
Sapete che c’è? Leggo minuziosamente i non molti articoli che ricordano e parlano di Massimo Bordin a un anno dalla morte; mi dico che da qualche parte, se qualche parte c’è, se la ride. Se la ride assieme a Marco Pannella, entrambi mordicchiano compiaciuti l’eterno sigaro, che impuzzolentirà anche là, le Grandi Praterie dove si raccolgono i “Giusti”. Se la rideranno insieme, e Bordin, tossicchiando, con quella parlata che da sola è un biglietto da visita, dice a Pannella: “Vedi, ancora una volta ti sei sbagliato. Secondo te ero popolarissimo, e invece… Sì, quando me ne sono andato in tanti si sono esibiti in lodi ed elogi sperticati. Ma lo sai e lo so che fanno parte del rito. L’hai subito anche tu. Poi, passata la festa, il santo in fretta e furia lo si relega in soffitta e tanti saluti. E’ passato un anno…Sì, qualche amico ha speso parole sincere e piene di affetto. Ma appunto, qualche amico…”. A questo punto lasciamoli questionare in pace, Marco e Massimo, non intromettiamoci nelle loro discussioni. Solo un’osservazione, incidentale: qualcuno, tempo fa, riferendosi alle loro pubbliche conversazioni domenicali ha pensato di paragonare quei raffinati confronti alle baruffe immaginate nelle sit-com dalla coppia Raimondo Vianello-Sandra Mondaini. Senza rendersi conto che in una botta sola riusciva a offendere quattro persone di gusto e intelligenza rari
Ma sono cose di “ieri”. L’“oggi”? I pochi “ricordi” dedicati a Bordin sono la certificazione migliore che lo storico conduttore di “Stampa e regime” (ma anche tanto altro), non faceva parte del “club” che pure frequentava degli specialisti del bla-bla, del bau-bau e del miao-miao. E anche i tanti clap-clap che di volta in volta un sospettoso Pannella gli rimproverava, non erano certo il “raccolto” di un suo “pio-pio”. Era il minimo sindacale che gli era dovuto. Sono i “piccoli” particolari che rivelano. Per dire: proprio sicuri che Bordin si definisse. “semplice cronista”? Non era piuttosto un frequente e auto-ironico. “umile cronista”? Tra “semplice” e “umile” corre una bella differenza: “…Ella si sedea Umile in tanta gloria”, canta Francesco Petrarca. “Semplice” (cito il dizionario Treccani) significa “costituito da un solo elemento e non può risolversi perciò in ulteriori componenti”. E’ un cercare un pelo nell’uovo? Beh, lo mangi chi vuole, un uovo “peloso”. Si può aggiungere qui un altro, più significativo “particolare”. Al nome di Bordin, giustamente, si accosta uno dei suoi venerati maestri, Leonardo Sciascia. Qualcuno ricorda anche la stima e l’amicizia con Emanuele Macaluso, un affetto, e una considerazione tra i due, sincera, vera. E’ Macaluso, grande fiuto politico e giornalistico, che lo “ospita” sul “Riformista” per fare quelle note che già scriveva su “E.Polis” (nessuno le cita, spero che qualcuno se ne ricordi e le recuperi). Ma ci sono anche due persone che vengono (credo non a caso) dimenticate, a cui io personalmente e credo anche Bordin, si è debitori: Marco Pannella e Lino Iannuzzi.
Pannella è stato il creatore, il fortissimamente e determinato “editore” che ha voluto la “Radio Radicale” così come oggi la conosciamo: con le sue dirette integrali, la maniacalità con cui imponeva di registrare e conservare tutto; il suo rendere pubblico quello che accadeva nelle aule parlamentari… Iannuzzi, per anni direttore della radio è stato il giornalista che a me, a Massimo, a tanti altri, ha insegnato molto, insegnato tanto, e la prima, fondamentale “lezione”: essere mentalmente guasconi, il gusto del relativo, del sapere che è giusto, si “deve” scherzare con i santi, che farlo con i fanti oltre a farlo tutti, è banale. Aver avuto questi due punti di riferimento, averne assimilato le “lezioni” è un merito di cui menar vanto. Non sono poi tanti che si possono permettere di farlo. Si è sempre “figli” di qualcosa, e avere tra i propri Lari e Penati personaggi come quelli è una fortuna, un privilegio. Solo l’attuale direttore di “Radio Radicale” Alessio Falconio ricorda nell’intervista rilasciata al “Dubbio” il grande merito di Pannella.
Qui e ora aggiungo solo che Bordin ha diretto la ‘Radio Radicale’ con rara perizia per nove anni; non solo non è facile “governare” una baracca dove tutti i marinai si sentono degli ammiragli (non solo alla “Radio Radicale”, in tutti i giornali e televisioni del mondo è la stessa cosa). Chi scrive per primo, e poi tutti, in rigoroso ordine alfabetico, siamo delle Wande Osiris; ma questo è ancora il meno. Provate voi a immaginare cosa significa avere un editore come Pannella: nessuno come lui libertario e liberale, ma implacabilmente rigoroso ed esigente. Lui l’ha fatto, fino a una certa domenica del 9 luglio: quando all’improvviso, e in diretta, si dimette, dopo l’ennesima schermaglia con Pannella. Non discuto le ragioni dell’uno e quelle dell’altro. Chi lo vuole fare si senta i sonori integrali disponibili in archivio. Osservo solo che Bordin non si piega: imperterrito, sostiene le sue ragioni. Pannella, per quanto imbufalito quella “resistenza”, ne sono sicuro avrà ulteriormente accresciuto la stima e la considerazione per Bordin: che gli sta di fronte indossando una maglietta rossa con su scritto l’equivalente di un manifesto di vita: “Dubitare, disobbedire, trattare”. Straordinaria, elegante, raffinata pernacchia…
Ora basta. Par di sentirlo, Bordin che borbotta un po’ seccato: : “Ma dai, che sarà mai? La ‘Grande Puttana’ prima o poi viene per tutti. Questa volta è toccata a me. Succede… E comunque non avete di meglio da fare? Leggetevi allora un libro”. Quale? Che domanda: di Leonardo Sciascia, ovviamente.
- Valter Vecellio. Capaci, 23 maggio 1992. Giovanni Falcone, le cose da ricordare - 23 Maggio 2021
- Valter Vecellio. Ambasciatore Attanasio, delitto dimenticato? - 24 Aprile 2021
- Valter Vecellio. Grazie Alessandro, che la terra ti sia lieve - 4 Ottobre 2020