Coronavirus. 6 luglio. 208 nuovi casi, 8 decessi, 72 in terapia intensiva. Oltre 11 milioni di contagi nel mondo e 533 mila morti. Nella Ue diplomazie al lavoro per il Recovery Fund

Coronavirus. 6 luglio. 208 nuovi casi, 8 decessi, 72 in terapia intensiva. Oltre 11 milioni di contagi nel mondo e 533 mila morti. Nella Ue diplomazie al lavoro per il Recovery Fund

Sono 208 i nuovi casi di contagio da Covid-19 (di cui 111 in Lombardia) registrati nelle ultime 24 ore, per un totale di 241.819. In aumento gli attualmente positivi (+67) per un totale di 14.709 segnalati oggi dalle Regioni, ripartiti tra 72 in terapia intensiva (-2), 946 nei reparti (+1) e assistiti a casa (+68, pari nel complesso a 13.691 persone). Otto i decessi registrati che portano la cifra complessiva a 34.869. Questi i dati principali registrati dal ministero della Salute, che dà conto anche di 133 dimessi/guariti in più (totale, 192.241). I tamponi fatti nelle ultime 24 ore sono “appena” 22.166 (-15.296) per un numero totale di 5.660.454. E sono 10 le regioni che non riportano nuovi casi nelle ultime 24 ore. Si tratta di Valle d’Aosta, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Marche, Abruzzo, Umbria, Molise, Calabria, Puglia e Basilicata. “Una volta che si ottiene una riduzione drastica della circolazione di un patogeno, come è accaduto in Europa” con Sars-Cov-2, “devi temere la reintroduzione. E se bloccare la mobilità è difficile, sono importanti filtri per i casi importati, con tamponi, isolamenti e quarantene per arginare i focolai”. A dirlo è Giovanni Rezza, direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute, autore di ‘Epidemie. I perché di una minaccia globale’ (Carocci). “Per ora si sta facendo bene, ma tutto dipende dai numeri dei focolai”, conclude.

La situazione nel mondo. Oltre 11 milioni di casi e 533 mila vittime. Gli Usa sempre più in difficoltà, ma ora la pandemia colpisce in modo feroce anche l’India

Sono 11.419.638 attualmente i casi confermati di coronavirus nel mondo, con 533.781, secondo l’aggiornamento della Johns Hopkins University. Gli Stati uniti hanno superato oggi i 130mila morti per la pandemia COVID-19. Finora sono stati conteggiati 2.888.729 casi di contagio da nuovo coronavirus, per un totale di 130.007 decessi con COVID-19. Ieri il presidente Usa Donald Trump ha affermato che gli Stati Uniti stanno raggiungendo “una straordinaria vittoria” nella lotta al coronavirus. La situazione della pandemia da Covid-19 si fa di giorno in giorno più critica, oltre che nelle Americhe, anche in un’altra area del pianeta, ovvero l’Asia meridionale, e principalmente in India, che nelle ultime ore è divenuto il terzo paese al mondo per numero di contagi diagnosticati, superando la Russia. Secondo il ministero della Salute, solo nelle ultime 24 ore nel subcontinente si sono registrate poco meno di 25mila nuovi casi, che ne hanno portato il totale a 697.413 contro i 680.283 della Russia. Le vittime dell’ultimo bollettino sono state 613 per un totale di 19.693: un bilancio tragico ma comunque inferiore a quello che ci si sarebbe potuti attendere di fronte alla propagazione del virus nel paese. C’è da dire a proposito che i numeri ufficiali sono certamente inferiori a quelli reali non avendo le autorità sanitarie i mezzi sufficienti per intercettare la totalità dei casi. Di fronte all’incremento dei contagi, a Nuova Delhi un centro spirituale è stato riconvertito in struttura d’isolamento dotata di diecimila letti, di cui molti in cartone. Vasto come una ventina di campi di calcio, la struttura tratterà pazienti affetti da sintomi leggeri. Il governo indiano teme che un ulteriore mezzo milione di persone possano venire contaminate entro la fine di luglio. E gli esperti lanciano l’allarme: il picco dell’epidemia nell’immensa nazione non verrà raggiunto ancora per diverse settimane. Al momento la propagazione del Covid-19 è particolarmente violenza nelle grandi città di Bombay, Delhi e Chennai.

Ue: Sanchez vede Costa, si compatta il fronte Sud

Il fronte sud si compatta in vista del vertice dei leader europei del 17 e 18 luglio e si prepara a dare battaglia nella trattativa sul Recovery Fund proposto dalla Commissione. I due leader socialisti di Spagna e Portogallo, Pedro Sanchez e Antonio Costa si sono visti oggi a Lisbona, pronti a fare asse con Roma per rinsaldare la posizione del blocco meridionale nel braccio di ferro con i quattro paesi ‘frugali’ che continuano a chiedere nuove condizionalità legate al Fondo per la ripresa dell’economia europea devastata dalla crisi del coronavirus. Un asse sostenuto anche dalla Francia e dalla Germania, con Angela Merkel che intende fare di tutto per portare a casa l’intesa entro l’estate come primo obiettivo del semestre di presidenza tedesca dell’Unione. Nei giardini del palazzo di Sao Bento, sede del governo portoghese, Sanchez e Costa hanno chiarito che le nazioni del sud non accetteranno “nuove condizioni” rispetto a quelle già proposte dalla Commissione europea. Nelle prossime ore il premier Giuseppe Conte vedrà entrambi i capi di governo di Lisbona e Madrid, mentre Sanchez la prossima settimana volerà in Olanda e Svezia per cercare di strappare condizioni più morbide ai due dei paesi più resistenti all’accordo. Lisbona e Madrid respingono le richieste di maggiori condizionalità avanzate dai frugali: “La condizionalità è quella già indicata dalla Commissione, legata alla transizione ecologica, al capitale umano. Questo non è il momento di mescolarlo con altre politiche”, ha detto Sanchez. “La commissione non propone un assegno in bianco o una nuova troika. Possiamo fare le riforme, ma ogni paese deve presentare obiettivi, creare nuove condizionalità non ha senso”, ha aggiunto Costa, secondo il quale “la proposta della Commissione europea è intelligente, equa ed equilibrata”. Sanchez e Costa hanno difeso anche la dimensione della risposta europea alla crisi contenuta nel piano von der Leyen, “che deve essere di almeno 750 miliardi” e hanno ribadito che i finanziamenti “devono avere un ampio orizzonte di temporalità. Sarà un negoziato difficile ma luglio deve essere il mese dell’accordo”, ha detto lo spagnolo replicando all’attendismo dei nordici, in particolare del primo ministro olandese, Mark Rutte, secondo il quale non c’è fretta per chiudere l’intesa. Lo stesso Rutte incontrerà in serata il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, che sta continuando il suo giro di colloqui con i leader europei prima di mettere sul tavolo la proposta che sarà discussa al summit del 17 luglio. Il negoziato resta difficile: i paesi del sud e i frugali restano distanti sulle dimensioni e la distribuzione del fondo tra trasferimenti e prestiti, le scadenze (due o quattro anni) e le condizionalità. Sul tavolo della riunione tra Sanchez e Costa anche la trattativa per la nomina della ministra spagnola dell’Economia, Nadia Calvino a capo dell’Eurogruppo, a tre giorni dalla riunione che dovrà decidere il successore di Mario Centeno alla guida dei ministri economici dell’area euro. Costa ha dato il sostegno del Portogallo alla candidata spagnola e Sanchez si è detto “ragionevolmente ottimista per la risposta non solo dai paesi progressisti ma anche da altri governati dal PPE”.

Share