Coronavirus. 22 luglio. 282 nuovi casi, 9 decessi. Superata quota 15 milioni di contagi nel mondo con quasi 618 mila morti

Coronavirus. 22 luglio. 282 nuovi casi, 9 decessi. Superata quota 15 milioni di contagi nel mondo con quasi 618 mila morti

Impennata dei nuovi casi di contagio da Covid-19 in Italia. Nelle ultime 24 ore – secondo i dati contenuti nel consueto bollettino del Ministero della Salute – i nuovi positivi sono 282 (ieri erano stati 129). Cala invece a 9 il numero dei decessi. Il numero delle persone attualmente positive in Italia è di 12.322 (+74). Sono invece 197 i guariti, dato che porta a 197.628 il numero complessivo. I casi positivi totali in Italia dall’inizio della pandemia toccano quota 255.032. In leggera flessione il dato relativo ai ricoverati con sintomi: sono 724, 8 in meno rispetto ai 732 di ieri. Di questi, 48 si trovano attualmente nei reparti di terapia intensiva (-1). Per quanto riguarda il numero di coloro che si trovano in isolamento domiciliare sono 11.550, con un incremento di 83 rispetto a ieri.

La situazione nel mondo. Superata quota 15 milioni di contagi 

I casi confermati di Covid-19 nel mondo hanno superato la soglia dei 15 milioni (15.000.424), secondo il conteggio della Johns Hopkins University, che registra un totale di 617.832 decessi. Gli Stati Uniti sono il paese più colpito, con 3.915.780, seguito dal Brasile con 2.159.654 e India, con 1.193.078. Con meno casi accertati, 297.951 il Regno Unito conta però il terzo più alto numero di decessi, con 45.586 vittime.

Il dottor Anthony Fauci, consigliere della Casa Bianca per l’emergenza Covid, ha detto in un’intervista a TB alliance che è improbabile che il coronavirus venga mai sradicato. Per il direttore dell’Istituto nazionale di malattie infettive “con una combinazione di buone misure sanitarie pubbliche, un grado di immunità globale e un buon vaccino, che spero e mi sento cautamente ottimista che otterremo, otterremo il controllo del virus quest’anno o l’anno prossimo”, ha ribadito, contraddicendo il presidente Trump che nel briefing stampa di ieri aveva assicurato che “il virus sparirà”. Il Covid-19 ha infettato oltre 3,9 milioni di persone negli Usa, uccidendone almeno 142.090 secondo i dati compilati dalla Johns Hopkins University. Il Texas e la Florida hanno raggiunto risultati record per numero di infetti e di decessi quotidiani. Fauci ha ribadito che il virus è diverso dalla SARS e ha grande capacità di trasmissione uomo a uomo. Infine ha raccomandato di rendere obbligatorio indossare la mascherina, ma non uno shutdown completo delle attività.

Oms, riportare i ragazzi a scuola

“Le scuole sono un microcosmo della società quando si tratta di coronavirus. Se in una comunità è diffuso, si diffonderà anche a scuola”. E’ l’avvertimento di Mike Ryan, il direttore per l’emergenza dell’Oms, che tuttavia sottolinea la necessità di riportare i ragazzi negli istituti scolastici. “Sappiamo che bambini e giovani possono trasmettere il virus. Per fortuna la maggioranza di loro non ha sintomi gravi ma questo non significa che non partecipino al processo di trasmissione”, ha spiegato durante un Questions&Answers invitando comunque a “fare tutto il possibile per riportare i nostri bambini” nelle classi. Ma per farlo, ha sottolineato, “dobbiamo combattere il virus”. “Mentre certamente in Europa occidentale la malattia è sotto controllo, abbiamo ancora dei trend preoccupanti nell’Europa del sud e nei Balcani, quindi non siamo ancora fuori pericolo in ambito europeo” ha detto Mike Ryan. A detta di Ryan, in queste aree è ancora “richiesta una vigilanza sostenuta”. Per quello che riguarda il continente americano, “ovviamente qui c’è ancora il principale punto caldo” per quel che riguarda il coronavirus, un fenomeno che riguarda “l’America del Nord, quella centrale e l’America del Sud”. Al tempo stesso, ha aggiunto il responsabile dell’Oms parlando all’emittente radiofonica irlandese Newstalk, vediamo “che la malattia inizia ad accelerare in Africa”.

Pazienti fumatori potrebbero essere più a rischio

Il fumo potrebbe aggravare le condizioni cliniche dei pazienti COVID-19. A suggerirlo uno studio, pubblicato sulla rivista International Journal of Molecular Sciences, condotto dagli esperti del Texas Tech University Health Sciences Center (TTUHSC), che hanno considerato la disfunzione cerebrovascolare-neurologica nei soggetti affetti da SARS-CoV-2, studiando gli effetti del fumo sui sistemi cerebrovascolari e neurologici. “Ci sono patologie – spiega Luca Cucullo del TTUHSC – che possono emergere a seguito della compromissione degli organi respiratori”. Il team afferma che lo studio suggerisce un’elevata vulnerabilità alle infezioni virali e batteriche nei fumatori piuttosto che nei non fumatori. “Il tabacco – aggiunge Sabrina Rahman Archie, studentessa presso il laboratorio di Cucullo – può compromettere la funzione respiratoria dei pazienti, portando a complicazioni vascolari e, infine, neurologiche. Sappiamo che COVID-19 danneggia i sistemi respiratorio e vascolare, per cui il fumo potrebbe aggravare ulteriormente la situazione dei pazienti”. Il team ha esaminato 214 pazienti, scoprendo che il 36,45 per cento dei pazienti riportava sintomi neurologici. “Nell’organismo umano – osservano gli autori – esistono 13 fattori di coagulazione del sangue che possono essere accentuati dall’ipossia, una condizione che si verifica quando i tessuti non ricevono il corretto apporto di ossigeno, il che aumenta il rischio di ictus”. Secondo gli esperti, recenti studi clinici sembrano dimostrare che alcuni dei danni causati da COVID-19, in particolare quelli relativi all’apparato respiratorio, sono permanenti e nei pazienti che guariscono da SARS-CoV-2 la possibilità di ictus resta presente. “Età e livelli di attività fisica – precisa Cucullo – non sembrano influire sulla percentuale di rischio. Alcuni di quelli con i più alti fattori di rischio per problemi a lungo termine legati a COVID-19 sono giovani adulti tra i 20 e i 30 anni considerati in piena forma fisica”. Il team sottolinea che saranno necessari ulteriori studi per confermare queste teorie e per stabilire gli effetti di COVID-19, una malattia ancora relativamente poco conosciuta. “Credo che sia ancora presto – conclude Cucullo – per questo tipo di indagini. La principale preoccupazione clinica riguarda la possibilità di trovare un vaccino efficace o un metodo in grado di alleviare i sintomi respiratori. La ricerca si sta muovendo in questo senso”.

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