Coronavirus. 7 aprile. 135.586 i contagi, 24.392 i guariti, 17.127 i decessi. Difficile prevedere la Fase 2. Stati Uniti, oltre 11mila decessi. Francia supera quota 10mila

Coronavirus. 7 aprile. 135.586 i contagi, 24.392 i guariti, 17.127 i decessi. Difficile prevedere la Fase 2. Stati Uniti, oltre 11mila decessi. Francia supera quota 10mila

Sale a 135.586 il numero di casi totali di coronavirus in Italia, un aumento di 3.039 su ieri: si conferma dunque il trend in calo, visto che ieri l’aumento era stato di 3.599 unità e domenica addirittura di 4.316. Questi i dati forniti dal bollettino quotidiano della Protezione civile: in un giorno si contano poi 604 decessi (ieri erano stati 636), mentre i guariti aumentano di 1.555 (ieri di 1.022), il secondo valore più alto di sempre. Per questo il numero delle persone attualmente malate aumenta solo di 880 unità, contro le 1.941 di ieri: l’incremento più basso dal 10 marzo. Spicca in particolare il dato dei ricoveri, già in flessione da giorni: oggi si registrano 258 ricoverati con sintomi in meno (ieri erano aumentati di 27) e ben 106 ricoverati in terapia intensiva in meno (anche ieri erano diminuiti, di 79). In totale, sono 94.067 le persone attualmente positive, 17.127 i decessi, 24.392 i guariti. “Finalmente si inizia a vedere una diminuzione del numero di nuovi casi. Se lo mettessimo in una curva epidemica vedremmo che dopo una fase di plateau sembra esserci una discesa”, ha detto il direttore del dipartimento malattie infettive dell’Iss, Gianni Rezza. “Una grande attenzione è necessaria alle Residenze sanitarie assistenziali (Rsa)”, in cui i decessi di anziani provocati dal coronavirus “sono sottostimati, è inutile negarlo” dice Giovanni Rezza rispondendo ai giornalisti in conferenza stampa alla Protezione civile dopo i recenti scandali sulle residenze. “Interventi di urgenza, training degli operatori e disponibilità dei dispositivi di protezione individuale (dpi) sono molto importanti per arginare il fenomeno” dei contagi nelle Rsa, aggiunge l’infettivologo. “Anche le Rsa hanno sofferto per la mancanza di Dpi – ammette il capo della Protezione civile Angelo Borrelli -, ma nei giorni scorsi la situazione è migliorata”.

Intanto, il numero degli operatori sanitari in prima linea deceduti o contagiati dal Coronavirus sale ogni giorno.

Sindacati e ordini chiedono a gran voce da settimane che chi lavora a contatto con i malati di Covid-19 sia messo in condizione di farlo in sicurezza con dispositivi di protezione individuale adeguati. Oggi verso il popolo dei camici bianchi in trincea è arrivato il ringraziamento del Capo dello Stato Sergio Mattarella: “Le vicende drammatiche di questi giorni hanno mostrato di quanta generosità, professionalità, dedizione sono capaci gli operatori sanitari. Li abbiamo visti lavorare fino allo stremo delle forze per salvare vite umane e molti di loro hanno pagato con la vita il servizio prestato ai malati”. Il nemico invisibile contro cui “l’intero pianeta” sta combattendo in queste settimane si chiama Covid-19, “una pericolosa pandemia, causata da un virus ancora per molti aspetti sconosciuto”, dice ancora Mattarella, richiamando di fatto ognuno alle proprie responsabilità, come ha fatto l’Italia sin dai primi giorni in cui inizia a diffondersi il contagio. “L’umanità ha le risorse per debellare questo nuovo virus”, ammonisce il presidente della Repubblica, che non dimentica “per contrastare malattie e disagi particolarmente diffusi nelle aree più povere e dove l’ambiente ha subito danni maggiori”. Dunque “l’impegno solidale per la salute può diventare un vettore di pace e amicizia” con la capacità di “influenzare positivamente le relazioni tra i Paesi”. E proprio oggi, Giornata mondiale della salute che quest’anno è dedicata agli infermieri e alle ostetriche, il ministro della Salute Roberto Speranza ha definito straordinari ‘le donne e gli uomini che in questi giorni combattono contro il nuovo coronavirus con l’unico obiettivo di salvare la vita ad altri esseri umani. E’ ancora dura, ma alla fine la vita vincera’”. Tuttavia, si allunga l’elenco degli operatori sanitari che non ce l’hanno fatta a vincere la battaglia contro il virus. Sono 26 gli infermieri morti e 6.549 i positivi fino a ieri sera, ben 1.049 in più. Sono invece 94 i medici deceduti, ma la Federazione degli ordini dei medici spiega che nel numero rientrano tutti i camici bianchi deceduti per Covid-19, anche quelli già in pensione poiché il dato sui decessi dei medici in attività non è stato fornito dalle Regioni. Complessivamente gli operatori sanitari contagiati sono 12.681, tra medici, infermieri, tecnici di laboratorio, autisti delle ambulanze, ausiliari.

La situazione nel mondo. Usa oltre gli 11mila decessi e la Francia supera quota 10mila. Grave anche la situazione nel Regno Unito

Ci sono almeno 378.289 casi di nuovo coronavirus negli Stati Uniti, secondo l’aggregatore di dati della Johns Hopkins University; i morti sono almeno 11.830. Gli Stati con più casi sono New York e New Jersey, che insieme registrano circa 180.000 casi; poi Michigan (17.221) e California (16.373).  La Francia supera la soglia dei 10mila morti dall’inizio dell’emergenza, con un sensibile aumento rispetto al dato di ieri, +1.417 decessi, dovuto “probabilmente” a un ritardo di comunicazione dalle case di riposo dei dati dei giorni precedenti. Lo ha annunciato nel corso di una conferenza stampa il direttore generale della Sanità, Jérôme Salomon, secondo il quale i casi totali sono 109.069. Il ministero della Sanità britannico ha corretto al ribasso il calcolo del Guardian indicando un incremento giornaliero di 786 morti nell’intero Regno, fino a un totale esatto di 6.159. Mentre ha limitato il numero complessivo dei contagi a 55.242, con una curva di crescita stabilizzata attorno a circa 4000 al giorno. I 786 morti in più in 24 ore restano comunque un picco record di vittime del coronavirus per l’isola e superano in cifra assoluta il bilancio di giornata di altri 743 decessi indicato in Europa dalla Spagna.

Confronto tra governo e comitato tecnico-scientifico sulla Fase2. Cautela, la parola d’ordine

Acquisire i primi pareri del comitato tecnico-scientifico per iniziare a programmare la cosiddetta ‘Fase 2′ dell’emergenza coronavirus, anche se al momento non c’è una data e la parola d’ordine è “cautela”. E’ stato questo uno dei punti della riunione in videoconferenza del premier Giuseppe Conte con i membri del comitato. Il vertice è durato circa due ore. Dopo aver fatto il punto sull’andamento dei contagi e la risposta sanitaria all’emergenza, il premier e i ministri hanno ascoltato e acquisito i pareri su possibili tempistiche e modalità per procedere, nelle prossime settimane, a un eventuale progressivo allentamento del lockdown. Dagli esperti, spiegano fonti presenti alla riunione, è stata sottolineata la necessità di operare con “gradualità” per evitare di dover poi fare passi indietro. Non si sarebbe comunque parlato, assicurano le fonti, di una data per procedere all’eventuale avvio della Fase 2. Del resto non è un segreto che per gli esperti del governo non debba essere abbassata la guardia. Lo ha ribadito oggi anche Gianni Rezza, direttore del Dipartimento di malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità, secondo il quale “con il virus dobbiamo ingaggiare una dura lotta. Non è che se arriviamo a zero fra una settimana o qualche settimana allora tana libera tutti. Le regole di distanziamento sociale vano mantenute”. Anche lo stesso Arcuri, stamani, ha messo in guardia contro un “insensato ottimismo”, chiarendo che “non siamo a pochi passi dall’uscita dall’emergenza”. La decisione finale su come procedere spetta comunque alla politica: il 13 aprile scade il termine delle misure di contenimento, Conte dovrà decidere entro la settimana se modificarle o semplicemente prorogarle di nuovo, magari però indicando i passi successivi.

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