
Riparte la produzione industriale a maggio (+42,1%) ma sull’anno si registra ancora un calo (-20,3%), in particolare nel comparto degli autoveicoli (-50,8%). Sono i dati diffusi dall’Istat che segnala come “dopo la forte flessione registrata ad aprile, mese caratterizzato dalle chiusure in molti settori in seguito ai provvedimenti connessi all’emergenza sanitaria, a maggio si assiste ad una significativa ripresa delle attività: tutti i comparti sono in crescita congiunturale, ad eccezione di quello delle industrie alimentari, bevande e tabacco, che registra una leggera flessione”. Il livello della produzione, peraltro, sottolinea l’Istat, “risente ancora della situazione generata dall’epidemia di Covid-19: l’indice generale, al netto della stagionalità, presenta una flessione del 20,0% rispetto al mese di gennaio, ultimo periodo precedente l’emergenza sanitaria”. Soddisfatto il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri: “E’ un risultato molto incoraggiante, in linea con il profilo dell’andamento produttivo prospettato nell’ultimo Documento di Economia e Finanza. Abbiamo ancora molta strada da fare, ma il rimbalzo fatto segnare dalla produzione industriale a maggio è molto importante e stimiamo che proseguirà, anche se prevedibilmente a tassi più contenuti, nel bimestre giugno-luglio”. “Proseguiamo con ancora più determinazione a lavorare per la ripresa e per il rilancio dell’economia”, aggiunge il ministro Gualtieri. Nel dettaglio l’Istat stima che a maggio l’indice destagionalizzato della produzione industriale aumenti del 42,1% rispetto ad aprile. Corretto per gli effetti di calendario, l’indice complessivo diminuisce in termini tendenziali del 20,3% (i giorni lavorativi sono stati 20 contro i 22 di maggio 2019). Nella media del periodo marzo-maggio, il livello della produzione cala del 29,9% rispetto ai tre mesi precedenti. L’indice destagionalizzato mensile mostra aumenti congiunturali diffusi in tutti i comparti: aumentano in misura marcata i beni strumentali (+65,8%), i beni intermedi (+48,0%), i beni di consumo (+30,8%) e, con una dinamica meno accentuata cresce l’energia (+3,4%). Forti flessioni tendenziali caratterizzano tutti i principali comparti; il calo è meno pronunciato solo per l’energia (-7,2%), mentre risulta più rilevante per i beni strumentali (-22,8%), i beni intermedi (-22,4%) e quelli di consumo (-18,7%). La produzione di autoveicoli, a maggio, è scesa del 50,8% rispetto allo stesso mese del 2019 (dati corretti). Il dato grezzo segna una flessione del 54,5%. Nei primi cinque mesi dell’anno la produzione di autoveicoli è diminuita del 44,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso (dato grezzo -45,1%).
Miceli, segretario confederale Cgil: da Istat timidi segnali ripresa, vanno irrobustiti e resi stabili
I dati sulla produzione industriale in Italia, divulgati oggi dall’Istat, “delineano il quadro di una situazione ancora segnata dai devastanti effetti della pandemia da Covid-19 e dalle difficoltà strutturali del sistema industriale italiano, preesistenti all’esplodere dell’emergenza sanitaria” scrive in una nota il segretario confederale della Cgil nazionale, Emilio Miceli. “Il dato su base annua segna, infatti, – sottolinea il dirigente sindacale – un calo del 20,3 per cento, con variazioni particolarmente negative come il -37,3 per cento per la fabbricazione di mezzi di trasporto (dato nel quale spicca il -50,8 per cento della produzione di autoveicoli), il -34,1 per cento del tessile e abbigliamento, il -24,8 per cento per i settori della gomma e della plastica”. “Pur tuttavia, – aggiunge Miceli – i dati mostrano l’esistere di una possibilità di inversione di tendenza rispetto al crollo dell’ultimo trimestre, come segnala la variazione mensile complessiva di +42,1 per cento, con all’interno un +65,8 per cento per i beni strumentali, un +48 per cento per i beni intermedi e un +30,8 per cento per i beni di consumo. Su questa possibilità il governo ha il dovere di agire, per trasformare in azioni e iniziative concrete gli annunci contenuti nel master plan presentato ai recenti stati generali. A molti di quegli annunci – dal piano nazionale per l’acciaio agli interventi sull’automotive e sulla mobilità, dal progetto nazionale sulla digitalizzazione alle questioni della transizione energetica e dell’economia sostenibile, dalla pubblica amministrazione ai temi della scuola e della formazione – non sono seguiti a oggi atti conseguenti”.
“I timidi segnali di ripresa che l’Istat registra – prosegue il segretario della Cgil – vanno perciò irrobustiti e resi stabili. Responsabilità che spetta in primo luogo al governo. Guardando alla gravissima crisi di alcuni settori chiave, è necessario che dalla presidenza del Consiglio arrivino segnali di impegno diretto nella soluzione di alcune difficili situazioni nei settori del trasporto aereo (Alitalia in primis), della siderurgia (definendo rapidamente la questione degli assetti della ex Ilva e della Ast), dell’automotive (affrontando i temi aperti dalla prevista fusione tra Fca e Psa). E’ anche da come si concluderanno queste e altre vertenze chiave nel panorama industriale italiano – conclude Miceli – che dipenderà la possibilità di dare forza e consistenza alla auspicabile ripartenza industriale italiana”.
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