
Avvisi di garanzia al premier e sei ministri ma con richiesta di archiviazione: questa la decisione della procura di Roma in relazione a più di 200 denunce presentate. Epidemia colposa, delitti colposi contro la salute, omicidio colposo, abuso d’ufficio, attentato contro la Costituzione, attentato contro i diritti politici del cittadino: questi i reati per i quali la Procura di Roma ha inviato gli avvisi di garanzia nei confronti del presidente del Consiglio Giuseppe Conte e dei ministri Alfonso Bonafede, Luigi Di Maio, Roberto Gualtieri, Lorenzo Guerini, Luciana Lamorgese e Roberto Speranza. Oltre agli avvisi, la stessa Procura ha trasmesso gli atti al Tribunale dei Ministri. Si tratta di un procedimento unico che raggruppa più di 200 denunce – avanzate da singoli cittadini, legali e associazioni di consumatori – in merito alla gestione dell’emergenza coronavirus in Italia. In mattinata a dare notizia dell’inchiesta era stato lo stesso governo attraverso una nota. Il comunicato di Palazzo Chigi aveva però chiarito: “La trasmissione da parte della Procura al Collegio, in base alle previsioni di legge, è un atto dovuto”. In più nella stessa nota è stato specificato “che tale trasmissione è stata accompagnata da una relazione nella quale l’Ufficio della Procura ‘ritiene le notizie di testo infondate e dunque da archiviare'”.
Il procedimento nasce sulla scia di oltre 200 esposti presentati nei confronti del governo in pieno lockdown. In molti casi dal tenore assolutamente diverso: c’è chi ha accusato l’esecutivo di avere fatto troppo poco per arginare la pandemia, chi al contrario ha puntato l’indice verso il governo colpevole di avere assunto misure decisamente sproporzionate rispetto al reale pericolo. Ecco perché l’intera inchiesta si muove su due filoni, due binari diversi: in un primo filone si inseriscono le accuse di epidemia colposa, omicidio colposo e delitti colposi contro la salute pubblica; il secondo filone verte invece sulle ipotesi di reato quali abuso d’ufficio e attentato contro i diritti politici del cittadino. In tarda mattinata il presidente del Consiglio attraverso la sua pagina Facebook ha voluto commentare la vicenda. “Abbiamo lavorato sempre allo stesso modo – ha scritto il premier -, ci siamo affiancati scienziati ed esperti per disporre costantemente di una base scientifica di valutazione dei dati epidemiologici e abbiamo sempre ispirato la nostra azione ai principi di precauzione e trasparenza e ai criteri di adeguatezza e proporzionalità. Ci siamo sempre assunti la responsabilità, in primis ‘politica’, delle decisioni adottate”.
“Decisioni molto impegnative, a volte sofferte, assunte senza disporre di un manuale, di linee guida, di protocolli di azione. Abbiamo sempre agito in scienza e coscienza, senza la pretesa di essere infallibili ma nella consapevolezza di dover sbagliare il meno possibile per preservare al meglio gli interessi della intera comunità nazionale. Io e i ministri – ha proseguito – siamo e saremo sempre disponibili a fornire qualsiasi forma di collaborazione che ci verrà richiesta, nel rispetto dei distinti ruoli istituzionali. Il bene dell’Italia e degli italiani, prima di tutto”, ha concluso.
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