Coronavirus. 20 aprile. Calano malati in rianimazione, decessi ancora troppi. La app Immuni della discordia. Cdm: date per amministrative, ma dimentica il referendum costituzionale

Coronavirus. 20 aprile. Calano malati in rianimazione, decessi ancora troppi. La app Immuni della discordia. Cdm: date per amministrative, ma dimentica il referendum costituzionale

Mai così poche persone in terapia intensiva negli ospedali italiani da un mese a questa parte, ha detto il capo della Protezione civile Borrelli annunciando i numeri del contagio di coronavirus in Italia. Sono stati 2.256 i nuovi contagiati nelle ultime 24 ore in Italia. Un numero che conferma il trend decrescente della diffusione della pandemia. I morti sono ancora tanti, + 454, comunque in calo. I dimessi/guariti sono 48.877 (+1.822 rispetto a ieri) e calano ancora i ricoverati in terapia intensiva che attualmente sono 2.573 (-62 persone rispetto a ieri). Il numero totale di persone che sono state contagiate in Italia dall’inizio della pandemia è 181.228. Tra gli elementi positivi del bollettino, anche il fatto che sono 62 in meno in confronto a domenica i ricoverati in terapia intensiva (2.573 nel complesso). Non succedeva da un mese. “La battaglia non è vinta. Siamo in un periodo di tregua sulla diffusione del coronavirus, ma non è il momento di abbassare la guardia”, è la sintesi di Luca Richeldi, pneumologo del Policlinico Gemelli di Roma e membro del Comitato tecnico-scientifico. L’andamento della curva resta uno dei temi più dibattuti. “La nostra è diversa da quella degli altri Paesi, molto veloce e crescente nei primi momenti. Se siamo carenti? Lo potremo dire nei mesi futuri”, assicura Richeldi. L’andamento dei contagi, tra l’altro, vede la Lombardia sempre in testa con 66.971 malati dall’inizio della pandemia, seguita dall’Emilia-Romagna con 22.867 e dal Piemonte con 21.349 casi totali.

Superata la soglia dei due milioni e 400mila casi di contagi nel mondo. Gli Usa piangono 41 mila morti 

I casi di contagio del coronavirus nel mondo sono oltre due milioni e 400mila, secondo l’ultimo bilancio pubblicato dalla Johns Hopkins University. In particolare, 2.416.135 persone sono state infettate dal virus in 185 Paesi, mentre 165.939 sono rimaste uccise dal virus. I Paesi più colpiti sono nell’ordine Stati Uniti, Spagna, Italia, Francia, Germania, Regno Unito, Turchia, Cina, Iran e Russia. Sono 761.991 i casi confermati di persone contagiate dal nuovo coronavirus negli Stati Uniti, mentre i decessi legati alla malattia sono almeno 40.724. In Francia, il direttore generale della Sanità, Jerome Salomon, ha spiegato che 12.513 persone sono morte in ospedale, mentre altre 7.752 in strutture medico-sanitarie. Sono invece 114.657 i contagi confermati e di questi 30.584 sono ancora ricoverati.

La app della discordia. Polemiche su “Immuni” e la richiesta del voto parlamentare su uno strumento che rischia di essere pericoloso

Non basta un’ordinanza né un Dpcm. La tracciabilità via app delle persone deve essere regolamentata con una legge ad hoc e da un voto parlamentare. Sono state le esternazioni del commissario Domenico Arcuri sulle possibili limitazioni ai cittadini che non scaricheranno la App Immuni, a spingere i capigruppo del Pd Graziano Delrio e Andrea Marcucci ad alzare la voce per pretendere dal governo una legge per autorizzare la App anti-Covid. Ne è convinto anche il costituzionalista Stefano Ceccanti, deputato Pd. “L’app Immuni? Ci vuole una norma primaria, un Dpcm non può bastare perché vanno bilanciati i diritti”. In che senso? “Va bilanciato il diritto alla sicurezza con quello alla privacy. Sono operazioni delicate che si possono fare solo con una legge”. Potrebbero esserci profili di incostituzionalità: “Sul merito attendiamo una proposta precisa dal governo”. Per Federco Fornaro, capogruppo LeU alla Camera, “può essere uno strumento utile, nell’ambito dei 5 punti della strategia sanitaria indicata dal governo per la ripartenza. È giusto, però approfondire tutti gli aspetti potenzialmente critici, a cominciare dal trattamento e gestione dei dati sensibili e alla tutela della privacy. Il Parlamento deve però essere protagonista e non spettatore di questa innovazione”. Il ministro Boccia, secondo quanto si apprende, esortando le Regioni a sostenere l’impegno straordinario della ministra Pisano e del suo team, ha chiarito che “la privacy di ciascun cittadino italiano sarà rigorosamente rispettata. Non c’è nessuna intenzione di acquisire i dati di geolocalizzazione o di utilizzare il Gps per il tracciamento ma si utilizzerà la tecnologia Bluetooth. E si seguirà la rotta indicata in audizione alla Camera del garante della Privacy, Antonello Soro”. Boccia ha infine sottolineato che il Parlamento “è sovrano. I dati che verranno raccolti non andranno in mano ai privati ma saranno gestiti dallo Stato e saranno trattati esclusivamente per tracciare i contatti degli utenti dell’applicazione in modo da consentire a chi corre il rischio di un potenziale contagio per essere stato in contatto con un utente positivo al Coronavirus di accertarsene restando anonimi”. Resta, tuttavia, la questione se la app sarà introdotta con un decreto legge da approvare in Parlamento oppure da un atto amministrativo come il decreto del Presidente del Consiglio.

Consiglio europeo. Merkel respinge nuovamente gli eurobond

In vista del Consiglio europeo del 23 aprile, Merkel ha ribadito il suo ‘no’ agli eurobond, così come anche il presidente dell’Ifo, Clemens Fuest, che però dice che sono possibili strumenti di condivisione del debito. Il commissario agli Affari economici, Paolo Gentiloni, avverte che se “le differenze tra le economie nell’area dell’euro e nel mercato interno diventano troppo grandi, le due parti si spezzano”. E arriva la proposta della Spagna: il premier Pedro Sanchez proporrà un grande fondo Ue (fino a 1.500 miliardi di euro) finanziato con debito perpetuo, che verrebbe distribuito sotto forma di trasferimenti – e non di debito – tra i Paesi più colpiti dalla crisi. Secondo Madrid il fondo Ue dovrebbe essere finanziato attraverso 1.500 miliardi di euro di debiti irredimibili, cioè a fondo perduto, che dovrebbero essere coperti da una parte del bilancio Ue.

 Cdm, elezioni amministrative tra il 15 settembre e il 15 dicembre. Martedì informativa di Conte alle Camere

Il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto legge che introduce disposizioni urgenti in materia di consultazioni elettorali per l’anno 2020, in considerazione dell’emergenza sanitaria da Covid-19. Per quanto riguarda le elezioni suppletive per il Senato e la Camera il termine per lo svolgimento delle elezioni per i seggi dichiarati vacanti entro il 31 luglio prossimo è fissato in 240 giorni, rispetto ai 90 previsti dalla normativa vigente. In merito alle elezioni per il rinnovo dei consigli comunali e circoscrizionali, limitatamente all’anno 2020, il turno annuale ordinario si terrà in una domenica compresa tra il 15 settembre e il 15 dicembre. Lo stesso termine è previsto anche per i comuni e le circoscrizioni i cui organi devono essere rinnovati per motivi diversi dalla scadenza del mandato, se le condizioni che rendono necessarie le elezioni si sono verificate entro il 27 luglio 2020.  Dal Consiglio dei ministri arriva il via libera allo slittamento anche delle elezioni regionali: i Consigli regionali che andranno a scadenza il 31 maggio sono stati  prorogati fino al 31 agosto e il voto potrà quindi essere fissato al più presto per domenica 6 settembre e, al più tardi, per domenica 1 novembre. L’idea del governo è quella di concentrare le elezioni a fine settembre (domenica 20 o domenica 27), evitando di rischiare nuovi rinvii dettati da una possibile seconda ondata del CoVid-19 in autunno.

Nel testo del governo scompare il referendum sul taglio dei parlamentari. Alfiero Grandi, “no all’accorpamento”

“Si discute giustamente con attenzione sulle modalità di riapertura graduale dopo il blocco per fermare la diffusione della pandemia. E’ un segnale verso la normalità possibile. Parte importante di questa normalità è indicare i periodi di massima in cui svolgere le scadenze elettorali sospese, tra cui c’è il referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari. I comitati per il No avevano chiesto al governo di indicare la data di massima anche di questo importante appuntamento elettorale, esprimendo da subito la contrarietà ad ogni tipo di accorpamento con le elezioni regionali e con le amministrative. Inoltre da tempo è stata avanzata al governo dai comitati per il No la richiesta di essere ascoltati per potere esporre le proprie ragioni prima che venga fissata la data” afferma Alfiero Grandi, vicepresidente del Comitato per il No al taglio dei parlamentari. “Si tratta infatti – sottolinea Grandi – di votare su una modifica della Costituzione, che è il fondamento della legislazione del nostro paese, e sul ruolo del parlamento che è centrale nella nostra democrazia. Ma anche la lettera inviata dai Comitati per il No al Presidente del Consiglio sabato scorso non ha avuto risposta. Ci auguriamo che nei prossimi giorni il governo trovi il tempo per ascoltare”, conclude Grandi.

Intanto, domani, martedì 21 aprile, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte terrà un’informativa alle ore 15.00 al Senato e alle 17.30 alla Camera sulle recenti iniziative del Governo per fronteggiare l’emergenza Covid-19. Non sono previsti ordini del giorno, né voti dei parlamentari, per evitare una probabile spaccatura nella maggioranza su Mes e coronabond. In questa fase si è aperta anche una faglia pericolosa, quella nel M5S. Dove stanno riemergendo con forza le varie anime messe in ‘quiescienza’ dall’emergenza Covid-19. Le stesse che erano pronte a confrontarsi agli stati generali, rimandati già prima dello scoppio della pandemia, e ora in attesa di una nuova data, che non sarà certamente a stretto giro di posta. Nel frattempo le grandi manovre sono partite. E in questo senso ha fatto molto rumore il ritorno in campo di Alessandro Di Battista, che invita Conte a non firmare nessun documento che contenga la “trappola” del cosiddetto fondo salva-Stati. Per Dibba il premier “si è guadagnato una credibilità che in pochi hanno avuto in passato”, ma questo comporta delle responsabilità extra. Come evitare di far mettere l’Italia “all’angolo”? In questa impasse, le forze di maggioranza hanno dunque deciso di evitare il voto parlamentare.

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