
Serve “una coerente ed efficace politica sociale e territoriale al tempo della pandemia e della fase di ripresa”. Il percorso di “rilancio e diffusione della contrattazione sociale va ripreso con ancora più forti motivazioni. Anzi, la situazione che ci viene consegnata con la pandemia richiede uno sforzo straordinario e aggiuntivo perché l’azione territoriale, vicino alla nostra gente, è ancora più importante ora” sottolinea il segretario confederale Roberto Ghiselli, durante la presentazione dell’XI Rapporto sulla contrattazione sociale territoriale dell’Osservatorio Cgil-Fdv-Spi. La Cgil ha esaminato l’attività della contrattazione sociale del 2019 con un occhio al futuro. Il sindacato guidato da Maurizio Landini ha esaminato gli accordi siglati con le amministrazioni pubbliche: si tratta di 874 documenti di cui 681 sono accordi, 164 verbali e 29 Piattaforme. Rispetto al 2018 il calo dei documenti è di oltre 2001. “In parte – spiega la Cgil – ciò è dovuto alla diminuzione delle intese in alcune aree del Paese, in misura più o meno accentuata (Emilia Romagna, Piemonte, Veneto)”. Ne risulta “un segno di una maggiore apertura delle amministrazioni locali dopo una più lunga fase di restrizioni che avevano colpito soprattutto cultura, socialità, politiche giovanili e per l’infanzia”. Difatti nel 2019 l’intera area raggiunge il 61,4% degli accordi (contro il 43,3% del 2017), con una crescita concentrata soprattutto sulle capillari iniziative di socializzazione (in circa il 45% degli accordi), in iniziative per la promozione del benessere specie di anziani e minori (circa il 13%) e in un 20% di accordi che trattano l’offerta e la programmazione culturale (comunque raddoppiato in percentuale rispetto ai primi anni del decennio, i più duri della crisi successiva al 2008). Ghiselli osserva che in questi mesi “le nostre strutture hanno svolto un lavoro molto importante: pensiamo ai protocolli di sicurezza, alla gestione dei servizi alternativi ai centri diurni o al confronto ancora in corso sulla riapertura regolare delle scuole a settembre, passando per l’organizzazione dei centri estivi per l’infanzia. Su questo – sottolinea – non essendoci state le condizioni per la definizione di un Protocollo nazionale, da noi voluto, è stata ed è più che mai importante l’iniziativa nel territorio. Pensiamo inoltre alla gestione dei nostri servizi e della cassa integrazione da parte delle categorie”.
Fase 3: Landini, ora costruire nuovo modello sociale
“Senza coinvolgimento dei soggetti sociali noi non ci stiamo, siamo pronti a mettere in campo quello che serve per una stagione di cambiamento”. Questo il messaggio che il leader della Cgil, Maurizio Landini lancia al governo. “Credo che la velocità sia importante – avverte – ma in questa fase non è sufficiente, deve essere collegata a un progetto, bisogna individuare delle priorità, perché non è più la fase della emergenza”. Ora, aggiunge, “non è che qualsiasi lavoro o soluzione va bene, il lavoro non va bene a qualsiasi condizione, c’è stata una ubriacatura della flessibilità che ha determinato una regressione sociale e ha fatto aumentare la competizione tra le persone e quindi la paura”. Se quella della gestione della pandemia è stata una “esperienza positiva” per le “cose che si sono fatte come il protocollo per la sicurezza, il blocco dei licenziamenti e gli ammortizzatori sociali”, oggi “siamo di fronte a come progettare un nuovo modello sociale”, obiettivo che va perseguito con una bussola: “rispetto dei diritti e della salute e della sicurezza”. Il sindacato, inoltre, deve essere un soggetto di trasformazione sociale ma non accetterà di essere subalterno, ha affermato il segretario generale della Cgil. “Se si aprono nei prossimi giorni le prospettive (di progettare una fase di rilancio del Paese ndr) anche nel rapporto col governo bene, noi siamo pronti a fare la nostra parte. Ma se dovesse prevalere nella politica l’idea che queste sono discussioni che si fanno nell’ambito politico ma non con il coinvolgimento delle parti sociali, perché il ruolo del sindacato è gestire le scelte che gli altri fanno o i problemi che si aprono, credo che a questa dimensione un po’ subalterna noi non ci stiamo e siamo pronti a mettere in campo tutto quello che serve per sostenere una fase di cambiamento”. Questa – ha concluso Landini – è “un’opportunità che dopo la pandemia non dobbiamo perdere; anche per noi c’è l’opportunità non ripetibile di essere parte di un progetto di cambiamento”. Secondo il leader Cgil, occorre procedere ad una riforma fiscale, investire nel pubblico, a partire da sanità e istruzione, e garantire diritti ai lavoratori, combattendo la precarietà. Landini ha fatto notare che negli anni la povertà è raddoppiata e la ricchezza è sempre più concentrata in una ristretta percentuale di persone. La pandemia ha mostrato quanto i tagli alla sanità siano stati sbagliati e la crisi ha reso evidente come tanti giovani vivano con lavori precari e sottopagati. Le misure varate nell’emergenza “sono state positive” ma ora occorre progettare una “vera riforma del sistema”. “Ci può essere – ha spiegato – anche un momento conflittuale. E’ indubbio che dobbiamo fare una scelta secca: investire di più nel pubblico e nello stato sociale che non è semplicemente tutelare i diritti delle persone che lavorano ma anche rilanciare un’idea di nuovo compromesso sociale come crescita e sviluppo del nostro Paese”. Secondo il leader Cgil, infine, il lavoro non va bene ad ogni condizione: “Per evitare la rabbia sociale non va bene qualsiasi soluzione o qualsiasi lavoro. Serve lavoro di qualità. Lo strumento della contrattazione dovrà misurarsi con la progettualità”.
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