Camera. Il decreto Carceri è legge. Ma scritta una pagina buia nella storia repubblicana da Sgarbi: “magistrati mafiosi” e insulti sessisti alle deputate Carfagna e Bartolozzi

Camera. Il decreto Carceri è legge. Ma scritta una pagina buia nella storia repubblicana da Sgarbi: “magistrati mafiosi” e insulti sessisti alle deputate Carfagna e Bartolozzi

Via libera definitivo dall’Aula della Camera al decreto Carceri. I voti favorevoli sono stati 256, quelli contrari 159. Sul provvedimento il governo aveva posto la questione di fiducia, che aveva avuto ieri l’approvazione con 305 voti a favore.

Bagarre in Aula e biasimo unanime per le parole pronunciate da Vittorio Sgarbi nell’emiciclo, con cui il deputato e critico d’arte ha rivolto pesanti offese alla parlamentare di Forza Italia Giusi Bartolozzi e alla presidente di turno, Mara Carfagna. A condannare fermamente quanto accaduto è anche il presidente di Montecitorio, Roberto Fico, che definisce “indecente e indegno il comportamento sessista del deputato Sgarbi” e annuncia di aver “dato mandato ai questori di aprire un’istruttoria per prendere gli opportuni provvedimenti”. Restano impresse le immagini di Sgarbi portato letteralmente di peso fuori dall’emiciclo dai commessi, mentre ancora urla insulti.

Questi i fatti. Una vicenda che passerà come una delle pagine più buie della storia repubblicana

Procedendo con ordine: tarda mattinata, in Aula sono quasi terminate le dichiarazioni di voto finali sul decreto carceri. Vittorio Sgarbi chiede di intervenire, ed esordisce così: “Che un criminale delinqua è normale, che lo faccia un magistrato è un terremoto istituzionale”. Parole accolte, come si legge anche dal resoconto stenografico della seduta, dagli applausi dei deputati leghisti. Sgarbi prosegue: “Quello che è urgente, dopo le inaudite dichiarazioni contro di lei di un magistrato del Csm – dice rivolgendosi al ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, presente in Aula – dopo le inaudite dichiarazioni di Palamara, oggi addirittura cacciato, che dichiarava contro l’onorevole Salvini ‘Siamo tutti con te, Patronaggio’, è la nuova Tangentopoli”, e qui sono unanimi gli applausi dei deputati del centrodestra, “dobbiamo aprire una Commissione d’inchiesta urgente contro la criminalità di magistrati che fanno l’opposto del loro lavoro. Peggio dei criminali, ricordando che Cossiga chiamava quell’associazione un’associazione mafiosa, l’Associazione nazionale magistrati un’associazione mafiosa! Il Csm ha tradito la sua funzione! Urgente è questo: non votare vigliaccamente a favore di un decreto inutile, insensato, che estremizza le intercettazioni contro i cittadini onesti. Questo è grave! Chiedo una Commissione parlamentare per la nuova Tangentopoli dei magistrati, la nuova Palamaropoli” (di nuovo applausi di Lega e FdI). A questo punto la deputata di Forza Italia, Giusi Bartolozzi, magistrato, chiede di parlare. “Lo dico da servitore dello Stato, da cittadino e, da ultimo, da politico, e sentire da un collega che la magistratura tutta è mafiosa a me fa inorridire”, afferma. Sgarbi non ci sta e urla: “Non era tutta! Non era tutta! Ho parlato di Cossiga e di Palamara!”. E mentre Bartolozzi continua a parlare, si odono ancora nell’emiciclo le parole, che iniziano ad essere offensive, di Sgarbi che, rivolgendosi alla deputata di Forza Italia dice: “Non sei degna…”. Arriva il primo richiamo all’ordine della presidente di turno Carfagna. Sgarbi urla ancora, mentre il deputato Pd Michele Bordo interviene per deprecare quanto sta accadendo. E si sente il primo insulto pesante rivolto da Sgarbi a Bartolozzi (“troia”), riportato anche dal resoconto di seduta.

Richiamato più volte all’ordine dalla presidente Carfagna, e invitato a uscire dall’Aula, Sgarbi viene poi sollevato di peso dagli assistenti parlamentari e portato fuori. E rivolto a Carfagna: “fascista!”

“La richiamo all’ordine” insiste la presidente di turno, mentre nel mirino del critico d’arte finisce anche la stessa Carfagna. Dai banchi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia Viva si levano grida “Fuori! Fuori!”. “Le chiedo di allontanarsi dall’Aula, perché lei non può insultare i suoi colleghi. Le chiedo di allontanarsi dall’Aula, grazie”, insiste ancora Carfagna. Ma Sgarbi di uscire non ci pensa proprio e continua ad insultare. Si sente chiaramente un “vaffa”, e allora Carfagna afferma perentoria: “No, onorevole Sgarbi, lei non può continuare a pronunciare parolacce in quest’Aula. Chiedo agli assistenti parlamentari la cortesia di eseguire”, dice la presidente. “Me ne vado da solo”, afferma Sgarbi, che in realtà non lascia da solo l’Aula, ma solo accompagnato di peso dai commessi. E, poco prima di uscire, rivolgendosi ai banchi della presidenza, urla: “Sei una fascista! Fascista”. Espulso dall’Aula Sgarbi, intervengono tutti i rappresentanti dei gruppi per stigmatizzare l’accaduto e, soprattutto, le parole ingiuriose utilizzate dal deputato. “Solidarietà alla collega Bartolozzi e solidarietà ai magistrati italiani, la cui maggioranza è fatta da persone perbene che lottano ogni giorno per difendere le istituzioni del nostro Paese e contro i reati della criminalità organizzata” è stata espressa da Michele Bordo del Pd. “Penso che, quando si arriva a una gravità di affermazioni di questo tipo, la presidenza – ha invece sottolineato Roberto Giachetti, di Italia viva – abbia anche la possibilità di sindacare quello che si dice qui dentro, proprio perché, fuori di qui, non sarebbe mai concesso, e quando siamo qui dentro noi non possiamo pensare di avere la licenza e la copertura di dire qualunque cosa che fuori non potremmo dire perché saremo perseguiti”. Considerazioni condivise anche da Federico Fornaro, di Leu. “Demonizzare in questo modo l’intera categoria della magistratura è un messaggio pesantissimo, che non può passare da quest’Aula, che non deve più essere permesso da questi banchi”, ha aggiunto Giulia Sarti, del Movimento 5 stelle. Se unanimi sono stati la condanna per le offese rivolte da Sgarbi nei confronti di Bartolozzi e l’invito a non generalizzare le critiche nei confronti della magistrati, ricordando anche l’impegno dimostrato e il tributo di sangue pagato da molti di loro, non sono mancati però i distinguo tra le forze politiche sui contenuti di quanto affermato dal critico d’arte da parte di Forza Italia e Lega.

Mariastella Gelmini, Forza Italia, riferendosi ai 5 stelle, afferma che essi “hanno elevato l’insulto a categoria della politica. Riteniamo che non tocchi a nessuno dare patenti di dignità o di indegnità a stare in quest’Aula. Detestiamo le generalizzazioni e abbiamo rispetto per la stragrande maggioranza dei magistrati, che svolgono il loro dovere”, ma “nessuna ipocrisia sull’uso politico della giustizia che una parte della magistratura, una parte minoritaria della magistratura, pratica da vent’anni. Quindi ci spiace che argomentazioni dal punto di vista giuridico serie, che da sempre rappresentano una battaglia di Vittorio Sgarbi, siano state sviluppate da attacchi che non avrebbe mai dovuto fare. Quindi, cerchiamo di essere onesti fino in fondo: doverosa la solidarietà, doveroso il rispetto nei confronti dei magistrati che hanno anche perso la vita, nessuna ipocrisia, però, su quello che è un male di questo Paese, che impedisce la crescita, che impedisce il rispetto dei principi costituzionali”. Dunque, la reazione di Sgarbi è spropositata ma l’attacco alla magistratura era legittimo, secondo Forza Italia. Più o meno sulla stessa lunghezza d’onda il capogruppo della Lega Molinari: “credo che il collega Sgarbi, col suo intervento, abbia danneggiato in primis tutti coloro che ritengono che le tematiche che lui ha posto siano tematiche che non possono essere liquidate, soltanto per la gazzarra in cui lui è trasceso. Noi, condannando il tono, condannando gli insulti, condannando le generalizzazioni, non possiamo certo fare passi indietro sulla critica ferma e decisa al sistema delle intercettazioni, che questo Governo sta mettendo in atto. E, soprattutto, non possiamo tacere su quello che è emerso da quelle intercettazioni”, insiste Molinari tra gli applausi del centrodestra. Insomma, il giudizio di Forza Italia e Lega è che in fondo si è trattato di una sorta di “marachella” da parte di Sgarbi, e che invece la sua condanna dei magistrati è sostanzialmente giusta. Una “bella mossa” da parte della Lega, che, non dimentichiamolo, ha avuto dai magistrati inquirenti la possibilità di dilazionare per decenni un debito di 49 milioni contratto con lo Stato. Cosa negata ai cittadini comuni. Ma ovviamente, la memoria gioca brutti scherzi, talvolta.

 

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