
Cogliamo questa occasione per rivolgere a Mattia Feltri, nuovo direttore di Huffington Post, i migliori auguri di buon lavoro. Nello stesso tempo, però, non possiamo fare a meno di cogliere il primo evidente scivolone del nuovo direttore nel suo post dedicato al 25 aprile, che è “molto, molto di più”, come si legge nel titolo. Lo abbiamo letto e siamo rimasti colpiti da due elementi: la volontaria omissione di qualunque citazione all’esistenza dell’ANPI, la straordinaria associazione dei partigiani alla quale dobbiamo il merito se questo anniversario è ancora vivo, qui ed ora, 75 anni dopo, e alla caparbietà con la quale tiene desta la memoria dei valori della Resistenza e della Liberazione, che fu antifascista, innanzitutto. Non riconoscere i meriti dell’ANPI è una forzatura storica ed un errore. Non vorremmo che fosse un deliberato e volontario tentativo di oblio.
Così come appare come una evidente forzatura storica scrivere che “la nostra Costituzione, scritta da tutti i partiti antifascisti, compreso il Partito comunista, è una Costituzione antifascista e, nella prassi, diventa una Costituzione anticomunista proprio perché conduce l’Italia nel mondo libero e democratico”. Non è corretta questa inferenza logica, e si scontra col processo storico che condusse alla scrittura della Costituzione, nell’assemblea Costituente tra il 1946 e il 1947. Rinviamo alla qualità straordinaria del dibattito politico su ogni singolo articolo della Carta. Dibattito che ebbe come protagonisti proprio i deputati comunisti, ben 104, molti dei quali provenivano dalle fila partigiane e dalle università, e senza i quali quella Costituzione non solo non avrebbe rispettato i valori dell’antifascismo ma non sarebbe stata un’avanguardia riconosciuta tra le Costituzioni democratiche occidentali. Altro che Costituzione anticomunista! Tra i protagonisti di quel dibattito ci furono, tra gli altri, Umberto Terracini, presidente della stessa Assemblea costituente, Togliatti, Longo, i fratelli Pajetta, Nilde Iotti, Arrigo Boldrini, Girolamo Li Causi, Giuseppe Di Vittorio, Giuseppe Dozza, Agostino Novella, Teresa Longo Noce, ai quali dobbiamo i primi 11 articoli della Costituzione, ovvero la massima espressione della libertà, dell’uguaglianza e della fraternità e del ripudio della guerra. Ma vorremmo ricordare l’impegno straordinario di Concetto Marchesi, insigne latinista, che fu protagonista della elaborazione e della scrittura degli articoli 33 e 34 sulla scuola pubblica e la libertà di insegnamento e di ricerca. Senza di lui, la nostra scuola sarebbe stata completamente diversa. Né pubblica né democratica. Sarebbero questi i comunisti ispiratori della contraddizione in termini di cui scrive Feltri? No, caro direttore, il Partito Comunista italiano è stato un’altra cosa rispetto ad altri partiti comunisti totalitari, ed è grazie ad esso se ampie masse di popolo e di lavoratori sono stati costituzionalizzati e alfabetizzati alla democrazia (basti pensare alla reazione democratica alle stragi degli anni Settanta, i cui ispiratori, quelli sì, avrebbero voluto un ritorno al fascismo).
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