Coronavirus. 26 aprile. 260 i deceduti oggi, buon record, ma risalgono i positivi. 3 milioni i contagi nel mondo. Conte prepara il nuovo decreto per la Fase 2

Coronavirus. 26 aprile. 260 i deceduti oggi, buon record, ma risalgono i positivi. 3 milioni i contagi nel mondo. Conte prepara il nuovo decreto per la Fase 2

Sono 260 le persone positive al coronavirus decedute in Italia nelle ultime 24 ore. Un numero in forte calo rispetto ai giorni precedenti. Dal 15 marzo, quando ci furono 368 vittime, il numero non era mai sceso sotto le 300 unità. Il 14 marzo invece i deceduti registrati erano stati 175. Il totale dei morti dall’inizio dell’epidemia è di 26.644. Il totale delle persone che hanno contratto il virus a oggi è 197.675, con un incremento rispetto a ieri di 2.324 nuovi casi. Lo riferisce la Protezione Civile. Il numero totale di attualmente positivi è di 106.103, con un incremento di 256 assistiti rispetto a ieri. Tra gli attualmente positivi 2.009 sono in cura presso le terapie intensive, con una decrescita di 93 pazienti rispetto a ieri. 21.372 persone sono ricoverate con sintomi, con un decremento di 161 pazienti rispetto a ieri. 82.722 persone, pari al 78% degli attualmente positivi, sono in isolamento senza sintomi o con sintomi lievi.

La situazione nel mondo. 3 milioni i contagiati e 203mila i decessi. Stati Uniti a 936mila contagi e 53mila morti

Sono ormai quasi tre milioni (2,9 milioni, per l’esattezza) i contagi ufficiali di nuovo coronavirus nel mondo e 203 mila le vittime. I dati sono della Johns Hopkins University, che tiene sotto controllo l’evoluzione della pandemia dall’inizio della crisi. Sono stati 2.494 nelle ultime 24 ore i morti per il coronavirus negli Stati Uniti, contro i 1.258 del giorno prima. Il bilancio delle vittime nel Paese sale complessivamente a 53.511, con 936.293 casi di contagio. Trump intanto ha disertato il briefing con la stampa, dopo le polemiche per le sue dichiarazioni sull’ipotesi di trattamenti con iniezioni di disinfettante ed esposizione ai raggi ultravioletti. Per quanto riguarda l’Europa, il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, lo ha detto chiaramente meno di una settimana fa: “Anche se i numeri sono bassi, stiamo assistendo a trend preoccupanti di crescita nell’Europa orientale”, paragonando la situazione di quest’area a quella di Africa e Centro e Sud America. In che modo la pandemia di coronavirus sta colpendo i Paesi dell’est Europa? E come stanno reagendo? Secondo i dati della Johns Hopkins University, che tengono conto soltanto dei contagi accertati, è la Polonia il Paese più colpito (11.395 positivi), seguito dalla Romania (10.635), e dalla Bielorussia (9.590). Alti anche i numeri resi noti dall’Ucraina (8.617) e dalla Repubblica Ceca (7.352). Decisamente inferiori i dati comunicati dalla Moldavia (3.304), dall’Ungheria (2.500 contagi), dalla Repubblica Slovacca (1.379) e dalla Bulgaria (1.290). Prendendo in considerazione il dato delle morti, il Paese più martoriato risulta la Romania (601 decessi), seguita da Polonia (526) e Ungheria (272); al contrario sono state registrate soltanto 18 vittime in Repubblica Slovacca, e appena 67 in Bielorussia.

Il presidente Conte prepara i decreto per la Fase 2. Oggi incontri con i capi delegazione nel governo e la cabina di regia. E in serata conferenza stampa

Mezz’ora di conferenza stampa, di messaggio agli italiani. Come al solito, Giuseppe Conte viene dopo il tiggì e scandisce le tappe della ripartenza che sarà lenta e ponderata, forse più lenta e ponderata di quello che ci si poteva immaginare. Tanto rumore per nulla? Non proprio ma quasi. Più che le aperture, il premier fa notizia con le chiusure: la scuola fino alla conclusione dell’anno scolastico; bar, ristoranti e negozi fino a giugno; il campionato di calcio non si sa quando potrà ricominciare perché tra il 4 maggio e il 18 maggio inizieranno gli allenamenti degli atleti professionisti, prima individuali poi collettivi; l’autocertificazione sarà ancora necessaria perché i confini regionali saranno ancora chiusi a meno di comprovate esigenze di lavoro eccetera eccetera. Il prossimo lunedì la ripartenza dell’Italia sarà con il freno a mano tirato, non uno scatto da Formula 1 ma, al massimo, da trattore diesel. Prima la salute, poi tutto il resto è il refrain che ha intonato Conte a reti unificate, battendo e ribattendo sulla questione del rispetto della distanza sociale, dell’uso delle mascherine, insomma vellicando il tema dell’educazione civica che dovrebbe portare il Paese fuori dal rischio di un nuovo lockdown. Perché, ha aggiunto, sciogliendo lacci e laccioli, il numero dei contagiati è destinato a salire. Impeccabile e scientificamente provato. Il premier ha dettato la road map della ripartenza con tono pacato, evitando di pestare troppo sull’entusiasmo, semmai enfatizzando la necessità di usare buonsenso persino per celebrare i funerali e concedersi una passeggiata in un parco. Ha poi investito le regioni e i sindaci di ulteriori responsabilità: saranno le sentinelle del governo, se i riscontri non dovessero essere in linea con le previsioni, se i dati dovessero peggiorare, allora si tornerebbe indietro. Ma viene difficile immaginare Fontana, Zaia e Cirio, per citare i presidenti di Lombardia, Veneto e Piemonte, fare retromarcia, pressati come sono dagli industriali e dalle pmi che smaniano per riaccendere le fabbriche. L’Italia ha una settimana per darsi una mossa e presentarsi alla data del 4 maggio pronta a rialzare la testa. Ma la sensazione è che il grosso e il resto debba ancora venire. La misura più contestata è il no alla celebrazione delle messe (per ora c’è solo l’ok ai funerali ma con la presenza di non più di 15 persone). “Viola la libertà di culto”, attacca la Cei (“Ferita incomprensibile”, accusa Avvenire) e i capigruppo del Pd, Delrio e Marcucci, sono concordi con la conferenza episcopale. Italia viva già si era espressa durante il vertice di questa mattina tra i capi delegazione con il pressing della ministra Bellanova. Anzi i renziani in serata attaccano: “Conte non ci siamo”. Palazzo Chigi fa sapere che si studierà nei prossimi giorni un protocollo per far tenere in sicurezza le celebrazioni religiose.

 

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