
Sono 169 oggi i nuovi contagiati da coronavirus, in netto calo rispetto a ieri quando erano stati 234. Dei nuovi 169 casi 94 sono stati registrati in Lombardia, pari ad oltre il 55,5 per cento del totale. E’ quanto emerge dall’aggiornamento dei dati sull’emergenza epidemiologica da Covid-19 relativi alle ultime 24 ore, diffusi dal ministero della Salute e pubblicati sul sito del dipartimento della Protezione civile. Il numero totale dei casi sale così a 243.230. Gli attualmente positivi sono 13.157. I pazienti ricoverati in terapia intensiva sono 65, in diminuzione di 3 unità. I decessi nelle ultime 24 ore sono stati 13, in lieve aumento rispetto a ieri quando erano stati 9. I tamponi effettuati nelle ultime 24 ore sono 23.933. Sono 178 i guariti nelle ultime 24 ore, mentre i dimessi-guariti sono nel complesso 195.106. Zero casi si sono registrati nella provincia autonoma di Trento ed in Friuli-Venezia Giulia, Valle d’Aosta, Abruzzo, Marche, Puglia, Umbria, Molise, Calabria, Basilicata.
La situazione nel mondo
Da Tangeri a Melbourne passando per la Catalogna e Manila: dopo una nuova impennata di contagi da Covid-19, diversi Paesi hanno deciso di richiudere intere zone, bloccando i confini e reintroducendo misure restrittive per contenere la pandemia. Su scala mondiale, secondo dati ufficiali dell’Oms, il coronavirus ha già contagiato più di 12,9 milioni di persone in 196 nazioni, causando 566.128 vittime. L’epicentro della pandemia si è spostato in America latina, dove si registra il 50 per cento dei casi nel mondo. Lo ha dichiarato il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), Tedros Adhanom, nel suo consueto briefing con la stampa a Ginevra. “Quasi l’80 per cento dei nuovi casi di Covid-19 nelle ultime 24 sono stati segnalati in soli dieci paesi e il 50 per cento in soli due Paesi, Stati Uniti e Brasile. Sebbene il numero di decessi giornalieri rimanga relativamente stabile, c’è molto di cui preoccuparsi. Tutti i paesi sono a rischio, ma non tutti sono stati colpiti allo stesso modo”, ha detto Tedros, sottolineando che l’epicentro della pandemia si trova attualmente nelle Americhe, dove si registra oltre il 50 per cento dei casi del mondo. “Ma sappiamo che non è mai troppo tardi per controllare il virus, anche se c’è stata una trasmissione esplosiva. L’Oms è impegnata a lavorare con tutti i paesi e tutte le persone per sopprimere la trasmissione, ridurre la mortalità, sostenere le comunità per proteggere se stesse e gli altri e sostenere una forte leadership e il coordinamento del governo”, ha detto Tedros, secondo il quale tuttavia “troppi paesi stanno andando nella direzione sbagliata”. Il Covid-19, ha proseguito Tedros, “rimane il nemico pubblico numero uno, ma le azioni di molti governi e persone non riflettono questo”. A tutto il 12 luglio sono 144.628 le persone morte in America latina per cause riconducibili al contagio da nuovo coronavirus. In Brasile, primo paese a registrare un caso di nella regione, il bilancio delle vittime supera quota 72 mila, con oltre un milione e ottocentomila casi di contagio accertati. Secondo paese per numero di morti, 35.006, è il Messico. Il sindaco Bill de Blasio ha annunciato che, per la prima volta dall’inizio della pandemia, non si sono registrati decessi nella città di New York. “E’ un dato impressionante e emozionante”, ha commentato. Ma nonostante la buona notizia, ha aggiunto de Blasio, si registra un aumento dei contagi tra le persone con meno di trent’anni. Un trend che il sindaco ha definito “preoccupante”.
Il dibattito sulla proroga dello stato d’emergenza. Perché no, Lettera 150 scrive a Mattarella. Perché sì, Fornaro (LeU)
Un appello al capo dello Stato “perché non si verifichino rotture ingiustificate e gravi della legittimità costituzionale” in merito all’eventuale proroga dello stato di emergenza viene lanciato da Lettera 150, il think tank che riunisce circa 250 docenti universitari, magistrati e intellettuali. “Desta particolare preoccupazione – rileva Lettera 150 in un documento – l’annunciata volontà del Governo Conte di prorogare al 31 dicembre 2020 lo stato di emergenza per la pandemia, tramite una semplice deliberazione del Consiglio dei Ministri o, peggio, un decreto del Presidente del Consiglio (DPCM)”. Ci sono “gravi preoccupazioni” in particolare perché la proroga interferisce con le elezioni regionali di settembre, che potrebbero subire intralci o rinvii. Sull’affermazione da parte del Governo che il provvedimento amministrativo farebbe comunque “un passaggio” in Parlamento, Lettera 150 osserva che “il verbo ‘passare’ è “inopportuno e privo di significato” perché “a prescindere dall’andamento della pandemia, la fase di cosiddetta emergenza in senso giuridico è definitivamente conclusa per lasciare il posto ad una ordinaria situazione di allerta grave”, con “interventi anche urgenti, magari attraverso decreti legge, ma riconducibili alla ordinaria gestione legislativa parlamentare”. E’ infatti “venuta meno, definitivamente, quella condizione che ha permesso, sino ad oggi, la sospensione di diritti costituzionali fondamentali”. Lo stato di emergenza, infatti, è “una grave circostanza imprevista che richiede misure immediate di intervento non compatibili con i normali tempi di elaborazione e proclamazione di leggi o provvedimenti amministrativi ordinari”.
“A leggere molte dichiarazioni e retroscena sembra di vivere nell’Ungheria di Orban e non nell’Italia retta dalla Costituzione che tutti noi ben conosciamo. L’eventuale proroga dello stato d’emergenza, prevista dal codice della Protezione civile approvato nel 2018, infatti, non rappresenterebbe un golpe camuffato, come si continua sostenere da chi ha come unico interesse quello di alimentare tensioni e paure” afferma il capogruppo di Liberi e Uguali alla Camera, Federico Fornaro. “Alla luce dei dati della diffusione nel mondo del Covid 19 e di quelli italiani, prosegue Fornaro, è giusto e doveroso che il Governo si ponga il problema della proroga dello stato di emergenza dichiarato il 31 gennaio scorso. Così come è giusto e doveroso che la scelta sia fatta in assoluta trasparenza e nel rispetto dell’equilibrio di poteri tra Governo e Parlamento”, conclude Fornaro.
Lamorgese, monitoriamo pericolo rabbia sociale
“Spero che le risorse arrivino subito e che a settembre non ci sia un problema di chiusure di aziende ed esercizi commerciali che possano comportare uno stato di disoccupazione più ampio, perché quello sì che potrebbe causare un pericolo della rabbia che si può trasformare in rabbia sociale quindi con scontri. La situazione la stiamo monitorando” ha detto la ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, oggi a margine della visita a Trieste. “Mi auguro che non ci sia un ritorno della pandemia in autunno – ha aggiunto – perché è complicato poi ritornare indietro, a una chiusura o lockdown, come quello passato nei mesi scorsi. Molto dipenderà dai comportamenti individuali, dal senso di responsabilità di ognuno di noi. Il governo ha fatto tanto – ha concluso – cercando di far arrivare risorse a coloro che non hanno da vivere nel quotidiano, quindi ha fatto quello che doveva fare”.
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