Roma. Feto sepolto col nome della madre senza consenso. Bufera su Comune e Ama

Roma. Feto sepolto col nome della madre senza consenso. Bufera su Comune e Ama

Sul caso del feto sepolto a Roma con il nome della mamma e senza il consenso di quest’ultima, il Garante per la protezione dei dati personali ha deciso di aprire un’istruttoria, definendo la vicenda “dolorosissima”. La denuncia arriva da una giovane donna di Roma, che dopo aver interrotto la gravidanza per scopi terapeutici è venuta a conoscenza che il feto era stato sepolto nel cimitero Flaminio senza il suo consenso e sotto una croce che recita il suo nome. Il Garante della privacy cercherà di fare luce su quanto accaduto, e “sulla conformità dei comportamenti, adottati dai soggetti pubblici coinvolti, con la disciplina in materia di privacy”, si legge in una nota dell’Autorità. Inoltre, sul caso sono state presentate due interrogazioni: una alla Regione Lazio e l’altra al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. L’iniziativa è stata promossa dalla deputata di Liberi e uguali, Rossella Muroni, e dalla consigliera regionale della “lista civica Zingaretti”, Marta Bonafoni. I due atti sono stati sottoscritti anche da diversi parlamentari e consiglieri regionali, come il capogruppo radicale del Lazio Alessandro Capriccioli e l’ex presidente della Camera Laura Boldrini.

La vicenda “rappresenta una grave violazione della privacy oltre che della libertà di scelta e dei diritti delle donne. Per sollecitare iniziative normative che garantiscano sempre la tutela dei diritti delle donne, la verifica delle procedure seguite nel caso romano e il pieno rispetto della legge 194/1978 abbiamo presentato una interrogazione alla Regione Lazio e una interrogazione al Presidente del Consiglio Conte”, spiegano in una nota congiunta la deputata Leu Rossella Muroni e la consigliera del Lazio Bonafoni. “Il Regolamento nazionale di Polizia mortuaria – aggiungono Muroni e Bonafoni – obbliga l’ospedale di competenza e le Asl a seppellire il feto abortito anche in assenza della volontà della donna o dei genitori. Affinché venga garantita la riconoscibilità del trasporto fino al cimitero, al feto vengono associate delle generalità, spesso individuate nel nome e cognome della donna. Quello che però non è previsto da nessun obbligo normativo è che quelle generalità finiscano poi sulla sepoltura. E’ quanto ad esempio avviene nel cimitero Laurentino del ‘Giardino degli Angeli’, uno spazio di sepoltura dove i feti vengono identificati attraverso un codice di riferimento. Contestualmente al codice – continuano le due esponenti di sinistra -, presso il cimitero Flaminio, vengono associate le generalità della donna, senza che ciò sia previsto e non tenendo conto dei diritti di scelta della donna stessa. La responsabilità di questa previsione ricade sugli organi competenti, il Comune di Roma Capitale e la società Ama Roma Spa, che a quanto si evince operano con discrezionalità tale previsione di legge”. Altro aspetto è la previsione della croce come segno funerario, un simbolo – spiegano ancora Muroni e Bonafoni – che sempre in assenza di indicazioni, viene utilizzata perché quello più comunemente e tradizionalmente in uso. Il caso emerso richiede un impegno immediato di tutte le istituzioni coinvolte, per verificare che i regolamenti siano correttamente applicati senza forzature e nel rispetto delle donne coinvolte. Ci attiveremo immediatamente per modificare laddove necessario le previsioni, a livello comunale e regionale, a partire dal regolamento anche attraverso un recepimento regionale ad hoc ad oggi inesistente come punto di partenza per tutelare volontà e decisioni che per diritto, dovrebbero spettare alle persone interessate. E chiediamo – concludono – che ci sia un monitoraggio costante del rispetto di quanto già oggi previsto”.

Intanto, sia Ama che l’ospedale dove è stato praticato l’aborto, il San Camillo di Roma, hanno respinto ogni tipo di responsabilità. In particolare, Ama ha tenuto a precisare che “la sepoltura del feto della signora è stata effettuata su specifico input dell’ospedale presso il quale è avvenuto l’intervento ed autorizzata dalla Asl territorialmente competente. Come sempre avviene in questi casi, i cimiteri capitolini sono semplici esecutori dei regolamenti, cimiteriale e di polizia mortuaria, e sono le autorità competenti che richiedono ed autorizzano il trasporto e l’inumazione del feto”. Il cimitero di Prima Porta si è limitato “a eseguire la sepoltura a fronte di un consenso già dato per espresso dalla struttura sanitaria richiedente. Ci dogliamo nell’apprendere che quella non fosse la volontà della signora, ma ribadiamo la totale estraneità di Ama – cimiteri capitolini”. Quanto al segno funerario (la croce) utilizzato per indicare la sepoltura, “si evidenzia – precisa Ama – che esso è quello tradizionalmente in uso, in mancanza di una diversa volontà, mentre l’epigrafe deve in ogni caso, in assenza di un nome assegnato, riportare alcune indicazioni basilari per individuare la sepoltura da parte di chi ne conosce l’esistenza e la cerca”.

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