
A oggi, 29 aprile, il totale delle persone che hanno contratto il coronavirus è di 203.591 unità, con un incremento rispetto a ieri di 2.086 nuovi casi. Lo comunica la Protezione civile. Il numero totale di attualmente positivi è di 104.657, con una decrescita di 548 assistiti rispetto a ieri. Tra gli attualmente positivi 1.795 sono in cura presso le terapie intensive, con una decrescita di 68 pazienti rispetto a ieri. 19.210 persone sono ricoverate con sintomi, con un decremento di 513 pazienti rispetto a ieri. 83.652 persone, pari all’80% degli attualmente positivi, sono in isolamento senza sintomi o con sintomi lievi. Sale a 27.682 il numero di vittime. Si tratta di 323 decessi in più rispetto a ieri, in calo rispetto al giorno precedente quando erano stati 382.
Il mondo continua a combattere contro la pandemia, che registra ormai 217.555 decessi e 3.126.806 contagi soltanto considerando quelli ufficiali. Un terzo dei positivi è negli Usa, le cui 58 mila vittime hanno ormai superato i numeri registrati nei 20 anni della guerra in Vietnam. I governi stanno cercando di bilanciare le esigenze dell’emergenza sanitaria con la drammaticità della crisi economica dovuta alle misure restrittive. L’Onu si prepara a chiedere una tregua umanitaria di 90 giorni in tutte le guerre, mentre la Fao lancia un allarme povertà e fame in America Latina. Il numero di decessi confermati per il nuovo coronavirus del Regno Unito è salito a 26.097. Lo ha fatto sapere Public Health England, citato dal Guardian, sottolineando che il numero comprende per la prima volta i decessi sia negli ospedali, sia nelle case di cura. Numeri maggiori di morti per Covid-19, secondo la Johns Hopkins University, solo negli Stati Uniti (oltre 58mila) e in Italia (oltre 27mila). Secondo i dati della Johns Hopkins University, la Germania ha attualmente 159.912 casi confermati di coronavirus e 6.314 decessi. La Francia conta stasera un totale di 24.087 morti per Covid-19 dall’inizio dell’epidemia, contando i decessi in ospedale (15.053) e quelli in case di riposo e istituti per disabili (9.034). Nelle ultime 24 ore, l’aumento è stato di 427 morti. Continua il calo dei ricoveri in ospedale: oggi sono 26.834, 650 in meno di ieri. Scende sensibilmente anche il numero dei pazienti in rianimazione, 4.207 (180 meno di ieri).
In arrivo la app Immuni, ecco le regole su tracciamenti varate dal Consiglio dei ministri
No geolocalizzazioni, raccolta solo di dati necessari a far fronte al contagio da Covid-19, tutela della privacy e informazioni chiare agli utenti. Arriva, con il decreto legge all’esame del Consiglio dei ministri, la app ‘Immuni’: su base volontaria e senza limitazioni per chi deciderà di non installarla, sarà utilizzata fino alla fine di quest’anno, con la conseguente cancellazione, alla stessa data, di tutte le informazioni raccolte. Queste, nel dettaglio, le regole previste dal provvedimento del Governo. Piattaforma istituita dal Ministero della Salute: “Al solo fine di rintracciare le persone che siano entrate in contatto con soggetti risultati positivi e tutelarne la salute attraverso le previste misure di profilassi nell’ambito delle misure di sanità pubblica legate all’emergenza Covid-19”, prevede il decreto, “presso il ministero della Salute è istituita una piattaforma per il tracciamento dei contatti stretti tra i soggetti che, a tal fine, hanno installato, su base volontaria, un’apposita applicazione sui dispositivi di telefonia mobile”. La piattaforma sarà realizzata “esclusivamente con infrastrutture localizzate sul territorio nazionale e gestite da amministrazioni o enti pubblici o in controllo pubblico”. Solo dati necessari su contatti positivi al Covid-19: Per “impostazione predefinita”, i dati personali raccolti dall’applicazione saranno “esclusivamente quelli necessari ad avvisare gli utenti dell’applicazione di rientrare tra i contatti stretti di altri utenti accertati positivi al Covid-19, individuati secondo criteri stabiliti dal ministero della Salute”, nonché ad “agevolare l’eventuale adozione di misure di assistenza sanitaria in favore degli stessi soggetti”. I dati raccolti non potranno essere utilizzati per “finalità diverse”, salva “la possibilità di utilizzo in forma aggregata o comunque anonima, per soli fini statistici o di ricerca scientifica”. OK uso anonimi o pseudonimi, no a geolocalizzazioni. Il trattamento effettuato per il tracciamento dei contatti deve essere basato sul “trattamento di dati di prossimità dei dispositivi, resi anonimi oppure, ove ciò non sia possibile, pseudonimizzati”. Esclusa “in ogni caso” la geolocalizzazione dei singoli utenti. Nessuna limitazione per chi non la userà. Il mancato utilizzo dell’applicazione “non comporta alcuna limitazione o conseguenza in ordine all’esercizio dei diritti fondamentali dei soggetti interessati”. Assicurato “il rispetto del principio di parità di trattamento”. Dati cancellati entro il 31 dicembre. L’utilizzo dell’applicazione e della piattaforma, nonché ogni trattamento di dati personali saranno interrotti “alla data di cessazione dello stato di emergenza disposto con delibera del Consiglio dei Ministri del 31 gennaio 2020, e comunque non oltre il 31 dicembre 2020, ed entro la medesima data tutti i dati personali trattati devono essere cancellati o resi definitivamente anonimi”.
Le polemiche sulla vendita delle mascherine in Italia. Il commissario Arcuri promette tolleranza zero sulla speculazione
Tolleranza zero per chi specula sulla pandemia. Il commissario per l’emergenza coronavirus Domenico Arcuri con un’ordinanza impone la vendita delle mascherine chirurgiche a un prezzo non superiore ai 5 centesimi di euro l’una e dichiara guerra a chiunque lucri sul bene protagonista della fase 2. L’obiettivo è ridurre “lo spazio di profitto”, afferma, anche a tutela delle fasce più deboli, in un momento di transizione tra lockdown e riapertura delle attività. “Il prezzo delle mascherine è stato fissato sulla base di alcuni parametri”, ha detto in audizione alla Camera il commissario Domenico Arcuri. Che ha poi assicurato che “da lunedì siamo in grado di distribuire fino a 12 milioni di mascherine al giorno, da giugno fino a 18 milioni e da agosto 24 milioni”. Quanto al prezzo, Arcuri ha dichiarato che “le analisi dei nostri uffici mi dicono che il costo di produzione di una mascherina è di 5 centesimi, quindi si capisce qual è lo spazio di profitto”. Le cinque aziende italiane che ci stanno rifornendo di mascherine “arriveranno a darcene 660 milioni e ci vendono i beni a un prezzo di 38 centesimi”.
Tensione tra alcuni presidenti di Regione e il governo
La polemica è esplosa quando il ministro Francesco Boccia ha annunciato che “il governo controllerà le ordinanze regionali e se non coerenti col Dpcm” chiederà modifiche “riservandosi l’eventuale impugnativa”. Dure le repliche, tra le quali si sono segnalate quelle dei presidenti leghisti Masssimiliano Fedriga e Luca Zaia e del presidente della provincia autonoma di Bolzano Kompatscher: “Vi sta sfuggendo di mano la situazione, si rischia la rivolta”, la linea. La linea è poi condivisa in una lettera sottoscritta dai presidenti delle Regioni governate dal centrodestra (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Molise, Piemonte, Sardegna, Sicilia, Umbria, Veneto) e dal presidente della Provincia di Trento e inviata al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, al premier Giuseppe Conte, al ministro Francesco Boccia e ai presidenti delle Camere Elisabetta Casellati e Roberto Fico. Dopo aver “responsabilmente accettato” l’accentramento dei poteri normativi nella fase 1, chiedono adesso più autonomia: “E’ essenziale che si ritorni progressivamente ad un più pieno rispetto dell’assetto costituzionale e del riparto di competenze tra lo Stato e le Regioni, sempre in applicazione dei principi di sussidiarietà e leale collaborazione”, scrivono puntando a una “normalizzazione dell’emergenza”, che consenta un ritorno agli “equilibri democratici” previsti dalla Costituzione.
In realtà, “si può pensare ad aperture diverse Regione per Regione” ma solo in base al monitoraggio dell’andamento della curva dei contagi nelle prossime due settimane, ovvero dal 18 maggio, ha affermato il ministro degli Affari regionali, Francesco Boccia. Boccia ha anche proposto “un metodo: puntiamo alla massima collaborazione. Se i vostri uffici si raccordano con i nostri potremo avere ordinanze coerenti con il Dpcm”. Qualora però questo non dovesse accadere, e solo per provvedimenti di allentamento delle misure, in caso di “ordinanze non coerenti”, il ministro ha chiarito che verrà inviata una lettera di diffida per “rimuovere” le parti “non coerenti”. Secondo quanto si apprende, se anche questa richiesta non venisse accolta, il governo valuterà di impugnare tali ordinanze. Di certo si potrà procedere ad aperture differenziate solo se “se l’R0 rimane sotto l’uno si potrà procedere, altrimenti no”.
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