benessere e alla crescita personale”, ha dichiarato Morelli.
I giovani chiedono flessibilità
Oltre alla retribuzione, quindi, un parametro fondamentale che i giovani vogliono trovare in un impiego è certamente la flessibilità da parte dell’azienda, oltre a posti di lavoro che offrano formazione e crescita continua sia personale che professionale.
Uno studio di Noto Sondaggi ha evidenziato le aspettative lavorative che hanno i giovani tra i 15 e i 34 anni, sia occupati che disoccupati: deve essere possibile lo smart working, lo stipendio deve essere almeno 1.250 euro al mese e con contratto da dipendente.