
Maggioranza compatta per mandare a processo Matteo Salvini su caso Open Arms. M5S, Pd e Iv votano contro la relazione del presidente della Giunta delle Autorizzazioni del Senato Maurizio Gasparri che dava lo stop ai magistrati raggiungendo 149 voti. Unica eccezione, l’astensione della pentastellata Tiziana Drago. Tutti presenti i senatori dem (35 su 35), 4 assenti nel M5S e 7 senatori su 18 di Italia viva. Il partito di Matteo Renzi, tuttavia, è stato decisivo – o quasi, date le assenze – per mandare a processo il leader della Lega. Se, infatti, i 18 senatori renziani avessero votato con il centrodestra, quest’ultimo da 141 voti sarebbe passato a 159 e quindi a sole due lunghezze dall’obiettivo. A quel punto sarebbe stato facile per Salvini trovare due voti in più, date anche alcune assenze nel suo schieramento. Salvini viene a sapere dell’esito del voto, mentre si trova in macchina, verso Milano Marittima, lo stesso luogo, il celebre Papeete, dove proprio l’anno scorso staccò la spina al governo di cui era vicepresidente del Consiglio e ministro dell’Interno. Un segnale dal forte significato simbolico per dire che la Lega riparte da se stessa, dalla propria “comunità”, consapevole di “stare nel giusto”. “Chi mi manda a processo – è il passaggio con cui ha chiuso il suo intervento in Senato – mi fa un regalo. Ci vado a testa alta convinto che il tempo è galantuomo”. Sulla stessa linea anche la leader di FdI, Giorgia Meloni: “Quando saltano le regole dello stato di diritto – nessuno è più al sicuro”. Una svolta frutto dei due scandali che hanno reso ancora più complicato il sempre difficile rapporto tra politica e magistratura: le parole della chat di Luca Palamara ostili a Salvini e soprattutto la bufera giudiziaria che sta travolgendo la giunta lombarda, guidata dal presidente leghista Attilio Fontana. Scandali che, sulla carta, hanno avvicinato la Lega e Iv, ambedue convinte che serva urgentemente una riforma della giustizia. Non a caso, infatti, proprio Matteo Renzi, oggi, era il sorvegliato speciale per capire se la sua linea “garantista” lo avrebbe spinto sino a “salvare” il leader sovranista. Alla fine Iv, cambiando idea rispetto al voto in Giunta, ha mandato a giudizio il segretario leghista.
Rai, direzione Tg2 si scusa per l’errore durante il collegamento su voto Senato
“Nell’edizione del Tg2 delle 18.15, subito dopo l’annuncio della presidente del Senato Casellati del risultato della votazione sull’autorizzazione a procedere nei confronti di Matteo Salvini, durante un collegamento abbiamo erroneamente detto che con il voto l’autorizzazione a procedere non sarebbe stata concessa, mentre il Senato ha autorizzato il processo al senatore Salvini” si legge in una nota della direzione del Tg2. “E’ stato un grave errore di interpretazione del risultato, che abbiamo corretto qualche minuto dopo con un vivo del conduttore. Ci scusiamo comunque per aver indotto in errore i nostri ascoltatori”, conclude la nota.
Il crollo del Pil spaventa le Borse. L’Europa brucia 172 miliardi
I dati sul Pil tedesco e di quello statunitense, che nel secondo semestre registrano le cadute più alte della storia, piegano i mercati mondiali. Mentre Wall Street avanza contrastata, le principali Borse europee bruciano oltre 172 miliardi, con lo Stoxx Europe 600, l’indice che racchiude 600 grandi, medie e piccole aziende di 17 Paesi europei, che arretra del 2,16%. La sola Piazza Affari ne brucia 17,3, con un calo dell’All Share di oltre il 3%, mentre il Ftse Mib perde il 3,28% a torna a 19.228 punti. In poco più di una settimana la Borsa di Milano è passata dal toccare i massimi post-Covid, che valevano una capitalizzazione di circa 597 miliardi, ai 557,8 miliardi di oggi. E ad aggiungere benzina sul fuoco della paura sono anche i nuovi casi di coronavirus, che tornano a crescere in tutto il Vecchio continente. In mattinata la Germania ha annunciato che nel secondo trimestre il crollo del Pil tedesco è stato del 10,1% rispetto al periodo precedente, la peggior caduta dal 1970, con una contrazione che su base annua vale l’11,7%. Nel pomeriggio, invece, è stata ufficializzata l’entrata in recessione dell’economia americana, con una caduta del 32,9% del prodotto interno lordo dopo la contrazione del 5% del primo trimestre. Si chiude così, con il ‘tonfo’ più grande della storia, il periodo di espansione economica più lungo di sempre per l’economia a stelle e strisce, cresciuta per 11 anni di fila. Fra i principali indici borsistici europei il peggiore è stato il Dax40 di Francoforte che ha perso il 3,45%, seguito da Milano.
Commissioni, tensioni e accuse nella maggioranza. E il M5S ‘processa’ Crimi
Nel day after della lunga notte delle elezioni dei presidenti delle commissioni parlamentari, la maggioranza si ritrova con le ossa rotte. Tra gli alleati partono incrociate le accuse di ‘tradimento’ e se Pd e Iv possono comunque ritenersi soddisfatti per aver portato a casa il risultato, lo stesso non si può dire per il M5S e Leu. Proprio per cercare di ricomporre la situazione e sanare una situazione politica “grave” – così l’ha definita Roberto Speranza davanti ai colleghi ministri prima di lasciare la riunione del Cdm mercoledì sera – il ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà riunisce ancora una volta i capigruppo alla ricerca di un possibile ‘rimedio’. Una soluzione non viene individuata, ma tra le ipotesi per sedare i malumori c’è quella di utilizzare le presidenze delle commissioni speciali. Quella sulla Sanità è stata offerta a LeU (anche se è nelle mire anche di Iv), ma è stata rifiutata dalla capogruppo Loredana De Petris: “No a strapuntini”. In ballo c’è anche la commissione Enti gestori, che nell’accordo spettava al senatore Pd Tommaso Nannicini, ma difficile possa rappresentare una reale possibilità di tregua. La trattativa, insomma, ricomincia. La tensione all’interno del Movimento è alle stelle. Le sostituzioni (ben 10) in commissione Finanze alla Camera hanno fatto uscire allo scoperto i mal di pancia. E se Leonardo Donno, per protesta, si dimette da capogruppo in commissione Bilancio, anche il sottosegretario all’Economia Alessio Villarosa dà voce a una lamentela molto diffusa tra i suoi: “Al Pd è stato concesso, oltre al ministro dell’Economia, il Commissario Europeo, due Sottosegretari all’Economia e la Presidenza della Commissione Finanze del Senato e Bilancio della Camera. LeU e IV rispettivamente hanno un Sottosegretario all’Economia e la Presidenza della Commissione Finanze della Camera, mentre al M5S, principale forza politica in Parlamento che ha vinto le elezioni con un risultato elettorale storico e schiacciante i nostri vertici hanno ottenuto solo due Sottosegretari all’Economia e la Presidenza della Commissione Bilancio del Senato. L’assetto istituzionale realizzato non risulta in equilibrio e soprattutto non rappresenta il M5S quale principale forza politica in Parlamento. Con un vero e legittimo capo politico – è l’affondo – una forzatura così eccessiva, di certo, non l’avremmo mai avuta”. In tanti mettono sotto accusa Crimi. I sospetti, però, ricadono anche su Iv. Si cercano i responsabili che hanno impallinato Pietro Grasso alla guida della commissione Giustizia. Gli alleati lo sanno, proprio nel giorno del crollo storico del Pil mondiale: “A settembre ci giochiamo tutto”, spiega un dirigente dem. Con le Regionali e sul Mes, certo, ma anche sulla scuola e sull’economia: “Se la ripartenza non riesce, o riesce a metà, qui crolla tutto”. Ma se ne sono consapevoli perché non agiscono di conseguenza, utilizzando un minimo di buon senso?
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